Sblocca-Italia, il nodo delle coperture
Nel provvedimento presentato domani in Consiglio dei ministri, interventi su semplificazione e, forse, sul taglio alle partecipate. Poco più di 3 miliardi per le opere. Scontro sui numeri
SBLOCCA ITALIA, LO SCONTRO SULLE CIFRE – Nel provvedimento troveranno spazio le misure per il rilancio dei cantieri infrastrutturali, forse un primo intervento sulle società partecipate, un centinaio di milioni per favorire l’export delle imprese italiane, una semplificazione delle procedure per la dismissione delle caserme non più utilizzate, agevolazioni fiscali per i privati che investono nella banda larga e nelle infrastrutture tecnologiche, il regolamento edilizio unico per i Comuni. C’è poi la proroga dell’ecobonus al 65% per il risparmio energetico. Le risorse attese, però, restano poche: da uno a poco più di tre miliardi circa sarà la “dote” dello “Sblocca-Italia”, in gran parte riversati a opere come le linee ferroviarie Catania-Messina-Palermo o la Brescia-Padova. Per le altre spese, bisognerà attendere ottobre per la legge di stabilità e capire quali saranno i soldi che l’esecutivo riuscirà a intercettare. In realtà, considerata la necessità di trovare anche le coperture (almeno 10 miliardi di euro) per il rinnovo (e, nelle speranze del governo, l’allargamento) del bonus Irpef – lo stesso che per l’Istat non è stato in grado di smuovere il commercio e aumentare i consumi - per il 2015 e gli avvertimenti di Padoan sull’esigenza di non sforare sui vincoli di bilancio, non c’è grande ottimismo. Al di là dei proclami sulla spending review.
Già il Sole 24 Ore aveva contestato le cifre fornite dal premier Renzi sullo “Sblocca Italia”, che aveva sbandierato un provvedimento in grado di«mobilitare 43 miliardi». In realtà, ha spiegato il quotidiano finanziario, le «risorse disponibili ammontano al momento agli 1,2 miliardi del fondo revoche per vecchie infrastrutture mai partite», al quale si possono aggiungere i «2,5 miliardi del Fondo sviluppo coesione mai utilizzati». In totale, non si raggiungono nemmeno 4 miliardi di euro. Allo stesso modo, la stima reale dei fondi che possono essere sbloccati non corrisponde ai numeri forniti dal premier, quei 43 miliardi bollati come una “farsa” dallo stesso Sole 24 Ore.
LE PARTECIPATE – Un capitolo a parte è quello legato alle società controllate dagli enti locali, da razionalizzare e tagliare. Le partecipate censiteammontano a 5264 (ma potrebbero forse superare le 8mila) secondo i calcoli del commissario alla revisione della spesa, Carlo Cottarelli. Un quarto di queste, con tanto di bilanci in rosso. L’obiettivo del governo? Chiudere quelle in perdita o poco utili, accorpare le altre, venderne altre ai privati. Tutto allo scopo di contenere gli sprechi e risparmiare sui compensi dei componenti dei consigli d’amministrazione (conteggiati in 450 milioni di euro). Il governo intende poi spingere le società a quotarsi in Borsa, convinto che si possa così aumentare l’efficienza e migliorare la qualità dei servizi.
Per il resto, lo “Sblocca Italia” dell’esecutivo Renzi sarà più un tentativo di semplificare e rendere meno pesante la burocrazia che frena la crescita. Alla luce dei pochi fondi, quantomeno, troppo poco per «trasformare l’Italia», seguendo il Renzian-pensiero.
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