Il Consiglio di Stato: Eluana Englaro aveva il diritto di morire in Lombardia
Dichiarata illegittima la decisione dell'ex governatore Roberto Formigoni che di fatto bloccò la sentenza della Cassazione che autorizzava la sospensione del trattamento terapeutico. L'avvocato Angiolini: "Il diritto alla cura comprende il diritto ad interromperla". Il padre: "Ormai c'è un prima e un dopo Eluana"
Un ultimo viaggio in ambulanza, inseguita da telecamere e cronisti, dall’istituto Luigi Talamoni di Lecco fino alla sua terra d’origine, che trasformò la vicenda di Eluana Englaro in un caso internazionale, e che fu reso necessario da una decreto imposto da Roberto Formigoni, allora governatore della Regione Lombardia, che vietò la sospensione delle terapie che tenevano in vita Eluana su tutto il territorio lombardo. Terapie che dopo un iter giudiziario durato oltre 13 anni la Cassazione aveva autorizzata a sospendere.
Una decisione, quella della Lombardia, che è stata dichiarata illegittima ieri dal Consiglio di Stato e che apre, inevitabilmente, anche il capitolo del risarcimento danni alla famiglia di Eluana. «È una sentenza molto importante sul piano del diritto», spiega l’avvocato Vittorio Angiolini, il costituzionalista che ha seguito la famiglia Englaro nella lunga battaglia giudiziaria per vedersi riconosciuto il no alle terapie che tenevano in vita Eluana contro la sua volontà. «I magistrati stabiliscono che la Regione era tenuta a fornire le cure alla paziente Englaro e che il diritto di avere una cura comprende, in se stesso, il diritto di interromperla. Questo significa che Eluana avrebbe dovuto trovare questo tipo di assistenza, che poi trovò a Udine, anche in Lombardia, come anche il Tar aveva stabilito».
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