Siria, offensiva dei ribelli ai confini di Israele. L’Onu accusa l’Isis: “Recluta bambini di 10 anni”
Si combatte sul Golan, i ribelli siriani conquistano il valico di frontiera. Rapporto shock della commissione d’inchiesta sullo Stato Islamico: «Esecuzioni e amputazioni pubbliche».
27/08/2014
Uno scontro a fuoco sulle alture del Golan, lungo il confine tra Siria e Israele: l’artiglieria israeliana ha sparato contro postazioni dell’esercito siriano in seguito ad un incidente di frontiera, dopo il ferimento di un militare dello Stato ebraico. Lo ha riferito l’esercito israeliano, sottolineando che il soldato è stato colpito da pallottole vaganti.
In tutta l’area proseguono anche gli scontri tra i miliziani ribelli siriani anti-regime e l’esercito regolare: secondo Al Jazeera, dopo duri combattimenti con l’esercito, i ribelli siriani avrebbero conquistato il valico di frontiera di Quneitra, sulle alture del Golan, lungo il confine fra Siria e Israele. Almeno 20 tra soldati dell’esercito regolare siriano e miliziani alleati sarebbero morti negli scontri secondo le notizie fornite dall’Osservatorio siriano per i diritti umani.
A Ginevra il rapporto dell’Onu
Intanto in queste ore la Commissione d’inchiesta dell’Onu ha reso noto il contenuto del rapporto sulla Siria: bambini di dieci anni reclutati dai miliziani jihadisti, esecuzioni e amputazioni pubbliche nelle aree controllate dall’Isis, massacri, attacchi e torture da parte delle forze governative sono alcuni degli elementi che emergono dal documento presentato a Ginevra dalla commissione di esperti guidata dal professore brasiliano Paulo Pinheiro. L’analisi copre il periodo tra il 20 gennaio ed 15 luglio 2014: la commissione, a cui Damasco nega l’accesso al territorio della Siria, ha redatto il rapporto sulla base di 480 interviste ed elementi di prova raccolti indirettamente. Il documento sarà presentato al Consiglio Onu sui diritti umani il prossimo 16 settembre nel corso della 27 sessione ordinaria.
Le violenze dello Stato Islamico
Nelle zone in Siria controllate dall’Isis, in particolare nel nord e nord-est del Paese, secondo il rapporto Onu si svolgono regolarmente esecuzioni, amputazioni, finte crocifissioni e flagellazioni in piazza ogni venerdì. I civili, compresi i bambini, sono invitati ad assistere al macabro rituale: i corpi delle persone uccise vengono lasciati in mostra per giorni per terrorizzare la popolazione e le donne che non si adeguano al «codice di abbigliamento» dell’Isis vengono flagellate. La commissione Onu avrebbe raccolto prove anche di reclutamenti tra i bambini di appena dieci anni, sia in Siria che in Iraq, da trasformare in miliziani o kamikaze.
Le denunce contro Damasco: «Usate armi chimiche»
«Crimini di guerra e crimini contro l’umanità» è l’accusa formalizzata sia nei confronti dell’Isis, sia nei confronti delle stesse forze governative che, secondo gli ispettori, avrebbero commesso, massacri, attacchi, torture ed altre violazioni. L’Isis, da parte sua, rappresenta «un chiaro pericolo per i civili e in particolare per le minoranze sotto il suo controllo» in Siria e Iraq. Ma il governo di Damasco non è immune dalle accuse: «Vi sono fondati motivi di credere che agenti chimici, probabilmente cloro, siano stati usati su Kaif Zeita, Al-Tamana’a e Tel Minnis in otto incidenti nel corso di un periodo di dieci giorni in aprile. Vi sono fondati motivi di credere che questo agenti siano stati lanciati in barili bomba da elicotteri del governo» a afferma la Commissione, ribadendo che l’uso di armi chimiche è proibito e costituisce «un crimine di guerra».
L’Onu chiede l’embargo delle armi
Gravi violazioni dei diritti umani e una situazione fuori controllo: ora la Commissione Onu chiede alla comunità internazionale un embargo delle armi su entrambi i fronti, quello governativo e quello dei ribelli. Quelle armi, segnalala commissione Onu, «sono utilizzate nella perpetrazione di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e violazioni dei diritti umani». Alcuni Stati, denuncia il rapporto senza identificarli, «continuano a fornire armi, artiglieria e aerei o assistenza logistica e strategica al governo siriano. Altri Stati, organizzazioni o individui sostengono i gruppi armati ribelli con armi e sostegno finanziario».
Cooperante americana ostaggio dei jihadisti
Intanto i miliziani dello Stato Islamico in Siria, oltre al giornalista americano Steven Sotloff, tengono in ostaggio anche una cooperante statunitense di 26 anni. La sua identità non è stata resa nota, ma il sequestro sarebbe avvenuto lo scorso anno e per il suo rilascio sarebbe stato chiesto un riscatto di 6,6 milioni di dollari e la scarcerazione di Aafia Siddiqui, neuroscienziata pachistana conosciuta come «lady al-Qaeda», condannata a 86 anni di detenzione per il tentato omicidio nel 2008 di agenti dell’Fbi e di ufficiali dell’esercito Usa.
La Casa Bianca ha inoltre confermato la morte di un cittadino americano che ha combattuto con lo Stato Islamico in Siria: Douglas McAuthur McCain , 33 anni, originario di San Diego, sui social network si presentava con il nome di Duale ThaslaveofAllah, dichiarava che «l’Islam viene prima di tutto» e pubblicava gli interventi del portavoce dello Stato Islamico, Abu Muhammad Al-Adnani.
Obama: «Non sarà facile estirpare l’Is»
È anche questa una delle principali preoccupazioni del governo americano: cittadini statunitensi che combattono con le milizie jihadiste in Siria e che potrebbero rientrare nel Paese e organizzare attacchi all’interno. «Estirpare la minaccia rappresentata dal “cancro” dei jihadisti richiederà comunque tempo e non sarà facile» ha dichiarato il presidente Barack Obama, assicurando che comunque «in Iraq non torneranno truppe americane perché alla fine spetta agli iracheni superare le loro divergenze».
Secondo l’emittente Al Jazeera sarebbero iniziati oggi i sorvoli di ricognizione sulle regioni della Siria controllate dai ribelli, autorizzati ieri da Obama e dal presidente siriano Bashar al-Assad che avrebbe aperto a una collaborazione nella lotta al terrorismo. Ma da Washington arrivano le prime smentite di una possibile collaborazione tra gli Stati Uniti e il governo di Damasco: Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca ha chiarito che per gli Usa «non c’è alcun progetto di coordinamento con il regime di Assad». Proseguono i combattimenti nelle zone conquistate dall’Isis: in Siria e in Iraq quindici australiani, compresi due kamikaze, sono stati uccisi e il capo dell’intelligence, David Irvine, ha avvertito che le minacce dello spionaggio e di un intervento straniero stanno aumentando.
Da dove provengono i jihadisti stranieri assoldati in Siria
Fonte:Soufangroup
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