Scuola, da supplenti ad assunti: ecco il piano di Renzi
Il governo vuole "cancellare" i precari, stabilizzando gli insegnanti non in ruolo (ma senza cattedre fisse). Sarebbero 100 mila i nuovi contratti che il governo è pronto a far firmare ad altrettanti docenti a partire dal settembre 2015
Redazione 27 Agosto 2014
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ROMA - La riforma dell'istruzione riserva sorprese: il miliardo e mezzo già individuato dal governo per la copertura finanziaria servirà all'assunzione di centomila nuovi insegnanti, tra i precari e vincitori dell'ultimo concorso. L'addio alle supplenze annunciato dal ministro Stefania Giannini al Meeting di Comunione liberazione aveva fatto scattare l'allarme. Sindacati sul piede di guerra, pronti a tutto per salvaguardare il futuro di oltre 150 mila precari della scuola, preoccupati di poter perdere l'unica speranza di una vita dignitosa seppur precaria. E invece ecco la sorpresa: sì, i supplenti saltano, ma vengono assunti a tempo indeterminato.
Questa l'idea di Matteo Renzi. Secondo Repubblica, sarebbero 100 mila (con la speranza di arrivare presto a 120 mila) i nuovi contratti che il governo è pronto a far firmare ad altrettanti docenti a partire dal settembre 2015. Il Corriere della Sera conferma, aggiungendo che si tratterebbe di insegnanti senza cattedra fissa, assunti ma tenuti a disposizione delle esigenze nelle diverse scuole.
Posti e risorse ci sono. Sono 1,5 miliardi quelle reperite finora per l'istruzione, e 100 mila, secondo fonti sindacali, i docenti tagliati tra il 2009 e il 2011. Non manca nemmeno l'offerta, dal momento che il bacino di precari è costituito da 155 mila aspiranti insegnanti che hanno riempito le graduatorie a cui si uniscono altri 9 mila che hanno vinto l'ultimo Concorsone. Ma i neolaureati abilitati dalle Siss e dai Tfa sono addirittura 622 mila. Quello di Renzi non è un progetto nato ieri, ma va avanti fin da marzo, quando il governo si è insediato. E per una volta pare mettere d'accordo politici e contabili, almeno quelli del governo, perché pagare 100 mila supplenze, oggi, costa quasi quanto tenere altrettanti stabilizzati. In parole povere, il precariato non conviene nemmeno allo Stato, che risparmia solo gli stipendi di luglio e agosto, che i supplenti non prendono.
I TEMPI E I PUNTI DELLA RIFORMA - La riforma deve essere presentata in Consiglio dei ministri il 29 agosto, e ha già una road map chiara spalmata nell'arco di tre-quattro anni. Se per gli studenti il governo pensa a un piano di studi che preveda più inglese, più geografia, storia dell'arte e musica, anche sul fronte delle cattedre molto è destinato a cambiare. Tra il 2017 e il 2022 il 40% dei docenti va in pensione e deve essere sostituito, con un turnover che prevede 40-50 mila immissioni in ruolo all'anno a partire dal concorsone del 2015, che mette in palio un numero di posti raddoppiato rispetto a quello indetto sotto il ministro Profumo. In un paio d'anni il governo conta di svuotare le graduatorie a esaurimento, mentre per quelle d'istituto (470 mila persone) ne servono almeno cinque. Anche gli insegnanti di sostegno sono destinati a salire di numero dalla prossima stagione, passando da 67 mila a 90 mila per gestire le supplenze necessarie. I docenti dovrebbero essere gestiti da una rete di scuole, dai tre agli otto istituti, in modo da garantire copertura agli insegnanti in cattedra. A novembre è attesa anche una nuova fase del rinnovo contrattuale.
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