L'Unesco contro le Grandi Navi: "Via, altrimenti siamo pronti a declassare Venezia"
L'organizzazione sprona il governo a trovare una soluzione entro il 2016. In caso contrario è pronta a inserire la laguna nella lista delle "realtà a rischio"
VeneziaToday21 Giugno 2014
Le Grandi Navi non devono essere molto simpatiche all'Unesco. Anzi, l'organizzazione internazionale che salvaguarda le "perle" tra i monumenti del nostro pianeta, deve vederle proprio come il fumo negli occhi. Al punto da porre in votazione durante la conferenza in corso a Doha un documento in cui si mette nero su bianco che o l'Italia risolve i problemi principali che "mettono in pericolo la conservazione della laguna" o l'organizzazione potrebbe decidere di inserire la città all'interno della lista dei beni dell'umanità considerati in pericolo.
Si tratterebbe di uno smacco per il governo, che tra i grandi della cultura deve gestire anche la grana Pompei. Ora l'esecutivo dovrà presentare entro il 1 febbraio prossimo una relazione sullo stato di conservazione della città e della sua laguna, per poi redigere entro il 1 febbraio 2016 un rapporto sull'attuazione di quanto indicato nel documento precedente. Altrimenti verrà valutata l'iscrizione di Venezia nella "lista nera".
Gli avvertimenti del resto erano già arrivati. Nel 2012 per esempio l'Icomos, ossia l'organizzazione internazionale dedita alla conservazione, alla protezione e alla valorizzazione dei monumenti dei siti Unesco, aveva chiesto all'Italia di trovare una soluzione alle grandi navi, privilegiando un modello di turismo sostenibile. A due anni dalla richiesta dell'Unesco, ancora una soluzione definitiva non c'è.
L'esecutivo a gennaio 2014 ha risposto presentando in un dossier il Pat del Comune, che mette nero su bianco come le grandi navi non debbano più transitare in futuro davanti a San Marco, e tutte le alternative sul tavolo. Come lo scavo del canale Contorta Sant'Angelo. In più nelle carte si faceva il punto sui progressi nella costruzione del Mose, dell'autostrada del mare di Fusina e di tutte le altre grandi opere che interessano il territorio lagunare.
Dopodiché, poco prima dell'inizio del summit di Doha, è arrivata la risposta della controparte. Che si è rivelata piuttosto dura:
Gli avvertimenti del resto erano già arrivati. Nel 2012 per esempio l'Icomos, ossia l'organizzazione internazionale dedita alla conservazione, alla protezione e alla valorizzazione dei monumenti dei siti Unesco, aveva chiesto all'Italia di trovare una soluzione alle grandi navi, privilegiando un modello di turismo sostenibile. A due anni dalla richiesta dell'Unesco, ancora una soluzione definitiva non c'è.
L'esecutivo a gennaio 2014 ha risposto presentando in un dossier il Pat del Comune, che mette nero su bianco come le grandi navi non debbano più transitare in futuro davanti a San Marco, e tutte le alternative sul tavolo. Come lo scavo del canale Contorta Sant'Angelo. In più nelle carte si faceva il punto sui progressi nella costruzione del Mose, dell'autostrada del mare di Fusina e di tutte le altre grandi opere che interessano il territorio lagunare.
Dopodiché, poco prima dell'inizio del summit di Doha, è arrivata la risposta della controparte. Che si è rivelata piuttosto dura:
Si raccomanda di sollecitare lo Stato ad attuare tutte le misure pertinenti per vietare alle navi più grandi di entrare nella laguna permettendo ai turisti di godere e capire il valore e la fragilità di Venezia
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