mercoledì 27 agosto 2014

Mi sembra giusto. Le primarie come metodo permanente.

Matteo Richetti candidato alle primarie Pd in Emilia Romagna. La telefonata a Matteo Renzi: "I candidati li devono scegliere i cittadini" (FOTO)

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RENZI RICHETTI


"Caro Matteo, non possiamo essere proprio noi a imporre candidati dall'alto, i cittadini devono scegliere con le primarie...". È questa la frase con cui Matteo Richetti al telefono, raccontano fonti emiliane a lui vicine, alla fine ha annunciato a Renzi la decisione di correre alle primarie emiliane per la successione a Vasco Errani. Un ragionamento che Richetti aveva fatto al premier già da luglio, ma che alla fine ha ripetuto, di fronte al fallimento della soluzione unitaria che Renzi aveva individuato nel sindaco di Imola Daniele Manca - che ha ufficializzato che non parteciperà alle primarie -, gradito a Pier Luigi Bersani ed Errani. Nessun patto, per carità, ma Vasco e Pier Luigi, a metà agosto, avevano suggerito al premier quello che Errani ha sempre considerato come suo successore naturale, fin dal 2010, quando corse per il terzo mandato. Renzi ha ribattuto all'altro Matteo proponendogli di restare a Roma, di entrare nel governo, ma Richetti ha tenuto duro. Del resto, già ai primi di agosto, a una collega deputata che gli chiedeva lumi nell'aula di Montecitorio, aveva risposto: "Io non mollo, se ci sono le primarie mi candido, non può essere Matteo a decidere da Roma, noi non facciamo così".
E così Richetti, più renziano del Capo, ha annunciato la sua candidatura alle primarie del 28 settembre, con un post su Facebook dal purissimo sapore di rottamazione: "Cambiare è un imperativo. Si apre una fase nuova e la deve guidare un gruppo dirigente nuovo". Come a ricordare all'altro Matteo da dove veniamo, dal culto delle primarie come sfida alle vecchie logiche della ditta. La sua discesa in campo, dopo settimane di silenzio, sta creando lo scompiglio in una corsa che negli ultimi giorni sembrava appannaggio di Stefano Bonaccini e Manca.
Prima di Ferragosto, Renzi e Richetti si sono lasciati in sospeso. Il deputato di Modena ha deciso di aspettare, verificare se effettivamente il partito emiliano potesse trovare un'intesa su Manca. Il compito è stato affidato proprio a Bonaccini, segretario regionale del Pd e capo degli Enti locali. Ma il compito si è rivelato arduo: i candidati alternativi sono spuntati come funghi, dal prodiano Patrizio Bianchi alla civatiana Palma Costi, con una larga fetta del corpaccione ex Ds che continuava a ripetere a Bonaccini che era meglio che si candidasse lui e non Manca. Così Bonaccini martedì a Roma ha dovuto riferire al premier che la missione era fallita. A quel punto Richetti ha svelato le sue carte, e col premier ha utilizzato concetti che i due, fino a qualche mese fa, condividevano alla virgola: "I cittadini vogliono scegliere, non possiamo essere noi a tornare indietro". In effetti, sostengono i richettiani, obiettivo del premier e di Bonaccini era proprio quello di convincere tutti sul nome di Manca, e così far saltare le primarie. Ma non è andata.
Alla fine Renzi ha dovuto accettare, suo malgrado. La decisione infatti gli apre molti problemi, a partire dal gentlemen agreement con Bersani saltato, e che invece avrebbe potuto aiutare in autunno il percorso dell'Italicum in Senato e della riforma costituzionale alla Camera. Per non parlare delle regionali in Calabria, dove il renziano Callipo avrebbe avuto campo libero se fosse passata l'ipotesi Manca in Emilia.
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I protagonisti delle primarie emiliane
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ANSA
Tutto da rifare, invece. Entro mercoledì, giorno di apertura della Festa dell'Unità bolognese, la griglia dei candidati per le primarie emiliane sarà pronta. Il 12 sera alla festa di Parco Nord è già stato fissato un dibattito tra tutti gli sfidanti. I rumors segnalano una sempre più possibile corsa di Bonaccini, in una sfida davvero aperta tra i renziani della prima ora e il "ragazzo della ditta" folgorato sulla via della rottamazione. Con un terzo incomodo, l'ex sindaco di Forlì Roberto Balzani. E un probabile ritiro anche di Patrizio Bianchi. Gli uomini vicini a Richetti annunciano che in poche ore i comitati pro-Matteo si sono moltiplicati, arrivando a quota 200, in tutta la Regione, con una media di una trentina per provincia.
"I comitati Renzi sono già tutti pronti a ripartire", spiega all'HuffPost Benedetto Zacchiroli, "in due ore ho avuto telefonate da tutta la provincia di Bologna". Secondo Zacchiroli, anche lui renziano della prima ora, non c'è nulla di ostile al premier in questa corsa di Richetti. Anzi. Con Bonaccini invece dovrebbe schierarsi tutto il partito non renziano doc, a partire dai Giovani turchi. Ma ci sono dubbi sui quadri più legati alla "ditta", che non perdonano il "tradimento" del 2013, quando Bonaccini guidò la rivolta emiliana contro la candidatura Marini al Quirinale, con quel famoso tweet "Fermatevi".
Dunque Richetti contro Renzi? Non proprio. Molti parlano di ambizioni personali frustrate, e in effetti tra i renziani della prima ora Richetti, rimasto deputato semplice a differenza di Graziano Delrio, Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Simona Bonafè, era l'unico a non aver avuto finora alcuna promozione. Di lui si era parlato come possibile capogruppo alla Camera, al posto di Roberto Speranza, ma l'ipotesi è rapidamente sfumata. Così come le sue presenze tv si sono diradate a favore di altri fedelissimi del segretario. Negli ultimi mesi i rapporti si sono indubbiamente raffreddati. Richetti non ha digerito la rapida ascesa nazionale di Bonaccini, modenese come lui, e fino a pochi mesi fa sull'altra parte della barricata, quella di Bersani, Richetti, dal canto suo, ha fatto un bel pezzo di carriera in Regione, come presidente dell'assemblea legislativa. Lì si è fatto notare, fino al salto in Parlamento nel 2013 a fianco dell'altro Matteo, con cui condivide la provenienza dal mondo cattolico. Tuttavia la sua mossa fa appello allo spirito originario del renzismo. Questa sua rottura politica, unita al suo indubbio peso a livello locale, potrebbe comunque costituire per Renzi uno sviluppo positivo della intricata situazione locale. Contro Renzi, dunque, ma anche con Renzi.
All'apertura della festa nazionale dell'Unità a Bologna, sono previste le presenze, dopo l'addio di Manca, dei due rivali modenesi: Bonaccini e Richetti. In una sfida che a questo punto si caratterizza come una battaglia tra renziani di diverso rito. Nel cuore dell'Emilia, la terra che fu di Bersani.

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