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RAMALLAH - Dopo l'annuncio del governo palestinese di unità nazionale e la guerra a Gaza, i rapporti tra Hamas, che governa la Striscia, e l'Anp, che controlla la Cisgiordania, tornano molto freddi. Oggi, in un'intervista a Palestine Tv, il presidente Abu Mazen ha criticato duramente il gruppo fondamentalista di Gaza, con il quale aveva stretto un contestato accordo solo qualche mese fa. Il leader palestinese ha praticamente accusato Hamas di aver inutilmente prolungato la guerra con il suo atteggiamento e il continuo lancio di razzi, rendendosi quindi responsabile di centinaia di morti tra i civili: "Potevamo evitare tutto questo: 2000 martiri, 10mila feriti, 50mila case danneggiate o distrutte".

Hamas non molla. Insomma, un duro atto di accusa dell'Anp ad Hamas. Oggi, il leader del movimento integralista islamico, Khaled Meshaal, ha comunque escluso l'ipotesi di un disarmo, come chiesto da Israele. "Le armi della resistenza sono sacre e non accetteremo che siano nell'agenda" di futuri negoziati con lo Stato ebraico, ha detto dal suo esilio di Doha, "quello di Israele è un Olocausto peggiore di quello di Hitler". Tel Aviv ha ripetutamente vincolato la ricostruzione della striscia di Gaza, devastata durante il conflitto con Hamas durato cinquanta giorni e concluso martedì scorso con una tregua, alla smilitarizzazione dei territori. "E' evidente che a meno che Hamas sia disarmato e i suoi strumenti di controllo smantellati, non possa esserci pace e sicurezza sia per gli israeliani sia per i palestinesi", ha risposto il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Avigdor Lieberman.

Netanyahu smentisce Abu Mazen. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha comunque smentito le dichiarazioni di Abu Mazen che in un'intervista a un'altra tv locale gli aveva attribuito una "disponibilità" che avrebbe espresso a riconoscere uno Stato palestinese entro i confini del 1967. Immediata la replica al presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp): "Una cosa simile non è mai accaduta", ha precisato l'ufficio di Netanyahu. "Non aspetteremo altri vent'anni", aveva avvertito Abu Mazen a proposito della creazione di uno Stato palestinese, "e se gli israeliani non saranno d'accordo, valuteremo diverse alternative".

Le vittime. Oggi, intanto, un soldato israeliano, Netanel Maman, 21 anni, ferito da un razzo lanciato la scorsa settimana dalla Striscia è morto in seguito alle lesioni riportate. Lo ha reso noto l'esercito: sale così a 65 il numero dei militari morti in sette settimane di conflitto con Hamas. Il conflitto è inoltre costato la vita a sei civili sul fronte israeliano, compreso un operatore thailandese e un bambino di quattro anni. Oltre 2.100 palestinesi, invece, sono stati uccisi nei bombardamenti di israele, quasi il 70 per cento dei quali civili, secondo le Nazioni Unite.