lunedì 28 aprile 2014

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Processo escort, 'vita di Berlusconi sconcertante: abituato a pagare le donne'

Depositate le motivazioni della condanna dell'avvocato Salvatore Castellaneta, giudicato con rito abbreviato nel processo Escort. Il giudice: "Sconcertante quadro della vita privata dell'allora premier. Cene eleganti dissimulavano una fiorente attività di prostituzione"
Redazione28 Aprile 2014
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BARI - Ragazze, sesso e soldi. "Boccaccesche nottate" e "l'abitudine di retribuire le donne". Sono motivazioni dal tono abbastanza hot quelle che la procura di Bari ha depositato per la sentenza di condanna dell'avvocato Salvatore Castellaneta, condannato il 10 dicembre 2013 ad un anno con pena sospesa nell'ambito del processo "Escort". Il legale, giudicato con rito abbreviato, era stato considerato colpevole di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. 
A fare rumore, oggi - cinque mesi dopo la condanna - sono le motivazioni. Dagli atti del processo sulle escort portate da Gianpaolo Tarantini nelle residenze di Silvio Berlusconi emerge - scrivono i giudici baresi - "uno sconcertante quadro della vita privata di vari soggetti coinvolti nella vicenda, dalle ragazze sino all’allora presidente del Consiglio". 
Nelle 187 pagine delle motivazioni il gup del tribunale di Bari, Ambrogio Marrone, ricostruisce tutti i ventuno episodi contestati dal settembre 2008 al maggio 2009, in cui vengono citate le ventisei ragazze "reclutate" per gli incontri, tra cui Manuela Arcuri e Sara Tommasi. Il giudice ricorda stralci di intercettazioni, verbali di interrogatorio e dettagli delle spese sostenute da Tarantini per ricostruire quelle che lui stesso aveva definito le "boccaccesche nottate" trascorse dall’allora premier con le ragazze della scuderia dell'imprenditore barese. Da qui il passaggio sullo "sconcertante quadro della vita privata di vari soggetti coinvolti nella vicenda, dalle ragazze sino all’allora presidente del Consiglio che, al di là di una formale apparenza di cene eleganti, dissimulava una fiorente attività di esercizio della prostituzione".
"Il materiale probatorio, nel suo contenuto di oscenità e bassezza - scrive ancora il gup - evidenzia la situazione di mercimonio del corpo femminile e la considerazione delle donne come semplici oggetti suscettibili di commercio a scopo sessuale". E conclude sostenendo che c’è la prova che tra gli "utilizzatori finali" ci fosse anche Silvio Berlusconi e che l'allora presidente del Consiglio avesse "l’abitudine di retribuire le ragazze con cui si intratteneva. Lo sforzo finanziario impiegato per il raggiungimento dello scopo comune - chiude il giudice - dimostra che si sia trattato di una vera e propria impresa criminale finalizzata ad ottenere vantaggi economici attraverso l’uso sistematico di numerose ragazze".

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