giovedì 28 agosto 2014

Qualcuno può dire a Di Battista di andare a trovare questo orologiaio così almeno si fa un'idea di che cosa è l'IS evitando di sparare sciocchezze.

"DORMIVO, E NON MI SONO ACCORTO CHE LO STATO ISLAMICO HA ATTACCATO E CONQUISTATO LA MIA CITTÀ"

Di Sheren Khalel e Matthew Vickery 

Foto di Abed al-Qaisi. Questo post è tratto da VICE News.
Quando Mohammad Abu Ali è andato a letto, l’8 agosto, viveva a Makhmour, una cittadina a maggioranza curda vicino al confine col Kurdistan iracheno. Quando si è svegliato la mattina dopo era a Makhmour, una cittadina abbandonata sotto il controllo dello Stato Islamico. 
Mentre Mohammad si coricava, completamente inconsapevole, lo Stato Islamico stava iniziando la sua calata su Makhmour. Prima di ritirarsi, i peshmerga hanno tenuto testa ai militanti abbastanza a lungo da riuscire a far evacuare la città. Molti abitanti hanno cercato rifugio nelle montagne vicine, come accaduto altrove. Altri sono scappati in macchina verso la capitale curda di Erbil. 
Abu Ali, un mastro orologiaio che vive da solo, non si è reso conto di nessuno di questi avvenimenti.
Quando si è svegliato, ha guardato un “bel film egiziano” e ha sistemato il condizionatore. Le ore sono passate. Solo in casa, è diventato inconsapevolmente l’ultimo residente di Makhmour; viveva sotto il controllo dello Stato Islamico. VICE News è andata a Makhmour, che nel frattempo è stata ripresa dai curdi, e ha chiesto ad Abu Ali della sua avventura.
VICE: Qual è stato il primo segno che qualcosa non andava?
Mohammad Abu Ali: Ho sentito dei rumori fuori, ma credevo fossero i peshmerga. Quando è arrivato il momento della preghiera serale [verso le 18], ho iniziato a prepararmi e lavarmi. Ma la chiamata per la preghiera era in ritardo. È stato allora che mi sono accorto che c'era qualcosa che non andava.
Aveva idea di quanto fosse grave la situazione?
No, affatto. Ho semplicemente deciso di pregare a casa. Ma poi dalla moschea è partita la chiamata alla preghiera. Conosco la voce, e lo sheikh era diverso da quello che sento tutti i giorni, così ho deciso di andare a vedere. Mentre mi avvicinavo alla moschea ho notato una voragine sulla strada, e poco lontano un camion carico di armi. A quel punto diverse persone sono uscite, mi hanno intimato di alzare le mani e di avvicinarmi; erano quelli dello Stato Islamico. Mi hanno chiesto se ero un terrorista, e ho risposto. “No, no, non sono nessuno!” Poi mi hanno chiesto se ero un combattente di Mosul. Ho detto: “No, sono solo. Non sono nessuno! Non sono con nessuno!” Ho detto loro che riparo orologi e che ho un negozio.
Cosa è successo dopo che l'hanno fermata?
Mi hanno chiesto se ero armato, e io ho ripetuto che ho un negozio di orologi. All’inizio non mi credevano. Poi ho detto loro dove si trovava il mio negozio e mi hanno chiesto di portarceli. Volevano che gli facessi vedere che era il mio negozio, così ho tirato fuori le chiavi e gli uomini dello Stato Islamico hanno aperto. A quel punto mi hanno creduto e mi sono sentito meglio.
Tutto qui?
Quando sono entrati hanno visto una foto di me con i capelli folti e scompigliati, di quando ero giovane. Penso che la trovassero strana; mi hanno chiesto “Cos'è, un mostro?” e io: “No, è una mia foto da giovane.” Poi hanno richiuso la porta e mi hanno ridato le chiavi. Mi hanno portato con loro alla moschea. Era pieno di gente dell’IS.
Quando si è reso conto di essere l’ultimo residente rimasto?
Proprio allora, quando sono arrivato alla moschea. Erano almeno in 25. C’erano tre macchine cariche di armi, una aveva un lanciarazzi. Quando sono entrato mi hanno guardato tutti. Hanno iniziato a chiedersi tra loro, "E questo? Chi è?"
L'uomo che mi aveva fermato ha detto loro che ero l’unico rimasto a Makhmour. Mi hanno chiesto se ero armato, e ho ripetuto di no. Mi hanno chiesto di fargli vedere come si accendessero le luci, e di raggiungerli per la preghiera. Erano tutti in attesa, pronti. Lo sheikh era in prima fila, e uno dietro di lui riprendeva il tutto. Abbiamo iniziato a pregare. E io me ne stavo lì, in mezzo a tutti loro. 
Aveva paura di essere ucciso? 
No, perché avrebbero dovuto? Sono musulmano e curdo, l’ho detto, e lo sheikh ha detto che non erano affari loro. “Se sei musulmano e puoi dichiarare che Allah è il tuo dio e Maometto il tuo profeta perché dovremmo ucciderti? Non sei un combattente.” Ha detto così.
Cosa è successo dopo?
MI ha chiesto cosa volessi fare, io ho detto che volevo solo la mia incolumità. Mi hanno chiesto se volevo mangiare e ho risposto di no. Mi hanno detto “Se vuoi andare sulle montagne e raggiungere la tua gente, puoi andare.” Io ho risposto che volevo solo andare a casa. Lo sheikh ha detto “Vai a casa tua e restaci.” Mentre tornavo, uno dello Stato Islamico mi ha urlato: “Non uscire!”
E dopo è andato a casa?
Sì, sono andato a casa e non sono uscito per due giorni. Poi ho iniziato a sentire rumori di spari e bombe. Non sapevo chi stesse sparando, se i peshmerga o l’IS. Sono stato dentro fino a che non ho sentito gente urlare e piangere; non sapevo di chi si trattasse, così ho guardato fuori dalla porta e ho visto un uomo che parlava curdo. Dopo essere uscito in strada ho visto i soldati peshmerga.
Era felice di vederli?
Certo. Sono corso da loro, li ho abbracciati e baciati. E finalmente mi sono rilassato e sentito di nuovo al sicuro. 
I combattenti dello Stato Islamico erano iracheni?
Venivano tutti dall’Iraq. Conosco tutti gli accenti della zona, erano di qui.
Crede che cercheranno di tornare?
No, se Dio vuole non torneranno: i peshmerga e i curdi sono forti. Hanno già provato a conquistare la città e sono stati respinti. Ora sono pronto a girare armato, pronto a combattere. Combatterò fino alla morte per la mia città. 
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