mercoledì 30 aprile 2014

Più passa il tempo e da fascisti inconsapevoli i grillini diventano fascisti consapevoli.

M5s: «Ci è stato ordinato» Ma la polizia smentisce

Non si placano le polemiche sulla protesta impedita al comizio di Grillo L’autrice: «Esprimevo solo il mio pensiero, un uomo mi ha dato uno spintone»
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      di Alessandro De Gregorio
      PIOMBINO. Tre giorni dopo il comizio di Beppe Grillo davanti alla Lucchini le polemiche non si sono placate. E non tanto per certe affermazioni dello stesso Grillo (tipo «lo schifoso regno della peste rossa») o per la sua promessa di recuperare in Europa mezzo miliardo di fondi ex Ceca. No, le polemiche sono proseguite sulla scia del cartello portato via a un’insegnante prima e a due dipendenti Lucchini poi. L’ormai celebre cartello “Troppo comodo fassi vede’ a’ funerali» anche ieri è stato oggetto di un nuovo attacco da parte di Grillo contro la stampa, che ha dato la stura ai consueti commenti.
      C’è anche chi - persino tra i giornalisti - ha negato l’esistenza della donna. In realtà Elena Masetti, insegnante, esiste, c’era ed è stata lei a ideare quel cartello, a mostrarlo e a vederselo portar via per prima. Da chi? Anche questo sembra diventato il mistero dei misteri, con la posizione ufficiale del M5s («Ce lo ha chiesto la polizia») smentita dallo stesso responsabile dell’ordine pubblico.
      Elena Masetti intanto certifica non solo la propria esistenza, ma ribadisce anche che «il cartello l’ho scritto io, il motivo è che sono figlia di operai da generazioni e quindi il destino della fabbrica lo sento mio come la maggior parte dei piombinesi». Poi spiega che «sono partita dal fondo dell’assemblea, le persone mi hanno fatto spontaneamente passare, ogni tanto mi fermavo perché il cartello fosse visto dagli altri. Non avevo neanche bisogno di chiedere il permesso, mi lasciavano passare».
      Insomma, tutto molto pacifico e civile finché non è arrivata a cinque metri dal palco. Qui alcune persone «con bandiere del Movimento mi hanno detto di togliermi, perché se avevo da dire qualcosa dovevo arrivare prima, in modo da mettere il cartello più avanti. A quel punto ho fatto qualche passo indietro ma un uomo abbastanza robusto mi ha dato una bella spinta. Non lo conosco, non so chi fosse. Il cartello è caduto perché ho abbassato le braccia per tenere l’equilibrio, me l’hanno levato dalle mani ed è sparito alla velocità della luce. Quindi hanno applaudito, evidentemente erano contenti che il cartello fosse sparito».
      Il cartello è volato fuori dal recinto del pubblico, qualcuno lo ha gettato via. «Io non ero più lì - aggiunge Masetti - Quando mi hanno strappato via il cartello sono tornata indietro perché ho pensato che il mio compito fosse finito. Però mi sono girata e l’ho visto rialzare, probabilmente da quel ragazzo che era nelle fotografie».
      «Se ne è parlato tanto - conclude Masetti - ma io ho pensato solo di esprimere il mio pensiero di libera cittadina e moglie di un operaio. Non avevo nessuna intenzione di fare una controcampagna elettorale».
      Come avevamo detto, quel cartello poi è passato di mano in mano. A raccoglierlo e mostrarlo sono stati Gian Luca Rombai, operaio, e Luca Cini, impiegato. Il primo dice che «quando lo hanno strappato a quella ragazza non ci ho visto più. Sono andato a recuperarlo e l’ho issato sotto il palco. Alcuni ragazzi mi hanno circondato per proteggermi e per non farmelo strappare. Alle mie spalle poi è venuta la mia compagna che me lo ha tolto, un po' per tutelare la mia incolumità e un po’ perché è grillina».
      Nel video che abbiamo pubblicato sul nostro sito si vede un addetto alla sicurezza dell’organizzazione piegare il cartello e portarlo via insieme alla polizia.
      La posizione ufficiale del M5s Piombino è la seguente: «La verità è che il cartello è stato rimosso per questioni di ordine pubblico, su direttiva di un funzionario della questura, soltanto dopo aver invitato più volte chi lo stava mostrando a salire sul palco e a spiegare le sue ragioni».
      Ma il responsabile dell’ordine pubblico, il dottor Walter Delfino, smentisce: «Io quest’ordine non l’ho mai dato». Non potrebbe averlo dato un altro funzionario? «No, me lo avrebbero detto».
      ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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