Giorgio Napolitano tende una mano a Matteo Renzi, in un periodo nel quale il governo fatica a rispettare la tabella di marcia che l'ex sindaco si era immaginato entrando a Palazzo Chigi. Nella data simbolica del primo maggio, con toni prudenti ma decisi, il Capo dello stato ha affiancato il premier nel sottolineare la necessità di una riforma del mondo sindacale. "Per loro natura - ha detto il presidente della Repubblica - ha storicamente sempre avuto difficoltà a rappresentare, insieme con il lavoratori, i senza lavoro, le istanze degli uni e degli altri. Ma anche salvaguardare posti di lavoro a rischio, oggi implica azioni diverse da quelle tradizionali di difesa condotte dai sindacati". Un torrente in piena, che mira a svuotare la "palude" tanto spesso evocata nella quale si è impaludato il paese.
Napolitano ha chiesto ai sindacati un vero e proprio scarto nei loro meccanismi d'azione: "Sono chiamati in un quadro grave di crisi aziendali come quella attuale a concorrere alla ricerca di soluzione solidaristiche e innovative coraggiose e determinate".
"I sindacati non possono non moltiplicare i loro sforzi per sviluppare rapporti intensi con il mondo dei disoccupati - ha proseguito - e soprattutto dei giovani in cerca di prima occupazione, per vincerne l'isolamento e il possibile scoraggiamento, per scongiurarne l'esasperazione protestataria senza sbocco".
Parole che colpiscono le grandi sigle sindacali, che oggi hanno criticato Renzi. Il segretario del Pd ha annunciato che non ci sarà nessun tavolo di concertazione attorno al quale discutere la riforma della Pubblica amministrazione. "Manderò io direttamente una lettera ai lavoratori statali - ha detto il rottamatore - per spiegare quello che abbiamo intenzione di fare".
"Siamo solo ai titoli e agli annunci", ha replicato Susanna Camusso, tornando a criticare la strada intrapresa da Palazzo Chigi: "Continuiamo ad essere convinti che la riforma di una grande macchina come quella della pubblica amministrazione non si può fare se non coinvolgendo e valorizzando il lavoro".
"Bisogna cambiare marcia, serve un governo che le cose le faccia", ha concordato Luigi Angeletti, leader della Uil. "Basta teatrini, servono progetti chiari e trasparenti", ha fatto eco Raffaele Bonanni, Cisl.
Parole alle quali Napolitano sembra quasi rispondere direttamente, quando auspica un celere via libera al ddl del ministro Poletti sulla riforma del mercato del lavoro: "Il confronto è fisiologico e il dissenso pienamente libero di esprimersi: ma le scelte conclusive non possono tardare a lungo". Se non fosse chiaro il sostegno all'azione dell'esecutivo, il capo dello Stato ha aggiunto che il governo in merito all'allarme lavoro sta "reagendo con accresciuto dinamismo e spirito innovativo".
Per raggiungere l'obiettivo della piena occupazione e del progresso sociale servono "anche in Italia ripensamenti non da poco nei nostri sistemi di garanzia del benessere e della protezione sociale anche al fine di evitare che venga messo a rischio quel modello civile che nella seconda metà del '900 ha fatto dell'Europa un punto di riferimento mondiale".
E, sulla linea già tracciata dal presidente del Consiglio, ha auspicato "riforme razionalizzatrici, dal mercato del lavoro al sistema tributario" e "politiche severe di impiego trasparente e produttivo del denaro pubblico, incidendo su sprechi, corruzione, privilegi e parassitismi".

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