lunedì 28 aprile 2014

I ladroni in casa nostra rubano come tutti gli altri e vogliono dare lezioni di morale.

Spese inutili in Padania, il pozzo senza fine delle partecipate venete
20 marzo @ 17.15
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CRISTINA GIUDICI
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InchiestaGarantiscono posti nei cda e sono fonti di spesa spesso inutile. In Veneto ne stanno chiudendo tre che come unico scopo affittano edifici agli enti locali. La Veneto Agricoltura, ad esempio, voleva organizzare degustazioni a km 0 da 220 mila euro. Inizia da qua il viaggio-inchiesta di pagina99 nelle società partecipate dagli enti pubblici. 

LE SPESE INUTILI DELLA PADANIA
Inizia da qui, dal Veneto che si rappresenta sempre come virtuoso e innovativo, il viaggio di pagina99 nel cosmo aggrovigliato delle società partecipate degli enti pubblici. Dopo che la Corte dei Conti ha più volte evidenziato l’emergenza e l’urgenza di riformare il sistema delle partecipazioni, che sottraggono preziose risorse pubbliche destinate a migliaia di enti, che non forniscono servizi, ma servono a distribuire favori e prebende ai politici, reclutati spesso fra le file dei trombati. In teoria sono tutti d’accordo. 

Confindustria, attraverso al suo centro studi, ha fatto i conti: in Italia le amministrazioni pubbliche detengono quote in 7.712 organismi, con oneri che per i contribuenti nel 2012 ammontavano a 22,7 miliardi. In testa nella classifica stilata da Confindustria, il Lazio, con 9,5 miliardi di oneri, seguita dalla Regione Lombardia (5,5) Veneto (1,1) e Piemonte (1). Il 63,9% di tutte le partecipazioni non producono servizi, ma costano complessivamente 12,8 miliardi, che potrebbero, se dismesse, servire a restituire allo Stato preziose risorse in tempi in cui ci si affanna per ridurre il debito pubblico, trovare coperture finanziare per la riforma fiscale e del lavoro perché, questa è la conclusione dello studio di Confindustria, le partecipate, organismi di proprietà pubblica regolati con diritto privato in seguito al recepimento di normative europee, sono “diventate fonti di abuso che determinano vantaggi concorrenziali a scapito di imprese private e della collettività, utilizzate per moltiplicare incarichi amministrativi secondo criteri clientelari”. 

Ormai ne sono convinti tutti, ma per ora ogni tentativo di dismissione si è impantanato nelle paludi della politica. Perciò abbiamo deciso di partire dal Veneto, dove ci sono complessivamente 4.123 partecipazioni pubbliche perché la discussione sulla razionalizzazione delle partecipate nel Nordest è al centro di un rovente dibattito politico locale, ormai diventato un tormentone (e un cavallo di battaglia per le elezioni regionali del 2015 che si avvicinano) per gli addetti ai lavori, che però sta portando a qualche primo, timido, risultato. E anche a un braccio di ferro all’interno della maggioranza guidata dal governatore leghista Luca Zaia. 
LE PARTECIPATE PARASSITARIE CHE NON CHIUDONO MAI 
GUERRE DI POSIZIONE TRA ISTITUZIONI 
L'ALLEGRO BANCOMAT
A VENEZIA SI TAGLIA COSÌ
LE MUNICIPALIZZATE E I DIRIGENTI D'ORO
Anche il settore dell’Innovazione è in grave crisi. Secondo la relazione di rendiconto del bilancio regionale del 2012, Nanotech perdeva 257mila euro, mentre il parco tecnologico Vega di Venezia, controllato da Comune, Regione e Provincia, che doveva riqualificare un’area del porto di Marghera da destinare a un polo terziario avanzato per ricerca, innovazione e green economy, ha un disavanzo di 5 milioni e mezzo di euro e ora è arrivato al punto di portare libri e debiti in tribunale, dove è in corso un concordato preventivo. Inoltre, sfogliando i bilanci delle partecipate, abbiano anche scoperto che la società finanziaria del Friuli Venezia Giulia, Finest, la cui mission è promuovere la cooperazione economica nei Paesi dell’Europa orientale (sic), dove la Regione Veneto ha il 20% di quote nel 2012 aveva un buco di 10 milioni di euro. Per operazioni finanziarie ritenute dal collegio sindacale della società di revisione dei conti “azzardate” condotte con “gravi irregolarità, tali da necessitare un adeguato approfondimento in merito ad eventuali responsabilità”.


La selva della municipalizzate di Venezia è piuttosto fitta al punto da non far filtrare la luce del sole, ma la differenza è che sul sito del comune si possono rintracciare i buchi di tutti i bilanci in una dettagliata relazione. Perché forse in Veneto è cominciata una lenta e controversa retromarcia per accorpare società ed eliminare le partecipazioni più imbarazzanti. Anche se le lobby sono disposte a una guerra senza frontiera né quartiere per mantenere lo status quo.    

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