venerdì 26 dicembre 2014

Camusso e Barbagallo come Fidel Castro e il Che. Ma dove vivete nel 1300?

Jobs Act, Poletti fa gli auguri di natale

Incontro beffa. Il ministro si presenta a sindacati e imprese senza testi né una delega a trattare. Camusso: «Vogliono lasciare il reintegro solo per il licenziamento discriminatorio». Barbagallo: «Ora lotte crescenti». Ma alla Cisl il nuovo contratto piace
La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ieri a Palazzo Chigi dopo l'incontro con il ministro Poletti
Un incon­tro piut­to­sto ridi­colo: e anche offen­sivo, rispetto a chi ha scio­pe­rato una set­ti­mana fa. Il governo ha scelto di con­fron­tarsi ieri con i sin­da­cati e le imprese in Sala Verde — quella della con­cer­ta­zione — facen­dosi rap­pre­sen­tare solo dal mini­stro Giu­liano Poletti, visto che di Jobs Act si doveva par­lare: mini­stro che, però, non aveva il man­dato a svol­gere nes­suna trat­ta­tiva. Quindi un fac­cia a fac­cia di “infor­ma­zione”: ma siamo costretti a met­tere anche que­sto ter­mine tra vir­go­lette, dato che nes­sun testo è stato por­tato sul tavolo né mostrato.
I prov­ve­di­menti che Poletti avrebbe dovuto teo­ri­ca­mente mostrare sono i famosi decreti dele­gati che il governo dovrebbe varare già al pros­simo con­si­glio dei mini­stri, quello del 24, vigi­lia di natale: o per­lo­meno due, quello sull’estensione degli ammor­tiz­za­tori sociali e il con­tratto a tutele cre­scenti, l’ormai stra-noto maxi-bidone pro­pi­na­toci da Pd e Ncd.
Ma appunto nulla di scritto nero su bianco. E anzi il mini­stro — come d’altronde Renzi — riven­dica con piena con­sa­pe­vo­lezza la nuova linea di rap­porto con i sin­da­cati: ovvero che si ascol­tano, ma senza mai trat­tare sulle leggi. Per­ché quelle sono mate­ria del Par­la­mento e del governo.
«I tempi pre­vi­sti dalla delega sono brevi, sei mesi al mas­simo entro i quali i decreti dovranno essere appro­vati. Obiet­tivo è illu­strare le posi­zione del governo, discu­tere con le parti sociali, rac­co­gliere le istanze e le sol­le­ci­ta­zioni ma sapendo che non ci sarà nes­suna trat­ta­tiva», ha spie­gato infatti Poletti.
Il governo, ha aggiunto il mini­stro, ha man­te­nuto l’impegno di con­fron­tarsi e discu­tere sui decreti «pur nella con­sa­pe­vo­lezza di una diver­sità di valu­ta­zioni soprat­tutto con i sin­da­cati che hanno scioperato».
Deluse soprat­tutto Cgil e Uil, men­tre la Cisl con­ti­nua a man­te­nere un’apertura rispetto all’esecutivo. Susanna Camusso boc­cia con que­sto parole il fac­cia a fac­cia: «Non credo ci sarà nes­sun altro incon­tro. Non mi pare che siano per un dia­logo ser­rato. E il fatto che Poletti abbia riba­dito più volte che il con­fronto non pre­vede la trat­ta­tiva ci con­ferma un atteg­gia­mento indi­spo­ni­bile del governo a un nor­male rap­porto con i sin­da­cati e un atteg­gia­mento molto più arre­trato del dia­logo sociale che si svolge in Europa». La lea­der Cgil ha aggiunto poi che il mini­stro ha spie­gato che «non pos­siamo discu­tere con voi di cose conclusive».
Ma poi Camusso è scesa nel merito, arri­vando a ipo­tiz­zare lo sve­la­mento pros­simo di un altro bidone, quell’“accordo” rag­giunto den­tro un Pd in fibril­la­zione per set­ti­mane: i licen­zia­menti disci­pli­nari, quelli che dovreb­bero essere in parte tute­lati, gra­zie a un elenco di fat­ti­spe­cie. Mac­ché: il rischio è che anche que­sta sia fuffa, e lo teme pure la Cgil. C’è «la netta sen­sa­zione — dice infatti Camusso — che vogliano tro­vare una for­mu­la­zione» anche nella defi­ni­zione dei licen­zia­menti disci­pli­nari ille­git­timi tale da ren­dere «inef­fi­cace la tutela della rein­te­gra per tutti i casi che non sia il solo e puro licen­zia­mento discri­mi­na­to­rio». Insomma, rimar­rebbe in piedi solo il discri­mi­na­to­rio: e non ci voleva il Pd né Renzi, visto che è già pie­na­mente tute­lato dalla Costi­tu­zione e dalle leggi europee.
Boc­cia­tura anche da Car­melo Bar­ba­gallo, segre­ta­rio Uil: «Si sono ripre­sen­tati ancora una volta senza uno strac­cio di docu­mento, que­sto non ci per­mette nem­meno di valu­tare un testo. In testi così com­plessi anche una vir­gola spo­stata può dare spa­zio a stru­men­ta­liz­za­zioni», ha detto, riba­dendo la «con­tra­rietà della Uil, per­ché siamo davanti a un con­tratto a tutele decre­scenti: ognuno può essere licen­ziato quando si vuole».
Bar­ba­gallo dice che il suo sin­da­cato è quindi pronto a «lotte cre­scenti»: «Sin­go­lare con­sta­tare come que­sto prov­ve­di­mento entu­sia­smi la parte dato­riale. Era stato pro­messo ai gio­vani che si sarebbe par­lato di occu­pa­zione: oggi però la riu­nione è ini­ziata par­lando di licen­zia­menti. Aspet­tiamo di leg­gere i testi, ma se le cose fos­sero così come le avete dette vi pro­met­tiamo lotte crescenti».
La Cisl, al con­tra­rio, dice di con­di­vi­dere l’idea di un con­tratto a tutele cre­scenti come forma più «com­pe­ti­tiva e dif­fusa» ma riba­di­sce la neces­sità di dire con chia­rezza che si con­clude la sta­gione delle false par­tite Iva, delle asso­cia­zioni in par­te­ci­pa­zione e dei cococo. Inol­tre chiede che lad­dove è eli­mi­nato il rein­te­gro, l’indennizzo in caso di licen­zia­mento ingiu­sti­fi­cato sia «di importo adeguato».

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