Lo smemorato di Alitalia Unica
12 luglio 2014
Ci vuole fegato a buttarsi in un’avventura politica come quella “evocata” da Italia Unica, che chiama a raccolta attorno al fondatore Corrado Passera tutti gli scontenti di Renzi, di Berlusconi e della politica attuale. Tutti meno quelli che sono scontenti di come è andata la vicenda del “salvataggio” di Alitalia (e ci vuole una bella faccia a far finta di niente sulle proprie responsabilità nella vicenda). Todos caballeros si, ma non coi soldi degli altri, che poi siamo noi.
Corrado Passera ha sostenuto a Sky che dall’operazione precedente “si vede che c’era un valore”, e che Air France non ha comprato perchè “non voleva”, e non perchè si è alzata la bandiera elettorale dell’italianità. Passera aggiunge poi che in fondo Air France ha perso più di Altalia (che consolazione!).
Un balbettio insostenibile, non una parola di autocritica davanti alle domande incalzanti dei giornalisti da parte di chi è stato protagonista con Colaninno e con il governo Berlusconi di una delle operazioni più costose di tutta la storia italiana per lo Stato e per i soci.
“L’Alitalia era già fallita e i danni li hanno fatti gli altri”. “Poi c’è stata la recessione così lunga…”, “Air France e KLM non hanno voluto”. “Ci sono stati anche errori manageriali!”. Il terremoto, le cavallette. Vi ricordate John Belushi davanti al fucile spianato della fidanzata mollata?
Meno male che con l’analisi del DNA si è riuscito a dare un nome anche allo smemorato di Collegno, così non rischierà di perdere proprio tutto l’ex AD di BancaIntesa (che ricordiamo è stato l’artefice e il regista dell’operazione che ha consegnato l’Alitalia a Roberto Colaninno e i suoi alleati).
Il piano Passera-Colaninno benedetto da Berlusconi disegnava un’Alitalia-Cai priva di debiti e di esuberi di personale. Come è andata a finire? Secondo il Sole 24 Ore, l’Alitalia “rinata” senza debiti e asciugata di personale ha fatto peggio, molto peggio della sgangherata gestione pubblica: in cinque anni ha totalizzato perdite per 1 miliardo e 526 milioni, compresi quelli “spesati sul bilancio 2008” per il primo mese di attività.
L’Alitalia progettata da Passera e pilotata da Colaninno ha perso 25 milioni per ogni mese di vita. La vecchia Alitalia, con più personale e con più rotte, di media ha perso 20,83 milioni al mese per vent’anni.
Solo nel 2013, come emerge dai numeri del bilancio, l’Alitalia di questo management ha registrato una perdita di esercizio pari a qualcosa come 569 milioni. Non è che c’entra qualcosa, oltre al piano di partenza, il fatto che nessuno nel management si è mai occupato di compagnie aeree?
Renzi ha detto che “la vicenda Alitalia è molto seria, e che segna il fallimento di un pezzo di classe dirigente”. “Non so a chi si riferisse Renzi”, ha glissato con Paola Saluzzi l’ex Ad di Banca Intesa, ex ministro dell’Industria e oggi leader di Italia Unica.
Qualche Banca si accontenterà di una cosa di soldi, meglio poco che mai; altri creditori aspetteranno i tempi della giustizia e degli arbitrati, qualche manager di famiglia s’accomoderà comunque alla presidenza. L’unica novità è che il premier non è un imbroglione, ed ha capito che è una scelta obbligata; non ha fatto il furbo come fece Berlusconi, spalleggiato da Lupi con l’intelligenza strategica di Corrado Passera. Blandirono il sindacato per tenere lontana Air France, caricarono tutto sul groppone degli Italiani per perdere più di prima. Una scelta che tra l’altro andrà governata con saggezza, per non risolversi in una criticità europea.
