venerdì 2 maggio 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

1/05/2014

Le magagne del concertone del primo maggio di Roma

Critiche incrociate, budget risicati, aziende in liquidazione e lavoratori in attesa dei pagamenti

(Flickr/Di KAJECH)

  
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Guardando sotto il tappeto del concertone del primo maggio a Roma si scoprono tante cose. Dietro le quinte del palco di piazza San Giovanni, dove si esibiscono ogni anno band più o meno emergenti e artisti più o meno conosciuti, si nascondono critiche incrociate tra organizzatori e sindacati, budget sempre più risicati, società in liquidazione e lavoratori che aspettano di esser pagati.
Dal 2001 l’evento viene organizzato da Marco Godano, da leggersi con l’accento sulla “o” per non confondersi con Godàno, cognome del leader dei Marlene Kuntz, con il quale il patron della manifestazione non ha nessuna parentela. Godano, un passato da militante di sinistra come dirigente dell’Arci Musica, lavorava già nella precedente gestione del concertone, per poi passare a essere il promoter principale dell’evento con la sua società Primata srl, acronimo di “Primo maggio tutto l’anno”. La società, controllata dal gruppo Godano - che fa capo a Connie Godano - risulta in liquidazione (come le altre tre aziende – su cinque – del gruppo), con 400mila euro di debiti sulle spalle; e dal 2011 non organizza più il concertone di piazza San Giovanni.
Dopo lo scioglimento della Primata, la palla poi era passata alla Anyway srl, di cui Godano è amministratore unico, ma in vent’anni di attività ha accumulato più di un milione di debiti. Così «la Anyway ora non organizza più il Concertone», spiega Godano, nonostante il nome della società compaia ancora in fondo al sito dell’evento. «Proprio per mettere a posto i conti, abbiamo passato la mano alla società 1MVideo», nata nel settembre 2013, per iniziare ufficialmente le attività poco più di due mesi fa. Tolta un’azienda in difficoltà, se ne mette un’altra, purché il concerto si faccia.
concerto primo maggio flickr
La storia senza lieto fine della Primata, però, non è isolata. Godano, il cui contratto per l’organizzazione del primo maggio scade nel 2015, ha alle spalle un lungo passato nel mondo dello spettacolo e dell’organizzazione di eventi, anche per Confidustria. Il suo curriculum è ricco di imprese ormai inattive, cancellate, liquidate e fallite. Come il gruppo Edo srl, che nel 2003 ha prodotto per la Rai la trasmissione Fiesta. Su Il Giornale di qualche anno fa venne fuori che autori e conduttori del programma si erano dovuti rivolgere agli avvocati per cercare di incassare le retribuzioni dovute. Ma lo speaker radiofonico Joe Violanti, che con Charlie Gnocchi era coautore e conduttore del programma, a distanza di undici anni dice: «I soldi naturalmente sono spariti, nell'assordante silenzio della Rai».
E pare che non sia l'unico caso, visto che proprio di recente si è concluso un contenzioso con altri quattro lavoratori per mancati pagamenti da parte della GoEvent srl, sempre del gruppo Godano, e sempre in liquidazione. «È una vicenda destinata a concludersi», spiega l’avvocato Fabio Santoro, che ha seguito i quattro lavoratori. «La società GoEvent srl ha sottoscritto un accordo dopo un contenzioso durato un anno. Il 2 maggio le persone saranno pagate con il pagamento integrale, più gli interessi maturati in un anno. Il contenzioso da parte nostra si può quindi dire concluso con estrema soddisfazione». Le cifre sono «riservate», dice l’avvocato, e comunque dipende dai casi. Ci sono persone che aspettano gli arretrati di due mesi di lavoro, altri di più. Si tratta di qualche migliaio di euro mensile per lavoratore. Non stipendi stellari, insomma. Qualcuno di loro ha anche lavorato per il concertone del Primo maggio, ma Godano precisa che i mancati pagamenti «non riguardavano il concertone».

