«Basta con le figure di m…a di Di Battista», e Casaleggio blocca le interviste
Repubblica e Il Fatto raccontano di chat interne al veleno sulle presenze dei grillini. E il guru prende provvedimenti
Niente più interviste: d’ora in poi parlerà solo Luigi Di Maio. Stamane i retroscena a 5 stelle su Il Fatto Quotidiano e Repubblica parlano di un corto circuito dentro i gruppi parlamentari e del diktat milanese secondo cui ora, per evitare critiche interne, si dovranno rilasciare «meno interviste possibile». Il monito arriva in giornata via blog (che linka un nostro pezzo sull’intervista della deputata Laura Castelli al Fatto). «IlMovimento 5 Stelle non apre a Renzie, non bacchetta Di Battista e non è pronto a votare nessuna misura urgente per l’economia insieme a lui. Chi afferma il contrario non ha capito nulla del M5S. Si raccomanda ai parlamentari di rilasciare il minor numero possibile di interviste ai giornali in quanto vengono sistematicamente stravolte cambiando il titolo rispetto al contenuto». A non andare giù sarebbe stata solo l’intervista? Ci sarebbe dell’altro. C’è umore nero a Montecitorio in occasione dell’incontro saltato con il ministro della Giustizia Orlando. Secondo quanto riporta Repubblica i parlamentari cinque stelle sarebbero stati orientati a partecipare ma il leader milanese avrebbe imposto «un brusco stop». Un no via blog: aumentando l’amaro.
DALLA CHAT AI GIORNALI – Partiamo dall’inizio. Ieri mattina ad irritare i piani alti sarebbe stata l’intervista della deputata Laura Castelli rilasciata a Luca De Carolis del Fatto Quotidiano. Sul giornale la pentastellata ha lanciato un segnale di sfida al presidente del Consiglio: «Renzi ha farfugliato in questi giorni di togliere gli 80 euro per abolire l’Irap. Bene, noi una misura di questo tipo la voteremmo. Pare di capire che ci sia anche l’intenzione di abolire Equitalia, anche se in aula la maggioranza ha ucciso il nostro ddl sul tema». Una apertura che stride con le pesanti critiche del governo piovute via blog in questi giorni. Non solo: la deputata si espone sul collega Alessandro Di Battista e sul suo famigerato pensiero per l’ISIS: «Ho trovato il post inopportuno nei toni e nei tempi». Perché questi toni duri? La maretta, secondo Repubblica, sta tutta nell’ascesa del vicepresidente della Camera con un “oscuramento” di alcuni noti ortodossi.
Alcune uscite pubbliche di Laura Castelli – influente falco pentastellato – forniscono il pretesto per la stretta mediatica. «Basta con le figure di merda di Di Battista», scrive la deputata sulla chat interna. Poi, con Il Fatto, rilancia promettendo sostegno a eventuali valide misure anticrisi
Ed è nella chat interna tra i parlamentari che si consuma lo “scontro virtuale”. Ieri ne ha parlato l’agenzia di stampa Adnkronos e oggi la notizia viene ripresa anche dal Fatto Quotidiano:
Laura Castelli non commenta. La descrivono come “molto serena”. In una chat, riporta l’AdnKronos, viene punta da Tiziana Ciprini: “Dubbi di fine estate ma mi domando, secondo voi la Castelli rientra o non rientra tra i montati di testa?”. Poco dopo, sulla stessa chat, la deputata torinese precisa: “Ho detto solo che per me non era il momento di fare quell’intervista. La frase sul fatto che spero che tra attivisti ed eletti si resti in armonia con quanto creato da Beppe e Casaleggio era generica: se avessi voluto riferirmi a persone precise avrei fatto nomi”
Mentre Repubblica riporta una battuta più pesante…
Ieri, per dire, la deputata Tiziana Ciprini si è scagliata contro Castelli, in difesa di Di Battista: «Tu canti e gli altri fanno il controcanto. Fai vivere di luce riflessa»
L’ORLANDO E I FURIOSI – In realtà gli “screzi” interni non sarebbero nulla in confronto all’amaro delle Commissioni Giustizia. Sempre il Fatto riporta gli umori interni:
Un no che coglie di sorpresa i parlamentari dell’M5S nelle commissioni Giustizia: orientati ad andare. “Avevamo già pronte le nostre proposte su prescrizione e falso in bilancio” conferma un parlamentare. Che aggiunge: “La discussione non era del tutto chiusa, ma dall’alto hanno deciso per noi”. Un altro ordine da Milano, in queste ore lontanissima dai parlamentari. Si vocifera che alcuni parlamentari vogliano comunque inviare le proposte a Orlando, in via scritta. Mentre cresce la tensione in vista del rientro a settembre. Si parla di una riunione congiunta in cui potrebbero affiorare tutti nodi degli ultimi mesi: dall’ascesa del numero tre Di Maio alla scarsa discussione interna, fino alla gestione del blog. La voce che tuona dall’alto: senza fare prigionieri.
Così si smentisce il giornalista Tommaso Labbate che parlò di un incontro tra il ministro e i pentastellati, si tuona con tono rosso il no all’incontro. Senza se e senza ma. Rinviando il conto per questo autunno. Caldo?
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