Gli "Schindler musulmani" che salvano cristiani e yazidi dai jihadisti
Un reportage del Corriere.it porta alla luce una storia di coraggio
Qualcuno aiuta le vittime per soldi. Altri per il semplice fatto che rifiutano l’ideologia e le violenze delle brigate dello Stato Islamico. Altri ancora per un misto di entrambi: sono sunniti, ma non condividono affatto il fondamentalismo fanatico dei jihadisti e pensano di poter ricavare qualche dinaro. Infine ci sono quelli che sinceramente sono commossi dal dramma dei vicini di casa, dei vecchi compagni di scuola, dei colleghi di lavoro, e mettono a repentaglio le proprie vite, talvolta le loro stesse famiglie, pur di trovare un’informazione, passare una telefonata, contribuire in qualche modo a lenire tanta sofferenza
Il Corriere.it racconta la storia degli "Schindler musulmani", persone qualunque che in questi giorni stanno mettendo a repentaglio la propria vita per salvare quella di tanti loro amici e conoscenti, minacciata dalla furia integralista dello Stato Islamico in Iraq e Siria contro le minoranze religiose.
Del loro coraggio e della loro testimonianza di solidarietà concreta si parla, sottovoce, perché troppi sono i rischi nei quali potrebbero incorrere se dovessero esserne diffuse le identità, nei campi profughi delle aree curde "sicure" e della Turchia i rifugiati cristiani e yazidi. Non si fanno nomi, ma si ringraziano pubblicamente le loro azioni.
Del lungo reportage vogliamo citarvi due passaggi, emblematici dei vari modi nei quali i "giusti" stanno cercando di salvare vite umane.
Un nome che gira di frequente tra i cristiani, specie quelli legati alla chiesa assira, è quello di un mullah locale sposato a una cristiana. Ne parlano come di un santo. «È un uomo davvero buono. Aiuta tutti, senza differenze tra cristiani o musulmani. Gira per i luoghi dove hanno imprigionato i nostri cari. Si è spinto addirittura nel terribile carcere di Mosul. Cerca in particolare di salvare le ragazze. Temiamo che possano finire nel mercato delle schiave. Si occupa anche dei vecchi rimasti soli. Ha le foto dei bambini spariti. Però deve stare attento. È già stato minacciato. Non può esporsi troppo. Potrebbero accusarlo di tradimento»
Per gli yazidi la situazione è ancora più complessa. L’ostilità nei loro confronti resta molto diffusa nel mondo islamico. Non è difficile trovarla anche tra i curdi e cristiani locali. «Negli ultimi giorni alcuni ricchi uomini d’affari musulmani hanno comprato un certo numero di donne yazide raccolte nel mercato degli schiavi di Mosul. Le hanno portate a Bagdad, da dove sono state inviate via aereo alle famiglie scappate nelle province curde. Non sappiamo però quante siano. Forse tre o quattro, comunque pochissime rispetto alle circa 2.000 concentrate a Mosul dai criminali del «Califfato»
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