L'INTERVENTO
'Così si ferma il declino dell'italia'
Il progetto di Elena Cattaneo
Valorizzare il lavoro degli insegnanti, investire nei programmi di studio, creare incentivi per la ricerca: solo così l'innovazione può essere il motore di crescita del nostro paese. Parla la senatrice scienziata
di Elena Cattaneo
|
|
|
Più o meno sappiamo quali sono
i guai economici e sociali dell’Italia.
Uno dei pochi dati empirici certi e costanti dell’economia politica - oltre quello
che i prezzi dei beni sono regolati
dalla domanda e dall’offerta - è che gli investimenti in ricerca e innovazione
hanno un impatto positivo sulla crescita economica.
Tutti i Paesi che malgrado la crisi sono costantemente avanti per tassi di crescita economica - Cina, Corea del Sud, Finlandia, Israele - hanno investimenti in ricerca dell’ordine del 3 per cento sul Pil.
La direzione non potrebbe essere più chiara. Ma perché l’innovazione funzioni, sia motore alla crescita del paese, vi è una condizione che va richiamata. Senza una cultura che rispetti i fatti, in mancanza di un’istruzione che potenzi le qualità intellettuali dei futuri cittadini, date solo dal pensiero critico e da una solida alfabetizzazione scientifica, mancherebbe la condizione necessaria per consentire agli investimenti nella ricerca di creare un circolo virtuoso in grado di arrestare il declino dell’Italia.
Ristrutturare le scuole va bene ma si dovrebbe pensare anche ad adeguare i programmi di studio e a valorizzare il lavoro degli insegnanti, il più importante in una società davvero ispirata da valori liberali e democratici. Cominciare ad investire nella formazione prima e nel riconoscimento e nella valorizzazione poi, di cittadini liberi, in grado di fiutare le trappole dell’ignoranza, degli interessi particolari e delle bufale pseudoscientifiche è il primo passo di quel processo di crescita civile, culturale e sociale senza il quale l’innovazione poco potrebbe e peggio farebbe.
Servono regole moderne, disegnate da istituzioni autorevoli per la loro competenza, che funzionino a prescindere dagli uomini e dalle donne che le compongono, non demagogicamente improvvisate. Servono studenti che “sentano” di non poter copiare dal compagno di banco, giovani che non si tirino indietro dal denunciare un diritto negato e che tanto meno passino ad altri tale responsabilità, docenti capaci di inorridire di fronte a commissioni che truccano concorsi, scienziati pronti ogni giorno a partire per la luna sì ma anche a rispondere, sempre e con interesse, a chi fa loro delle domande.
Serve una politica competente, che capisca quanto costa al paese parlare a sproposito di staminali, di ogm o di vaccini che causerebbero autismo, o sottostare ad una burocrazia bizantina, e quindi perdere ogni anno centinaia di giovani, che portano altrove la loro passione. E che finalmente, se soldi pubblici mancano, si creino almeno gli incentivi, ovvero i vantaggi fiscali, per gli investimenti privati nella ricerca, anche in quella industriale.
Se non abbiamo ancora i numeri per essere il “paradiso dell’innovazione”, non vorremmo certo divenire il “paradiso degli pseudo-scienziati e degli pseudo-innovatori”. Nel paese ci sono modelli a cui guardare. Da lì si deve cominciare, per un progetto culturale e civile che faccia leva sulle nostre, molte e vere, ricchezze per trasformarle in innovazione, produzione, benessere.
Elena Cattaneo, Senatore a vita, docente all’Università degli Studi di Milano
Tutti i Paesi che malgrado la crisi sono costantemente avanti per tassi di crescita economica - Cina, Corea del Sud, Finlandia, Israele - hanno investimenti in ricerca dell’ordine del 3 per cento sul Pil.
La direzione non potrebbe essere più chiara. Ma perché l’innovazione funzioni, sia motore alla crescita del paese, vi è una condizione che va richiamata. Senza una cultura che rispetti i fatti, in mancanza di un’istruzione che potenzi le qualità intellettuali dei futuri cittadini, date solo dal pensiero critico e da una solida alfabetizzazione scientifica, mancherebbe la condizione necessaria per consentire agli investimenti nella ricerca di creare un circolo virtuoso in grado di arrestare il declino dell’Italia.
Ristrutturare le scuole va bene ma si dovrebbe pensare anche ad adeguare i programmi di studio e a valorizzare il lavoro degli insegnanti, il più importante in una società davvero ispirata da valori liberali e democratici. Cominciare ad investire nella formazione prima e nel riconoscimento e nella valorizzazione poi, di cittadini liberi, in grado di fiutare le trappole dell’ignoranza, degli interessi particolari e delle bufale pseudoscientifiche è il primo passo di quel processo di crescita civile, culturale e sociale senza il quale l’innovazione poco potrebbe e peggio farebbe.
Servono regole moderne, disegnate da istituzioni autorevoli per la loro competenza, che funzionino a prescindere dagli uomini e dalle donne che le compongono, non demagogicamente improvvisate. Servono studenti che “sentano” di non poter copiare dal compagno di banco, giovani che non si tirino indietro dal denunciare un diritto negato e che tanto meno passino ad altri tale responsabilità, docenti capaci di inorridire di fronte a commissioni che truccano concorsi, scienziati pronti ogni giorno a partire per la luna sì ma anche a rispondere, sempre e con interesse, a chi fa loro delle domande.
