Il ministro Guidi: "Gli imprenditori siano responsabili. Basta licenziamenti"
Intervista alla titolare dello Sviluppo Economico: "Il lavoro va salvato. Le aziende con i bilanci in ordine devono fare il possibile"
di ROBERTO MANIA
ROMA - "Quello che vorrei fare è un appello agli industriali: chi ha i bilanci in ordine deve fare il possibile per mantenere i livelli occupazionali. Bisogna salvare il lavoro, non licenziare. Il mio è un appello alla responsabilità sociale degli imprenditori". Federica Guidi è il ministro dello Sviluppo economico, ex imprenditrice, figlia di imprenditore, già presidente dei Giovani della Confindustria. Sul suo tavolo ci sono circa 160 dossier di crisi industriali che riguardano oltre 155 mila lavoratori. Dice che il governo "come tutti" si aspettava che la ripresa arrivasse prima. Ma non è stato così: "L'Europa è ferma e l'Italia pure".
Già, ma è stato il governo a promettere tanto. Eppure non c'è un dato economico a vostro favore: in questi mesi è caduto il Pil, aumentata la disoccupazione, cresciuto il debito e crollati i prezzi. Non crede che sull'economia abbiate fatto tante promesse e pochi fatti?
"Gli 80 euro sono fatti, come è un fatto il cosiddetto pacchetto competitività approvato prima della pausa estiva. Serve tempo perché le misure adottate producano effetti. Ma noi stiamo mantenendo le nostre promesse".
Ma allora perché passare dal governo Letta a quello Renzi se la velocità di crociera alla fine è la stessa?
"Gli 80 euro Letta non li aveva varati e nemmeno la riduzione dell'Irap del 10 per cento".
Meglio,
Già, ma è stato il governo a promettere tanto. Eppure non c'è un dato economico a vostro favore: in questi mesi è caduto il Pil, aumentata la disoccupazione, cresciuto il debito e crollati i prezzi. Non crede che sull'economia abbiate fatto tante promesse e pochi fatti?
"Gli 80 euro sono fatti, come è un fatto il cosiddetto pacchetto competitività approvato prima della pausa estiva. Serve tempo perché le misure adottate producano effetti. Ma noi stiamo mantenendo le nostre promesse".
Ma allora perché passare dal governo Letta a quello Renzi se la velocità di crociera alla fine è la stessa?
"Gli 80 euro Letta non li aveva varati e nemmeno la riduzione dell'Irap del 10 per cento".
Meglio,
"Guardi, lo dico in maniera spassionata: non è con un taglio delle tasse che si permette alle aziende di assumere il giorno dopo. Serve molto di più e serve un mix di interventi. Dunque è stato giusto puntare sugli 80 euro ma ci vorrà un po' di tempo perché generino aspettative positive nel comportamento dei consumatori. Poi sono necessarie le riforme, quelle che stiamo facendo".
Il ministro Padoan sostiene che nella revisione della spesa si metteranno in discussione anche "posizioni acquisite". Vuol dire che vi state preparando a intervenire sulle pensioni o sulle altre voci della spesa sociale?
"Non intendo interpretare il pensiero del ministro Padoan. L'obiettivo è tagliare tutta la spesa improduttiva. Abbiamo già fatto molto ma è chiaro che prima di toccare i settori sensibili andranno fatte alcune scelte politiche sulla base delle proposte del commissario Cottarelli".
Le pensioni sono un tabù o no?
"Ogni decisione verrà presa con la legge di Stabilità. Penso che concettualmente non ci siano aree intoccabili ma nello stesso tempo non si può non tener conto delle eventuali ripercussioni sociali".
Lei che ha sempre avuto buoni rapporti con Berlusconi ritiene possibile un sostegno di Forza Italia sulle prossime misure di politica economica del governo?
"Non lo so. Mi pare che il presidente del Consiglio lo abbia escluso. Aggiungo che il governo ha una sua agenda economica che sta attuando".
Non sempre senza conflitti nella maggioranza. Il Nuovo centro destra di Alfano chiede il superamento dell'articolo 18. Lei rivolge un appello agli industriali perché non licenzino. Come si conciliano le due cose? Lei non era favorevole a intervenire sull'articolo 18?
"La mia è un'opinione strettamente personale. Ho sempre detto che maggiore flessibilità in entrata e in uscita sia buona e giusta. Il mondo è cambiato e si possono cambiare norme ormai datate".
Domani arriva all'esame del Consiglio dei ministri il cosiddetto decreto "Sblocca Italia", quali sono le misure che porterà il suo dicastero?
"Tutto è ancora in una fase di valutazione. Noi abbiamo preparato il "pacchetto made in Italy" per sostenere le piccole e medie aziende alla internazionalizzazione".
Quanto vale?
"Circa 220 milioni di euro di cui 130 nel 2015 e gli altri nel biennio successivo. Ci sono 70 mila imprese potenzialmente esportatrici".
Che impatto può avere sul Pil questo pacchetto?
"Noi stimiamo che il Pil possa crescere di un punto nel triennio e che gli effetti maggiori si vedranno già nel 2015, anno in cui è concentrato lo sforzo finanziario maggiore".
In che termini le sanzioni alla Russia e le contromosse di Mosca stanno danneggiando le aziende italiane?
"L'impatto non è banale, potenzialmente alcune centinaia di milioni di euro soprattutto a danno del settore alimentare".
Ci sono rischi per le forniture di gas dall'Ucraina?
"Allo stato direi di no, abbiamo le riserve al massimo. Certo se la situazione degenerasse cambierebbe tutto".
In un'intervista Repubblica a fine luglio, Diego Della Valle ha detto: "Penso che alcune delle persone che hanno la delega a gestire lo sviluppo economico del Paese non abbiano le competenze e soprattutto l'esperienza necessarie". È chiaro che ce l'avesse con lei. Perché?
"Non conosco Della Valle. Penso sia un grande imprenditore che qualche volta fa l'opinionista. Io accetto le critiche ma vorrei sapere qual è il provvedimento che ho preso che non va bene. Sono stanca di dichiarazioni generiche".
(28 agosto 2014)
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