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Tant’è. Ma affidare l’organizzazione del concerto della Festa dei lavoratori a uno che non paga i propri dipendenti (tanto più sei quattro non sarebbero i soli ad aspettare ancora pagamenti da Godano, come giurano alcuni suoi ex dipendenti) sembrava quantomeno paradossale. Tanto che Cgil, Cisl e Uil sarebbero intervenuti per sollecitare l’accordo tra l’azienda e i lavoratori non pagati. «Avevamo saputo che c’era qualche problema, in particolare per il mancato pagamento di alcuni fornitori», dice Carmelo Barbagallo, segretario generale aggiunto della Uil. «Per cui abbiamo chiesto alla società di arrivare a una soluzione. Da parte nostra, però, siamo solo promotori del concerto, non ci occupiamo della gestione artistica. Quello che ci interessa è l’affidabilità dell’impresa e dal risultato finale mi pare ottima. Ma siamo anche sindacato, e se veniamo a conoscenza di qualche irregolarità, interveniamo, come è avvenuto». Cgil, sulla questione, ha preferito non rispondere. Dalla Cisl, invece, rispondono dicendo che i sindacati sono «solo i promotori e non gli organizzatori del concerto».
In effetti i sindacati con l’organizzazione, soprattutto economica, del concerto non c’entrano proprio nulla. Cgil, Cisl e Uil, che quest’anno per la festa dei lavoratori hanno organizzato un corteo a Pordenone, dal 1990 scelgono l’impresa organizzatrice dell’evento e amen. Le tre sigle si trovano nel logo del concertone. Ma più di loro per il palco di piazza San Giovanni contano gli sponsor privati, che per metà, insieme alla cessione dei diritti alla Rai, garantiscono ogni anno la copertura economica del concertone. Per anni l’evento è stato sostenuto quasi esclusivamente da aziende a controllo statale: oltre alla Rai, Poste Italiane, Trenitalia ed Enel. «Sono quelli che si vedono ai lati del palco», spiega Godano, «gli sponsor più importanti sono Poste italiane, Gruppo Unipol, Eni e Banca Intesa, oltre ad alcuni sponsor tecnici di varia natura». Il sostegno del Comune di Roma, invece, messo in discussione negli anni precedenti dal sindaco Alemanno, che nel 2012 aveva presentato il conto ai sindacati chiedendo 240mila euro, «si concretizza per quanto riguarda i fondamentali servizi di pulizie dell’Ama, così come c’è un sostegno della Regione Lazio per la parte sanitaria, il 118 e la guardia medica. Non dimentichiamo che c’è una piazza con centinaia di migliaia di persone».
primo maggio concertone flickr
Ma l’austerity vale anche per il concertone, e anche quest’anno ci saranno altri tagli al budget, che si aggirerebbe su per giù intorno agli 800mila euro. Il 20 aprile, a pochi giorni dalla festa di piazza San Giovanni, Godano dichiarava al Tempo«Anche quest’anno non sappiamo quanti soldi abbiamo». Dal 2008 a oggi, tra sponsor e diritti tv, si sono persi circa tre milioni di euro. Per questo Godano chiedeva la costituzione di una «fondazione» per mano delle tre sigle sindacali. «Fa parte della situazione complessiva del Paese», taglia corto evitando polemiche, «che ci impone di fare scelte di sobrietà. Non ci lamentiamo: la forza del concertone è sempre stata la creatività, l’impegno, la competenza di quelli che ci lavorano, la generosità degli artisti e l’energia dei ragazzi della piazza. Un mix che non ci ha mai tradito, non abbiamo mai tradito e non tradiremo neanche quest’anno». Va detto, tra l’altro, che gli artisti sul palco percepiscono poco più che un rimborso spese. Grandi big a parte, che quest’anno - non a caso -sembrano latitare (qui l’elenco). Anzi, a vedere l’elenco, gli «avannotti» di cui parlano gli Elio e le storie tese nel loro Complesso del Primo Maggio sarebbero di più dei «pesci grossi».

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Eppure suona strano che per uno degli eventi live più grandi d’Europa non si sappia su quale budget si possa contare fino a pochi giorni prima. Si naviga a vista, insomma. «Bisognerebbe poter programmare dal 2 maggio quello che succederà l'anno dopo», dice Godano. «Purtroppo fino ad oggi non è stato possibile. Ci vorrebbe un provvedimento ad hoc per sostenere il concertone, che ha un valore sociale importante». Provvedimento ad hoc che, viene naturale ipotizzare, dovrebbe arrivare dai sindacati, che sotto l’evento continuano a metterci la firma. Anche se, precisa Godano, «rispetto al ruolo che hanno, i sindacati fanno abbondantemente il loro dovere». Con qualche piccolo incidente di percorso. Come quando due anni fa Fabri Fibra venne escluso dalla scaletta per via di presunti testi definiti «sessisti» dalle organizzazioni femministe. O quando nel 2007 i sindacati criticarono le parole del conduttore Andrea Rivera sul Vaticano e il pm John Woodcock.
Ma nonostante qualche incursione dei padroni di casa, con il sindacato e i lavoratori il concertone del primo maggio ha ormai poco o niente a che fare. Tra un pezzo e l’altro, a ricordare ai ragazzi danzanti «a torso nudo» (ancora citazione degli Elii) le radici “impegnate” dell’evento, ci pensa il tema scelto per l’edizione 2014: «Le nostre storie. Accordi e disaccordi delle nostre radici, della nostra memoria e del nostro domani». 

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