Serve una politica competente, che capisca quanto costa al paese parlare a sproposito di staminali, di ogm o di vaccini che causerebbero autismo, o sottostare ad una burocrazia bizantina, e quindi perdere ogni anno centinaia di giovani, che portano altrove la loro passione. E che finalmente, se soldi pubblici mancano, si creino almeno gli incentivi, ovvero i vantaggi fiscali, per gli investimenti privati nella ricerca, anche in quella industriale.
Se non abbiamo ancora i numeri per essere il “paradiso dell’innovazione”, non vorremmo certo divenire il “paradiso degli pseudo-scienziati e degli pseudo-innovatori”. Nel paese ci sono modelli a cui guardare. Da lì si deve cominciare, per un progetto culturale e civile che faccia leva sulle nostre, molte e vere, ricchezze per trasformarle in innovazione, produzione, benessere.
Elena Cattaneo, Senatore a vita, docente all’Università degli Studi di Milano
|
|
|
10 commenti
Gaio Massimo
5 ore fa
Meglio parlare di tutte le persone che rimangono vittima delle cure "main stream", quelle che permettono di creare giri di affari sufficienti a far proseguire ricerche utili a creare giri di affari ancora più grandi.
Oppure individuare quei giovani che non si tirerebbero indietro, fino a farli diventare dei "polli" da spennare, togliendogli una vita dignitosa e non solo economicamente parlando (le università e gli istituti di ricerca ne sono pieni). Per non parlare delle aziende che falliscono solo per incompetenza/malavoglia/mancati pagamenti dei committenti.
Saluti cordiali.
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
0
0
Gianluca Verlengia
24 ore fa
Grazie di cuore.
E' davvero triste ma, ormai, e' rimasta solo lei a combattere in nome della scienza in un paese capace solo di gridare al complotto e di additare questo o quel colpevole come causa del proprio male.
Bisognerebbe insegnare sin dalle elementari che e' essenziale verificare sempre le fonti, dal libro di testo al post su facebook. La mancanza di pensiero critico deriva anche (se non principalmente) da questa nostra spiccata incapacita'.
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
2
0
Tabula Rasa Elettrificata
1 giorno fa
Bell'intervento sicuramente, e per buonissima parte anche del tutto condivisibile per quanto mi riguarda. Il problema è culturale, ancora prima che economico (e di conseguenza politico); non mi piace invece il passaggio che riguarda gli investimenti privati nella ricerca. Se è vero, come è vero e come mi pare di capire anche la Dott.sa Cattaneo la pensi, la ricerca scientifica è un bene irrinunciabile per una società contemporanea, esso deve essere valutato come bene collettivo anche e soprattutto nella sua gestione, senza accontentarsi che di sociale ci siano solo eventuali risultati. Quindi la battaglia credo vada indirizzata verso una rivendicazione della ricerca su tutti i livelli gestita, coordinata, organizzata dalle Istituzioni che rappresentano una società; difficilmente la privatizzazione di una risorsa genera benefici per la collettività.
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
0
0
Daniela Prati
1 giorno fa
Belle parole, ma io vedo tutto più semplice: la scuola primaria italiana è sempre stata uin vanto per l'Europa sia per il funzionamento che per i livelli di preparazione che, tuttora, restano piùttosto alti, ma se i tagli proseguono rischiano di calare! Medicina è semplice: più soldi alla scuola e tagli altrove; soldi per attrezzature; da risparmiare attraverso convenzioni che il Ministro dovrebbe stipulare coi giganti dell'informatica, come la possibilità di montare antivirus gratuiti; soldi per i docenti che hanno il DIRITTO di essere stipendiati con dignità nella classe di merito CONQUISTATA e non sottopagati; soldi per i rinmnovi contrattuali; soldi per il MEF; i corsi di aggiornamento li abbiamo sempre fatti, vogliamo usarli come incentivo? Cminciamo a vedere quanti ne ha fatti ciascun insegnante e di che livello erano. NON OCCORRE NESSUN CERVELLO,: QUESTO E' IL VERBO!CARI MINISTRI
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
0
0
Antonio Falcone
2 giorni fa
PAROLE, PAROLE, ma I fatti dove sono. Saper parlare e` facile,saper fare e` tutta un'altra cosa!!!
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
- 1 risposta
0
1
Vittorio Tomasi
2 giorni fa
Elena Cattaneo , riconosco che ciò che scrive è un pò scontato, ma sono proprio i fatti che parlano. Una ricercatrice stimata in tutto il mondo che ha portato contributi importanti sulle malattie neurodegenerative. La sua nomina a Senatore a vita prende atto anche del fatto che Elena Cattaneo è l'erede ideale di Rita Levi Montalcini.
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
0
0
Tony de Toni
2 giorni fa
potrebbe cominciare rininciando al suo stipendio da senatore, che precepisce nonostante non faccia assolutamente niente.
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
- 3 risponde
0
2
thomasbellotti
2 giorni fa
La senatrice Cattaneo non sta sollevando un problema prettamente economico, se non in una sua possibile banalizzazione, quanto un problema culturale: il primo commento all'articolo mi sembra francamente fuori luogo e sterilmente polemico.
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
- 1 risposta
3
0
Tony de Toni
2 giorni fa
non è banale, è terribilmente concreto e del tutto pertinente. perché è uno stipendio sprecato, tasse sprecate.
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
0
0
Gianluca Verlengia
24 ore fa
stai pur sicuro che lei fa molto piu di tanti altri. Ad avercene come lei...ma a noi italiani piacciono solo gli showmen, purtroppo.
- Assegna Mi Piace
- Rispondi
- Condividi
0
0
Nessun commento:
Posta un commento