Guardando il sito di Italia Unica, dopo questa “rassegna di dimenticanze” si ha l’impressione che “Io siamo” sia una forma di smarrimento, ma si resta sconceratati per la graziosa animazione che promette di recuperare 400 miliardi di euro per investimenti, con tanto di icone di lingotti d’oro. Cartoni animati, penserà qualcuno che ha più memoria, come quelli del piano scritto da Passera e Colaninno per Berlusconi & C. #sapevatelo
Corrado Passera ha sostenuto a Sky che dall’operazione precedente “si vede che c’era un valore”, e che Air France non ha comprato perchè “non voleva”, e non perchè si è alzata la bandiera elettorale dell’italianità. Passera aggiunge poi che in fondo Air France ha perso più di Altalia (che consolazione!).
Un balbettio insostenibile, non una parola di autocritica davanti alle domande incalzanti dei giornalisti da parte di chi è stato protagonista con Colaninno e con il governo Berlusconi di una delle operazioni più costose di tutta la storia italiana per lo Stato e per i soci.
“L’Alitalia era già fallita e i danni li hanno fatti gli altri”. “Poi c’è stata la recessione così lunga…”, “Air France e KLM non hanno voluto”. “Ci sono stati anche errori manageriali!”. Il terremoto, le cavallette. Vi ricordate John Belushi davanti al fucile spianato della fidanzata mollata?
Meno male che con l’analisi del DNA si è riuscito a dare un nome anche allo smemorato di Collegno, così non rischierà di perdere proprio tutto l’ex AD di BancaIntesa (che ricordiamo è stato l’artefice e il regista dell’operazione che ha consegnato l’Alitalia a Roberto Colaninno e i suoi alleati).
Il piano Passera-Colaninno benedetto da Berlusconi disegnava un’Alitalia-Cai priva di debiti e di esuberi di personale. Come è andata a finire? Secondo il Sole 24 Ore, l’Alitalia “rinata” senza debiti e asciugata di personale ha fatto peggio, molto peggio della sgangherata gestione pubblica: in cinque anni ha totalizzato perdite per 1 miliardo e 526 milioni, compresi quelli “spesati sul bilancio 2008” per il primo mese di attività.
L’Alitalia progettata da Passera e pilotata da Colaninno ha perso 25 milioni per ogni mese di vita. La vecchia Alitalia, con più personale e con più rotte, di media ha perso 20,83 milioni al mese per vent’anni.
Solo nel 2013, come emerge dai numeri del bilancio, l’Alitalia di questo management ha registrato una perdita di esercizio pari a qualcosa come 569 milioni. Non è che c’entra qualcosa, oltre al piano di partenza, il fatto che nessuno nel management si è mai occupato di compagnie aeree?
Renzi ha detto che “la vicenda Alitalia è molto seria, e che segna il fallimento di un pezzo di classe dirigente”. “Non so a chi si riferisse Renzi”, ha glissato con Paola Saluzzi l’ex Ad di Banca Intesa, ex ministro dell’Industria e oggi leader di Italia Unica.
Qualche Banca si accontenterà di una cosa di soldi, meglio poco che mai; altri creditori aspetteranno i tempi della giustizia e degli arbitrati, qualche manager di famiglia s’accomoderà comunque alla presidenza. L’unica novità è che il premier non è un imbroglione, ed ha capito che è una scelta obbligata; non ha fatto il furbo come fece Berlusconi, spalleggiato da Lupi con l’intelligenza strategica di Corrado Passera. Blandirono il sindacato per tenere lontana Air France, caricarono tutto sul groppone degli Italiani per perdere più di prima. Una scelta che tra l’altro andrà governata con saggezza, per non risolversi in una criticità europea.
Guardando il sito di Italia Unica, dopo questa “rassegna di dimenticanze” si ha l’impressione che “Io siamo” sia una forma di smarrimento, ma si resta sconceratati per la graziosa animazione che promette di recuperare 400 miliardi di euro per investimenti, con tanto di icone di lingotti d’oro. Cartoni animati, penserà qualcuno che ha più memoria, come quelli del piano scritto da Passera e Colaninno per Berlusconi & C. #sapevatelo
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