sabato 3 maggio 2014

Un altro grillino miserabile.

Pelù-Renzi: tutti gli attacchi dall'affronto su Fi.Esta al Primo maggio

Da boy scout di Gelli a latitante. Gli insulti del rocker al premier. Che nel 2009 lo silurò a Firenze.

SCONTRO CONTINUO
La guerra di Piero contro l'odiato Matteo è di dominio pubblico dal 2013, ma ha radici più profonde nel tempo. Pelù vs Renzi, il rocker opposto al premier: frecciatine, battute e insulti a ripetizione.
Ma da dove deriva tutto questo astio che sembra andare al di là della semplice antipatia politica?
Dopo l'ultimo attacco dal palco del concertone del Primo maggio di Roma («Il non eletto, ovverosia il boy scout di Licio Gelli»), in molti hanno scavato nel passato della voce dei Litfiba, ricordando il precedente 'incriminato' tra i due fiorentini.
  • Le ultime accuse di Pierò Pelù nei confronti di Matteo Renzi dal palco del concertone del Primo maggio (Video da YouTube).
Pelù nel 2007 ricoprì l'incarico di direttore artistico di Fi.Esta, la serie di eventi dell'estate di Firenze costati in tutto quasi 1,5 milioni di euro, scelto dal sindaco dell'epoca, Leonardo Domenici (ora eurodeputato del Partito democratico). Stipendio stabilito: 70 mila euro, due volte ciò che percepiva il suo predecessore Mauro Pagani, come denunciò l'opposizione di centrodestra.
AL SUO POSTO VENTRELLA (GRATIS). La delibera di allora scriveva che il cantautore era stato scelto «proprio per la sua preziosa esperienza maturata in campo musicale, per l'attenzione che da anni rivolge al mondo dei giovani, per il suo radicamento sul territorio cittadino e per la sua formazione culturale».
Requisiti che probabilmente non riscontrò più Matteo Renzi, quando venne eletto due anni dopo a Palazzo Vecchio. Il posto di Pelù fu preso da Riccardo Ventrella. Che lavorò gratis.
Sull'argomento il rocker raccontò la sua versione dei fatti a fine 2013, su Facebook.
Concetto ribadito ora, dopo aver giurato di non voler offendere nessuno con quella battuta sulla «elemosina» degli 80 euro: «Renzi è un bugiardo e mente in maniera spudorata sapendo di mentire nei miei confronti», ha scritto Pelù sostenendo di aver «lasciato quell'incarico» di sua spontanea iniziativa: «Non mi piacevano i giochi sporchi che si facevano con il denaro pubblico».
Pure nel 2011, parlando della cultura nella città di Firenze, il cantante non era stato tenero: «Renzi è un disastro. Andasse a fare il leader a livello nazionale».
  • L'attacco di Pelù a Renzi del 2011 (video da YouTube).
I rapporti tra i due si sono deteriorati a settembre 2013, quando il cantante definì l'attuale presidente del Consiglio «latitante e berluschino». Con tanto di immagini e sfottò postati sui social network.
Quindi arrivò la profezia del leader dei Litfiba non proprio azzeccatissima: «Non asfalterai niente e nessuno».
Di lì a poco Renzi vinse le primarie del Pd e scalzò Enrico Letta da Palazzo Chigi.
Se non altro Pelù inquadrò meglio altri aspetti dell'ascesa al potere del 'rottamatore'. Per esempio sostenendo che «anche il volpone D'Alema si sta inchinando al nuovo che avanza». Punto centrato, almeno a giudicare dagli smaglianti sorrisi reciproci che i due ex nemici giuratisi scambiarono pochi mesi più tardi alla presentazione di un libro del 'Lìder Massimo'.
LA PRESA IN GIRO SULLA MOGLIE DI MATTEO. A novembre 2013 non mancò nemmeno la sottolineatura del rocker sullo scivolone in cui incappò la moglie di Renzi, Agnese Landini, pizzicata in corsia preferenziale con l'auto del marito sindaco.
Infine le invettive del 1 maggio: «Non vogliamo 80 euro, vogliamo lavoro. Sei il boy scout di Licio Gelli».
Il tutto ripreso puntualmente dal blog di Beppe Grillo, che non poteva farsi sfuggire l'occasione di dare del 'piduista' al premier per bocca di qualcun altro.
LA VISITA A VILLA WANDA NEL 1995. Spulciando tra gli archivi si scopre persino che il leader dei Litfiba lo incontrò di persona, il 'maestro venerabile' della loggia massonica segreta P2.
Nel 1995, scriveva La Repubblica, durante un tour ad Arezzo Pelù e compagni suonarono il campanello di Villa Wanda. Gelli aprì e fece entrare tutti. Depistando però abilmente le curiosità del frontman su Silvio Berlusconi e gli intrecci oscuri della politica italiana.
Il resto è cronaca di questi giorni. Con il battibecco che ha galvanizzato addirittura gli esponenti di centrodestra, non coinvolti direttamente nel polverone.
Secondo Daniela Santanchè, deputata di Forza Italia, «Pelù esprime il suo pensiero e parte il battaglione dichiarante. È proprio vero che la sinistra la libertà di opinione la vuole solo per i suoi, per gli altri preferisce l'esilio. Questo completa il quadro sulla democrazia che stiamo vivendo nel nostro Paese».
Dopo oltre 30 anni di musica, 24 album pubblicati e qualche ruzzolone giù dal palco, i Litfiba sono dunque tornati a fare notizia per le contestazioni a Renzi.
Beccandosi la tirata d'orecchi da parte di Pina Picierno, la democratica con lo scontrino della spesa in mano: «Quando la politica va veloce succede che il rock diventa lento», ha detto semi-citando il vecchio tormentone di Rockpolitik, la trasmissione del 2005 condotta da Adriano Celentano. Un altro di quei cantanti schierati, grillino poi pentito. E così il cortocircuito musicale-partitico è completato.
Venerdì, 02 Maggio 2014

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