Omicidio Bifolco, viaggio nel rione Traiano
Scuole derubate. Marijuana coltivata nel parco. Telecamere dei clan per presidiare il territorio. Viaggio nel quartiere di Davide Bifolco. Abbandonato a se stesso. E nelle mani della camorra.
REPORTAGE.
di Enzo Ciaccio
La targa sequestrata dagli amici di Davide Bifolco, il ragazzo di 17 anni ucciso per non essersi fermato all’alt da un carabiniere alle 3 del mattino del 4 settembre al rione Traiano a Napoli, giace come un trofeo sul selciato del vialone alberato, accanto al mazzo di fiori gialli e rossi adagiato lì da qualche anima pia.
Quella targa è un tocco macabro. Ma guai a toccarla. Gli amici di Davide l’hanno strappata con le mani alla lamiera bollente della Gazzella guidata dagli uomini in divisa e portata via nel trambusto, fra grida e minacce di ogni sorta.
Un gesto di rabbia. E di frustrazione. Un modo “selvaggio” per tentar di lenire, forse, un dolore che altrimenti non ce la fa a placarsi.
«RIONE MALEDETTO CHE INGOIA I RAGAZZINI». Sussurra un anziano: «Maledetto rione, che ingoia i ragazzini prima che si facciano uomini e se li mastica amaro, come un orco spietato, immorale e canaglia».
In tre sullo scooter, giovanissimi, non si fermano all’alt. È notte fonda, scatta l’inseguimento dei carabinieri lungo il vialone infinito. Ma lo scooter inciampa, e i tre cascano sul selciato.
Uno, già latitante, fugge e scompare tra le case basse. Gli altri due restano a terra, inermi. Un carabiniere insegue il fuggitivo, l’altro si piega per infilare le manette ai due ragazzi caduti. Un proiettile esplode. Non si capisce come, né perché. E non basta, per rassegnarsi alla dinamica, la mezza spiegazione fornita finora dalle forze dell’ordine.
Il proiettile è uno solo. Ma ammazza Davide, per gli amici 'o pazzo, 16 anni quasi 17, nato e cresciuto al rione Traiano, cioè nel ghetto più ghetto di Napoli, degrado e maledizione, fra le case che sembrano quelle dei tre porcellini, figlio di un labirinto criminale che genera, adotta, nutre, ghermisce e non concede (quasi mai) una seria via d’uscita.
OLTRE 55 MILA PERSONE AMMASSATE COME MOSCHE. Il rione Traiano ospita 55 mila anime, ammassati come mosche.
Fu fatto costruire negli Anni 50 dal sindaco Achille Lauro per garantire un tetto ai baraccati della via Marina, quella antistante il porto, che erano profughi di guerra, vivevano nella sporcizia e a quotidiano rischio colera. Doveva diventare uno dei 31 quartieri satellite d’Italia.
La città medioevale, le periferie scandinave, le park way americane: i modelli cui ispirarsi erano da applausi. A progettare l’avveniristico rione furono chiamati architetti di fama, ma il risultato - come a volte accade - fu di dar vita a un ammasso di palazzine basse e minuscole, dalle finestre senza luce e dagli spazi angusti, immerse in un quadrilatero squallido ma talmente squadrato e ben definito nelle entrate e nelle uscite da apparire quasi realizzato allo scopo primario di favorire il più possibile il malaffare di camorra.
Spiega un inquirente: «Grazie alla struttura urbanistica del rione, i clan controllano con estrema facilità chi entra e chi esce, sia di giorno che di notte. Con sofisticati sistemi di videosorveglianza installati ovunque, poi, sanno prevedere con largo anticipo i blitz che polizia e carabinieri, di tanto in tanto, tentano di attuare in zona in funzione anti-droga o per arrestare qualche latitante che si nasconde in loco».
Quella targa è un tocco macabro. Ma guai a toccarla. Gli amici di Davide l’hanno strappata con le mani alla lamiera bollente della Gazzella guidata dagli uomini in divisa e portata via nel trambusto, fra grida e minacce di ogni sorta.
Un gesto di rabbia. E di frustrazione. Un modo “selvaggio” per tentar di lenire, forse, un dolore che altrimenti non ce la fa a placarsi.
«RIONE MALEDETTO CHE INGOIA I RAGAZZINI». Sussurra un anziano: «Maledetto rione, che ingoia i ragazzini prima che si facciano uomini e se li mastica amaro, come un orco spietato, immorale e canaglia».
In tre sullo scooter, giovanissimi, non si fermano all’alt. È notte fonda, scatta l’inseguimento dei carabinieri lungo il vialone infinito. Ma lo scooter inciampa, e i tre cascano sul selciato.
Uno, già latitante, fugge e scompare tra le case basse. Gli altri due restano a terra, inermi. Un carabiniere insegue il fuggitivo, l’altro si piega per infilare le manette ai due ragazzi caduti. Un proiettile esplode. Non si capisce come, né perché. E non basta, per rassegnarsi alla dinamica, la mezza spiegazione fornita finora dalle forze dell’ordine.
