Sequestrati i peacekeeper dell’ONU sul Golan
L'azione è stata compiuta da una formazione islamista, che non è l'ISIS
Quarantatre peacekeeper dell’ONU sono stati fatti prigionieri sulle alture del Golan, al confine tra Siria e Israele, mentre a un’altra ottantina sarebbero impediti i movimenti.
La vista sulla Siria dal Golan
LA CONFERMA - Le Nazioni Unite hanno confermato che 43 peacekeeper del contingente United Nations Disengagement Observer Force (UNDOF) sono stati fatti prigionieri al posto di confine di Quneitra da parte di non meglio identificati «islamisti» nel corso dei combattimenti tra questi e le forze leali al regime siriano. Altri 83, questa volta filippini, sarebbero bloccati dai combattimenti nei pressi di Ruwayhinah e Burayqahe, impossibilitati a muoversi.
DICE L’ONU - «Le Nazioni Unite stanno facendo ogni sforzo per assicurare il rilascio del peacekeeper detenuti e per ripristinare la piena libertà di movimento della forza attraverso la sua zona operativa» dice la dichiarazione del Palazzo di Vetro. Mercoledì un nutrito gruppo di militanti vicini ai qaedisti di Jabhat al-Nusra insieme ad altre ribelli più moderati erano riusciti a conquistare il posto di confine e a tenerlo nonostante la reazione siriana e non è escluso che la cattura dei peacekeeper serva a difendersi dal fuoco delle truppe leali ad Assad.
SI SPERA IN UN LIETO FINE - Combattimenti tanto intensi che ieri un ufficiale israeliano è stato ferito da una pallottola vagante. Non è la prima volta che accade, era già successo in due occasioni nel 2013 e l’ONU è riuscita a negoziare la loro liberazione. L’United Nations Disengagement Observer Force (UNDOF) è dispiegata sul confine tra le alture del Golan occupata da Israele e la Siria fin dal cessate il fuoco tra i due paesi nel 1967, da allora perdura anche l’occupazione israeliana di questa porzione del territorio siriano, giudicata di grande importanza strategica perché le alture dominano Israele.
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