Gli Usa accelerano: Pil a +5% nel terzo trimestre. Borse in rialzo, tiene il petrolio
Netta revisione della stima di crescita negli Usa dal precedente +3,9%: è il miglior risultato dal 2003. I proseguono il trend positivo, Wall Street supera quota 18mila punti spinta anche dalla "pazienza" della Fed nell'alzare i tassi d'interesse. Renzi: "L'Europa deve cambiare, altro che austerità: puntare sugli investimenti funziona". Btp al nuovo record con il rendimento a 1,911%
MILANO - La crescita americana è stata più forte delle attese nel terzo trimestre del 2014. Mentre l'Europa si dibatteva in una ripresa striminzita, con alcune zone - come l'Italia - in recessione, negli Usa il Pil è cresciuto del 5%. Lo ha annunciato il Dipartimento del Commercio, che ha rivisto al rialzo la precedente stima del +3,9% nel periodo tra luglio e settembre. Il dato è nettamente migliore delle attese degli analisti, ferme a una revisione del +4,3%, e rappresenta il balzo più sostenuto dal terzo trimestre del 2003.
C'è da dire che sempre oggi gli ordini di beni industriali hanno mostrato una flessione inattesa a novembre, che forse indica un rallentamento nell'ultimo periodo dell'anno. Ma la Casa Bianca ha buon gioco a dire che "la revisione" del Pil "indica che l'economia è cresciuta al tasso più veloce da oltre un decennio" e a sottolineare che il 2014 è stato l'anno della "svolta" per gli Stati Uniti, anche se "c'è ancora molto da fare per assicurarsi che tutti gli americani possano condividere la ripresa".
E sulla stessa lunghezza d'onda il premier Matteo Renzi su Twitter scrive: "I dati americani dimostrano che puntare su investimenti e crescita funziona. Altro che austerità! ecco perché l'Europa deve cambiare". La rilevazione sulla forza dell'economia a stelle e strisce irrompe sui mercati europei, che avevano già accolto con favore il rafforzamento del dollaro sullo yen e sull'euro e il recupero delle quotazioni del petrolio. In un periodo di scambi limitati - visto il periodo natalizio - e alla vigilia della lunga chiusura di Piazza Affari (fino al 28 dicembre), gli occhi erano più che altro concentrati sul versante politico, dove si registra l'ok della Camera alla Legge di Stabilità e si attende per domani il varo dei primi decreti attuativi legati al Jobs Act del governo Renzi.
A Milano, il Ftse Mib chiude in rialzo dell'1,46% a quota 19.352 punti, appena sopra il livello del 2 gennaio: a Piazza Affari restano ancora due seduta per capire se il 2014 si chiuderà in positivo o meno. Ben intonate anche le altre Ue: Francoforte sale dello 0,57%, Londra dello 0,14% e Parigi si rafforza al +1,42%. Osservata speciale di Piazza Affari è Mps, che chiude con un mini rimbalzo (+1,31%) dopo aver perso il 7% nella seduta di ieri. Anche Seat, ieri affossata, rimonta nettamente (+22%). Le notizie provenienti dagli Usa spingono l'euro, che già era debole, a chiudere a 1,2164 contro il dollaro, ai minimi dall'agosto 2012. Wall Street, reduce dai nuovi massimi, si muove in rialzo dopo il sorprendente aumento del Pil: il Dow Jones cresce dello 0,5% e supera la soglia di 18mila punti, lo S&P500 aggiunge lo 0,2%, mentre il Nasdaq non tiene il passo ed è in frazionale ribasso.
Nel giorno della nulla di fatto nella seconda elezione per il presidente della Repubblica in Grecia, si guardava con apprensione al comparto obbligazionario. Eppure il rendimento del Btp a 10 anni tocca un nuovo minimo storico scivolando fino a 1,911% per poi risalire attorno all'1,93%. Lo spreadcon il Bund oscilla sui 135 punti base con il tasso del Bund viaggia sui valori minimi di 0,59%.