Il proiettile è uno solo. Ma ammazza Davide, per gli amici 'o pazzo, 16 anni quasi 17, nato e cresciuto al rione Traiano, cioè nel ghetto più ghetto di Napoli, degrado e maledizione, fra le case che sembrano quelle dei tre porcellini, figlio di un labirinto criminale che genera, adotta, nutre, ghermisce e non concede (quasi mai) una seria via d’uscita.
OLTRE 55 MILA PERSONE AMMASSATE COME MOSCHE. Il rione Traiano ospita 55 mila anime, ammassati come mosche.
Fu fatto costruire negli Anni 50 dal sindaco Achille Lauro per garantire un tetto ai baraccati della via Marina, quella antistante il porto, che erano profughi di guerra, vivevano nella sporcizia e a quotidiano rischio colera. Doveva diventare uno dei 31 quartieri satellite d’Italia.
La città medioevale, le periferie scandinave, le park way americane: i modelli cui ispirarsi erano da applausi. A progettare l’avveniristico rione furono chiamati architetti di fama, ma il risultato - come a volte accade - fu di dar vita a un ammasso di palazzine basse e minuscole, dalle finestre senza luce e dagli spazi angusti, immerse in un quadrilatero squallido ma talmente squadrato e ben definito nelle entrate e nelle uscite da apparire quasi realizzato allo scopo primario di favorire il più possibile il malaffare di camorra.
Spiega un inquirente: «Grazie alla struttura urbanistica del rione, i clan controllano con estrema facilità chi entra e chi esce, sia di giorno che di notte. Con sofisticati sistemi di videosorveglianza installati ovunque, poi, sanno prevedere con largo anticipo i blitz che polizia e carabinieri, di tanto in tanto, tentano di attuare in zona in funzione anti-droga o per arrestare qualche latitante che si nasconde in loco».
La camorra domina il quartiere e detta le sue regole
Oltre al sistema di videosorveglianza diffuso, i camorristi del rione Traiano usufruiscono anche del controllo ferreo sull’assegnazione degli scantinati, cioè dei sottoscala che a centinaia vengono sottratti a suon di minacce a chi ne ha diritto e affittati a famiglie affiliate che in tal modo si garantiscono un tetto sulla testa e la possibilità di nascondere armi, droga e 'comparielli' in fuga ogni volta che il boss ne esprima l’esigenza.
Il rione Traiano è anche il luogo in cui - secondo i dati forniti dal Comune di Napoli - almeno la metà degli istituti scolastici, dagli asili fino ai licei, sono sorvegliati da custodi che non sono i custodi ma ex dipendenti andati in pensione che, essendo affiliati al clan dominante, hanno il permesso del boss per rimanere nell’abitazione assegnata e mai abbandonata anche dopo aver lasciato il lavoro.
SCUOLE ABBANDONATE E DEPREDATE. È evidente che un tale tipo di vigilanza non preserva le scuole dai continui furti perpetrati di notte: dai computer ai suppellettili, dai banchi al materiale didattico, la maggior parte delle scuole del rione è stata depredata più volte negli anni.
Un liceo, il Copernico, ha chiesto addirittura di essere chiuso e trasferito altrove, dopo aver consegnato spontaneamente tutti i computer e i tivù color ai carabinieri onde evitare ulteriori furti.
Ghetto e dannazione, labirinto senza anima in cui di notte si spara e si fa a botte, si dà fuoco alle auto e si ruba, si spaccia droga e si uccide, si parte per i raid punitivi e si ritorna indistrubati nei covi.
Un centro commerciale, inaugurato in pompa magna, è stato costretto a chiudere nel giro di pochi anni.
Le strade hanno tutte nomi austeri, non si contano quelle che rievocano i grandi della Roma antica: via Caio Duilio, via Quintiliano, via Romolo e Remo, via Tertulliano, via Livio Andronico. Ma di solenne c’è davvero ben poco. Corridoi di cemento, botteghe fantasma, colonne finto-barocco, immondizia lungo le strade. Qua e là, negli angoli più remoti, grappoli di pitbull malconci riposano tra un combattimento clandestino e l’altro.
UN FORTINO DOVE I CLAN SI SENTONO AL SICURO. C’è chi nel parco pubblico abbandonato ha messo su una vera e propria piantagione di marijuana: una roba da 2 mila ettari, con tanto di cancellate e alti muri di contenimento. Le telecamere si intravedono ovunque, alla luce del sole, arroganti e fuorilegge. Ma ovunque si sconrgono anche le cancellate metalliche, le porte blindate, il filo spinato, le fortificazioni: quattro passi nel rione danno l’idea di quanta camorra si annidi in queste case. E quanto forte (e impunita) si senta.
Nel giardino di casa di un giovanotto di 24 anni la polizia ha trovato una pianta di cannabis alta più di due metri.
