Riforme: il timore del Pd per la «trappola a 5 Stelle»
di Alberto Sofia - 17/06/2014 - Dopo il cambio di strategia pentastellato, l'incontro sulla legge elettorale ci sarà: forse mercoledì, seppur tra lo scetticismo. Non soltanto per le differenze tra "Italicum" e "Democratellum". Il sospetto è che sia soltanto un tentativo per prendere tempo
L’incontro con la delegazione del Movimento 5 Stelle ci sarà, forse mercoledì, seppur tra lo scetticismo democratico e senza la presenza di Matteo Renzi. Ma sulla legge elettorale non si potrà ricominciare da capo. Nonostante l’inaspettato e radicale cambio di strategia dei pentastellati, con Grillo e Casaleggio passati dal no assoluto al dialogo al confronto con Renzi e il Pd sul sistema di voto, almeno per ora resta valido il patto del Nazareno. Certo, bisognerà verificare la volontà berlusconiana di confermare l’intesa sulleriforme. Il motivo? Lo scenario è cambiato dopo il flop azzurro alle elezioni Europee e il sistema dell’Italicum rischia di non essere più conveniente perForza Italia (è più vantaggioso per i due partiti maggiori, ndr), crollata al 16.8% e ormai terzo partito. Tanto che non manca chi, tra i berluscones, spinge per far saltare tutto. Per questo la possibilità di mantenere aperti più tavoli di confronto – considerate anche le aperture della Lega Nord – non è stata rifiutata dal presidente del Consiglio, nonostante la cautela sulle reali intenzioni grilline.
RENZI E IL CONFRONTO CON IL MOVIMENTO 5 STELLE – Lo stesso capo dello Stato Giorgio Napolitano ha suggerito al segretario democratico di non respingere l’invito dei 5 Stelle. Più volte ha ribadito che, quando si tratta di «modificare le regole», resta necessario il più ampio coinvolgimento delle forze politiche. Maggiore saranno gli attori politici in campo, minore sarà il peso dei veti che rischiano di bloccare le riforme. Resta da capire in che modo inserire i 5 Stelle nel percorso, considerato come le posizioni nel merito siano molto distanti e come tra i dem non manchi il timore di una “trappola pentastellata“.
Beppe Grillo e i pentastellati hanno assicurato di «voler fare sul serio», proponendo il “Democratellum“, un sistema proporzionale corretto deciso dalla base degli iscritti al M5S sul blog. Molto distante dall’Italicum passato in prima lettura alla Camera, di ispirazione maggioritaria, seppur corretto. Al di là delledifferenze tra i due sistemi elettorali, il timore a Largo del Nazareno è che si tratti soltanto di una mossa tattica. In questo momento, rispetto al Pd, è Grillo – uscito sconfitto dalla consultazione elettorale – ad aver maggiore bisogno del confronto con i dem: «Prima eravamo convinti di far cadere dal governo, ora vogliamo evitare il limbo», hanno spiegato i 5 stelle, motivando il radicale e inatteso cambio di rotta. Dagli insulti e dalla protesta, al tono istituzionale e al confronto. Un’inversione totale. Legittima la diffidenza democratica. Anche perché resta il sospetto che la trattativa serva soltanto ai 5 Stelle per prendere tempo e tentare di far emergere le contraddizioni nel gruppo del Pd. Mai sopite, nonostante il risultato record e la soglia 40% dei consensi superata il 25 maggio scorso. Divisioni interne riemerse nella vicenda Mineo e nel caso delle 14 autosospensioni – in gran parte rientrate -, ma anche in occasione del voto sulla responsabilità civile delle toghe, quando il governo è stato battuto alla Camera e il Pd si è diviso. Con il ritorno dell’incubo dei franchi tiratori.
IL TIMORE DELLA TRAPPOLA PENTASTELLATA – Anche la riforma del Senato e quella della legge elettorale non sono certo immuni dalle opposizioni trasversali. E, nell’area renziana, le perplessità e i tentennamenti per la strategia grillina non mancano, come ha ricordato il quotidiano “La Repubblica“. Il motivo? Non soltanto perché i 5 Stelle si sono presentati con una proposta molto differente dall’Italicum già approvato alla Camera, per la quale è complicata l’apertura di una trattativa reale. Ma anche perché c’è chi ipotizza come la reale intenzione dei 5 Stelle, dopo la probabile rottura del confronto sul “Democratellum”, sia quella di rilanciare sul tavolo delle proposte il “Mattarellum”. Ovvero, la passata legge elettorale – basata sul 75% sul maggioritario uninominale e per il 25% sul proporzionale – sempre rimpianta da diverse correnti dem, tra gli “ulivisti” e la stessa area renziana. Basta ricordare come, durante il governo Letta, soltanto per obbedienza al partito e all’esecutivo i renziani non appoggiarono la mozione Giachetti, che prevedeva il ritorno al sistema di voto ideato da Sergio Mattarella, in caso di elezioni anticipate. Per questo, il rischio è che la vera intenzione grillina sia quella di far riemergere le divisioni democratiche. Puntando sui delusi dem e forzisti e sulle fronde antigovernative. L’unico modo per uscire dal rischio isolamento, dopo il largo consenso ottenuto da Renzi. Senza dimenticare come all’orizzonte ci sia anche il voto per decidere il successore di Giorgio Napolitano al Colle, che potrebbe lasciare nei mesi successivi alla fine del semestre di presidenza Ue dell’Italia. Forse nella primavera 2015. Un altro appuntamento a rischio divisioni interne.
Per ora i dem restano così cauti: a tentare di sondare le intenzioni pentastellate dovrebbe pensarci una delegazione composta dal ministro Maria Elena Boschi, dal vicesegretario Pd Lorenzo Guerini e dai capigruppo dem Luigi Zanda e Roberto Speranza. Nell’attesa di capire anche quale sarà l’atteggiamento di Berlusconi.
Nessun commento:
Posta un commento