mercoledì 18 giugno 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

Pacati e dialoganti, i grillini che non ti aspetti

Dalle parolacce al confronto. La rivoluzione a Cinque Stelle e la strategia per uscire dall’angolo
Andreas Solaro/Afp/Getty Images

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Il cambio di rotta è evidente. Chi ha in mente gli ultimi comizi elettorali resta inevitabilmente disorientato. Scottato dal risultato delle Europee, il Movimento Cinque Stelle ha voltato improvvisamente pagina. Ora la forza dirompente del messaggio grillino lascia il posto alla calma del confronto. Dalle parolacce si passa al dialogo. «Facciamo sul serio» assicura Beppe Grillo sulla sua pagina Facebook, parlando della richiesta di aprire un confronto sulla legge elettorale recapitata al presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Eravamo convinti di poter far cadere il governo - conferma il parlamentare Luigi Di Maio in conferenza stampa al Senato -. In base al risultato elettorale non è stato possibile, adesso si prospetta una fase molto più lunga della legislatura. E in questo Parlamento ci dobbiamo stare».
È proprio l’incontro con i giornalisti a Palazzo Madama a sorprendere. Sorrisi e toni pacati, i rappresentanti grillini marcano le differenze con il passato. Gli interventi sono tutti improntati al dialogo con la maggioranza. Le parole più gettonate diventano “responsabilità” e “rispetto”. Non serve ripensare agli ultimi insulti di Grillo al premier - ribattezzato fino all’altro giorno “l’ebetino” - per cogliere l’inversione a U dei Cinque Stelle. Più che un cambio di strategia, una rivoluzione. 
I due capigruppo Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella si presentano in sala stampa con Danilo Toninelli, responsabile pentastellato per la riforma elettorale. Con loro c’è Luigi Di Maio, vicepresidente di Montecitorio e massimo rappresentante istituzionale del Movimento. Davanti ai giornalisti c’è tempo per una breve presentazione della proposta di legge grillina. Un progetto nato in rete dopo una serie di votazioni tra gli iscritti, per l’occasione assistiti da alcuni docenti universitari. È un modello proporzionale con circoscrizioni medio piccole e un innovativo sistema di preferenze (in cui l’elettore può anche scegliere i candidati che non vuole vedere il Parlamento). Una proposta diversissima dall’Italicum, tanto da far dubitare sulla reale volontà di trovare un’intesa. Eppure presentata senza arroganza. Il Democratellum - così è stato ribattezzato il modello - sarà «la base di partenza della discussione» conferma rassicurante Di Maio. «Non andremo a vendere un prodotto a scatola chiusa».
Beppe Grillo negli studi di Porta a Porta il 19 maggio 2014 (TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

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Nessuna scenata in diretta streaming, stavolta. «Ascolteremo il nostro interlocutore».  Li avevano dipinti come irresponsabili, oggi i Cinque Stelle si scoprono saggi e coscienziosi. «Abbiamo il dovere di intervenire nella formazione della nuova legge elettorale» promettono. E a sentire loro non sarebbe neppure il primo atto della nuova fase dialogante del Movimento. Nei giorni scorsi, ricordano, sono già state presentate al Guardasigilli Andrea Orlando le proposte pentastellate in materia di anticorruzione. A un certo punto sembra quasi che il confronto con il governo possa estendersi persino alle altre riforme. «Ragioniamo passo dopo passo», ammette confortante Di Maio. 
Intanto sulla legge elettorale si fa sul serio. Il confronto con l’esecutivo avrà comunque un esito. Qualsiasi sistema uscirà dal tavolo con il governo, sarà ratificato dagli iscritti del M5S sul portale. Le buone intenzioni si sprecano, a rischio di venire meno ai propri princìpi. L’incontro con i rappresentanti dell’esecutivo, ad esempio, si terrà in diretta streaming. Ma i grillini assicurano che avrebbero accettato anche se i nuovi interlocutori avessero chiesto un vertice a porte chiuse. Un bel cambio di passo, che rischia di contraddire l’essenza stessa del M5S (chi ricorda lo slogan delle europee “O noi o loro?”). E lascia in un surreale limbo gli ex esponenti del movimento, espulsi dal gruppo proprio per aver criticato l’assenza di dialogo con la maggioranza.
Federico Pizzarotti

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I dubbi sulla nuova strategia grillina restano. In maggioranza qualcuno teme che l’apertura dei Cinque stelle sia solo una trappola per far ulteriormente impantanare il percorso delle riforme. «Speriamo che la risposta del governo arrivi presto - rassicura Di Maio -. Così potrete verificare le nostre buone intenzioni». Sicuramente la strada scelta da Grillo ha i suoi vantaggi. Anzitutto permette al Movimento di uscire dall’angolo delle ultime Europee. Rimette i grillini al centro della scena politica dopo che il risultato elettorale li aveva spinti ai margini. Ma soprattutto aiuta a distrarre l’attenzione dai malumori interni seguiti alla sconfitta delle urne, non ultime le polemiche con il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e la discussa intesa con l’euroscettico inglese Nigel Farage. Non solo. La proposta di dialogo recapitata a Palazzo Chigi fornisce un alibi ai Cinque Stelle. Da domani chi potrà accusare il Movimento di rappresentare una protesta fine a se stessa? Del resto la strategia di queste ore serve anche a rassicurare gli elettori più moderati, quelli spaventati dai toni apocalittici della recente campagna elettorale. I rischi non mancano. Molti parlamentari grillini sono rimasti spiazzati dal nuovo approccio. Una strategia, racconta qualcuno, che in Parlamento non sarebbe stata concordata con nessuno. 

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