Il petrolio, protagonista insieme alla Russia di questa fase dei mercati, si presenta in rialzo sul mercato di New York: il Wti viaggia in rialzo di circa un punto percentuale rispetto alla chiusura precedente e tratta in area 56 dollari al barile. Sul greggio non pesa al momento la nuova uscita dell'Arabia Saudita, secondo la quale l'Opec non taglierà la produzione nemmeno se il prezzo del greggio scenderà a 20 dollari al barile. Lo ha dichiarato in un'intervista al Middle East Economic Survey il ministro del Petrolio saudita, Ali al-Naimi. "Che scenda a 20 dollari al barile, a 40, 50 o 60 è irrilevante", ha affermato il ministro, che ha definito "ingiusto" aspettarsi che il cartello riduca la produzione senza che i produttori non Opec facciano lo stesso.
L'agenda macreoconomica di oggi era fitta: dalla Francia arriva l'indicazione del Pil del terzo trimestre, cresciuto dello 0,3% rispetto all'analogo periodo del 2013 a conferma della lettura preliminare. Diffuso anche il Pil del Regno Unito, +0,7% nel terzo trimestre e +2,6% sul 2013. Di nuovo in Francia, le spese delle famiglie sono cresciute dello 0,4% mensile a novembre, ma calate dell'1,1% su anno. In Italia, arrivano nuovi segnali di debolezza dalle vendite al dettaglio, giunte al sesto calo annuo consecutivo.
Oltre alla dinamica del Pil, dagli Usa si registra il calo inatteso degli ordini di beni durevoli a novembre: -0,7% rispetto al mese prima (quando erano saliti dello 0,3%), a 242,28 miliardi di dollari, secondo i dati diffusi dal dipartimento del commercio. Gli economisti si aspettavano un rialzo del 3%. La striscia di dati Usa non si ferma qui: sale l'indice Fhfa (Federal Housing Finance Agency), che misura i prezzi delle abitazioni statunitensi e fa registrare un +0,6% mensile, mentre gli analisti avevano stimato un incremento dello 0,3%. Ancora, l'indice manifatturiero della Fed di Richmond si porta a 7 punti a dicembre (in linea) mentre la fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan si attesta a 93,6 punti (sopra le attese). I redditi dei lavoratori crescono in novembre dello 0,4% mentre le spese per i consumi personali segnano +0,6% (atteso +0,5% per entrambi), la vendita di case nuove a novembre scende dell'1,6% e delude.
Clamoroso scivolone della Borsa di Shanghai, che chiude in calo del 3,03% con l'indice Composite a 3.032,61 punti. Da quando la piazza della Cina continentale ha avviato il programma con la Borsa di Hong Kong, che ha aperto un canale di investimento agli operatori per acquistare azioni cinesi prima fortemente limitate, Shanghai ha guadagnato oltre un quarto del suo valore. Chiusa per festività, invece, la Borsa di Tokyo: in Giappone si celebra il Compleanno dell'Imperatore. Infine, le quotazioni dell'oro sono stabili: il contratto a febbraio tratta in area 1.179,5 dollari l'oncia.
C'è da dire che sempre oggi gli ordini di beni industriali hanno mostrato una flessione inattesa a novembre, che forse indica un rallentamento nell'ultimo periodo dell'anno. Ma la Casa Bianca ha buon gioco a dire che "la revisione" del Pil "indica che l'economia è cresciuta al tasso più veloce da oltre un decennio" e a sottolineare che il 2014 è stato l'anno della "svolta" per gli Stati Uniti, anche se "c'è ancora molto da fare per assicurarsi che tutti gli americani possano condividere la ripresa".
E sulla stessa lunghezza d'onda il premier Matteo Renzi su Twitter scrive: "I dati americani dimostrano che puntare su investimenti e crescita funziona. Altro che austerità! ecco perché l'Europa deve cambiare". La rilevazione sulla forza dell'economia a stelle e strisce irrompe sui mercati europei, che avevano già accolto con favore il rafforzamento del dollaro sullo yen e sull'euro e il recupero delle quotazioni del petrolio. In un periodo di scambi limitati - visto il periodo natalizio - e alla vigilia della lunga chiusura di Piazza Affari (fino al 28 dicembre), gli occhi erano più che altro concentrati sul versante politico, dove si registra l'ok della Camera alla Legge di Stabilità e si attende per domani il varo dei primi decreti attuativi legati al Jobs Act del governo Renzi.