L’Anm, la società che gestisce gli autobus, ha deciso di non rinnovare più i mezzi lungo la linea che attraversa il rione: troppi sono stati i finestrini dei C18 devastati dalle pietre che in via Tertulliano i figli del boss si divertono a lanciare contro l’autista che invano accelera per salvarsi dalla lapidazione.
Protestare? Non conviene. I clan in concorrenza fra loro non ammettono fastidi.
La faida tra quelli del rione “di sopra” e quelli del rione “di sotto” un giorno si accentua e quello dopo si assopisce, ma resta sempre viva e non accetta pacificazioni.
È una lotta fatta di mille scaramucce, dispetti, cattiverie. E omicidi.
È del rione Traiano il boss Nunzio Perrella, pentito e collaboratore di giustizia che per primo ai magistrati svelò che per la camorra «la monnezza è diventata oro». Per dire, si tratta di personaggi di primo livello, che nel rione comandano e decidono per la vita di tutti.
Anche per quella di Davide, detto ‘o pazzo, che non si è fermato all’alt dei carabinieri e ha smesso di vivere così presto.
Immobile sul selciato, prima di un’alba ancora giovane, lungo il viale alberato del suo dannato rione.
Il rione Traiano è anche il luogo in cui - secondo i dati forniti dal Comune di Napoli - almeno la metà degli istituti scolastici, dagli asili fino ai licei, sono sorvegliati da custodi che non sono i custodi ma ex dipendenti andati in pensione che, essendo affiliati al clan dominante, hanno il permesso del boss per rimanere nell’abitazione assegnata e mai abbandonata anche dopo aver lasciato il lavoro.
SCUOLE ABBANDONATE E DEPREDATE. È evidente che un tale tipo di vigilanza non preserva le scuole dai continui furti perpetrati di notte: dai computer ai suppellettili, dai banchi al materiale didattico, la maggior parte delle scuole del rione è stata depredata più volte negli anni.
Un liceo, il Copernico, ha chiesto addirittura di essere chiuso e trasferito altrove, dopo aver consegnato spontaneamente tutti i computer e i tivù color ai carabinieri onde evitare ulteriori furti.
Ghetto e dannazione, labirinto senza anima in cui di notte si spara e si fa a botte, si dà fuoco alle auto e si ruba, si spaccia droga e si uccide, si parte per i raid punitivi e si ritorna indistrubati nei covi.
Un centro commerciale, inaugurato in pompa magna, è stato costretto a chiudere nel giro di pochi anni.
Le strade hanno tutte nomi austeri, non si contano quelle che rievocano i grandi della Roma antica: via Caio Duilio, via Quintiliano, via Romolo e Remo, via Tertulliano, via Livio Andronico. Ma di solenne c’è davvero ben poco. Corridoi di cemento, botteghe fantasma, colonne finto-barocco, immondizia lungo le strade. Qua e là, negli angoli più remoti, grappoli di pitbull malconci riposano tra un combattimento clandestino e l’altro.
UN FORTINO DOVE I CLAN SI SENTONO AL SICURO. C’è chi nel parco pubblico abbandonato ha messo su una vera e propria piantagione di marijuana: una roba da 2 mila ettari, con tanto di cancellate e alti muri di contenimento. Le telecamere si intravedono ovunque, alla luce del sole, arroganti e fuorilegge. Ma ovunque si sconrgono anche le cancellate metalliche, le porte blindate, il filo spinato, le fortificazioni: quattro passi nel rione danno l’idea di quanta camorra si annidi in queste case. E quanto forte (e impunita) si senta.
Nel giardino di casa di un giovanotto di 24 anni la polizia ha trovato una pianta di cannabis alta più di due metri.
L’Anm, la società che gestisce gli autobus, ha deciso di non rinnovare più i mezzi lungo la linea che attraversa il rione: troppi sono stati i finestrini dei C18 devastati dalle pietre che in via Tertulliano i figli del boss si divertono a lanciare contro l’autista che invano accelera per salvarsi dalla lapidazione.
Protestare? Non conviene. I clan in concorrenza fra loro non ammettono fastidi.
La faida tra quelli del rione “di sopra” e quelli del rione “di sotto” un giorno si accentua e quello dopo si assopisce, ma resta sempre viva e non accetta pacificazioni.
È una lotta fatta di mille scaramucce, dispetti, cattiverie. E omicidi.
È del rione Traiano il boss Nunzio Perrella, pentito e collaboratore di giustizia che per primo ai magistrati svelò che per la camorra «la monnezza è diventata oro». Per dire, si tratta di personaggi di primo livello, che nel rione comandano e decidono per la vita di tutti.
Anche per quella di Davide, detto ‘o pazzo, che non si è fermato all’alt dei carabinieri e ha smesso di vivere così presto.
Immobile sul selciato, prima di un’alba ancora giovane, lungo il viale alberato del suo dannato rione.
Sabato, 06 Settembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento