Negozi: ogni impresa che apre ne chiudono due
Secondo le stime di Confesercenti, male il commercio al dettaglio nel bimestre luglio-agosto 2014
NEGOZI, SETTEMBRE DA DIMENTICARE – Se le stime fossero confermate, i risultati sarebbero molto simili rispetto a quelli registrati nell’estate 2013. Ovvero, l’anno peggiore per il commercio al dettaglio. Ma non solo: le nuove attività, secondo Confesercenti, sembrano destinate ad avere una vita sempre più breve:
«Secondo le nostre rilevazioni la crisi ha accorciato notevolmente la vita delle imprese del commercio: a giugno 2014 oltre il 40% delle attività aperte nel 2010 – circa 27mila imprese – è già sparito, bruciando un capitale di investimenti di circa 2,7 miliardi di euro. Un’impresa su quattro dura addirittura meno di tre anni», ha spiegato l’associazione.
MALE IL COMMERCIO AL DETTAGLIO – Si tratta di dati quasi generalizzati per tutte le tipologie di attività: soltanto il commercio ambulante mostra segnali di ripresa. Il resto? Saldo negativo per ristoranti (-2500 unità, peggiorando il dato generale sul turismo), il commercio in sede fissa (-14mila), i negozi di abbigliamento (-3300) e le rivendite di giornali (il rapporto è di quattro chiusure ogni due aperture).
Il dato, analizzato a livello geografico, mostra come tra le regioni più penalizzate ci siano la Sicilia (ogni giorno 15 chiusure e 5 aperture) e il Lazio. Per quanto riguarda le grandi città, invece, per il commercio in sede fissa il saldo negativo peggiore riguarda Roma, Napoli e Torino.
RIPRESA LONTANA – «Il 2014 avrebbe dovuto segnare la tanto attesa “ripresina” dei consumi, ma ormai registrare a fine anno una variazione positiva sembra improbabile», ha denunciato l’associazione, auspicando un intervento «per rilanciare il mercato interno». Anche i saldi estivi, per ilCodacons, si sono rivelati un flop completo, con le vendite ridotte de 5-8% rispetto ai saldi 2013. La spesa media per ogni famiglia è stata al massimo di 65 euro.
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