A Milano, il Ftse Mib chiude in rialzo dell'1,46% a quota 19.352 punti, appena sopra il livello del 2 gennaio: a Piazza Affari restano ancora due seduta per capire se il 2014 si chiuderà in positivo o meno. Ben intonate anche le altre Ue: Francoforte sale dello 0,57%, Londra dello 0,14% e Parigi si rafforza al +1,42%. Osservata speciale di Piazza Affari è Mps, che chiude con un mini rimbalzo (+1,31%) dopo aver perso il 7% nella seduta di ieri. Anche Seat, ieri affossata, rimonta nettamente (+22%). Le notizie provenienti dagli Usa spingono l'euro, che già era debole, a chiudere a 1,2164 contro il dollaro, ai minimi dall'agosto 2012. Wall Street, reduce dai nuovi massimi, si muove in rialzo dopo il sorprendente aumento del Pil: il Dow Jones cresce dello 0,5% e supera la soglia di 18mila punti, lo S&P500 aggiunge lo 0,2%, mentre il Nasdaq non tiene il passo ed è in frazionale ribasso.
Nel giorno della nulla di fatto nella seconda elezione per il presidente della Repubblica in Grecia, si guardava con apprensione al comparto obbligazionario. Eppure il rendimento del Btp a 10 anni tocca un nuovo minimo storico scivolando fino a 1,911% per poi risalire attorno all'1,93%. Lo spreadcon il Bund oscilla sui 135 punti base con il tasso del Bund viaggia sui valori minimi di 0,59%.
Il petrolio, protagonista insieme alla Russia di questa fase dei mercati, si presenta in rialzo sul mercato di New York: il Wti viaggia in rialzo di circa un punto percentuale rispetto alla chiusura precedente e tratta in area 56 dollari al barile. Sul greggio non pesa al momento la nuova uscita dell'Arabia Saudita, secondo la quale l'Opec non taglierà la produzione nemmeno se il prezzo del greggio scenderà a 20 dollari al barile. Lo ha dichiarato in un'intervista al Middle East Economic Survey il ministro del Petrolio saudita, Ali al-Naimi. "Che scenda a 20 dollari al barile, a 40, 50 o 60 è irrilevante", ha affermato il ministro, che ha definito "ingiusto" aspettarsi che il cartello riduca la produzione senza che i produttori non Opec facciano lo stesso.
L'agenda macreoconomica di oggi era fitta: dalla Francia arriva l'indicazione del Pil del terzo trimestre, cresciuto dello 0,3% rispetto all'analogo periodo del 2013 a conferma della lettura preliminare. Diffuso anche il Pil del Regno Unito, +0,7% nel terzo trimestre e +2,6% sul 2013. Di nuovo in Francia, le spese delle famiglie sono cresciute dello 0,4% mensile a novembre, ma calate dell'1,1% su anno. In Italia, arrivano nuovi segnali di debolezza dalle vendite al dettaglio, giunte al sesto calo annuo consecutivo.
Oltre alla dinamica del Pil, dagli Usa si registra il calo inatteso degli ordini di beni durevoli a novembre: -0,7% rispetto al mese prima (quando erano saliti dello 0,3%), a 242,28 miliardi di dollari, secondo i dati diffusi dal dipartimento del commercio. Gli economisti si aspettavano un rialzo del 3%. La striscia di dati Usa non si ferma qui: sale l'indice Fhfa (Federal Housing Finance Agency), che misura i prezzi delle abitazioni statunitensi e fa registrare un +0,6% mensile, mentre gli analisti avevano stimato un incremento dello 0,3%. Ancora, l'indice manifatturiero della Fed di Richmond si porta a 7 punti a dicembre (in linea) mentre la fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan si attesta a 93,6 punti (sopra le attese). I redditi dei lavoratori crescono in novembre dello 0,4% mentre le spese per i consumi personali segnano +0,6% (atteso +0,5% per entrambi), la vendita di case nuove a novembre scende dell'1,6% e delude.
Clamoroso scivolone della Borsa di Shanghai, che chiude in calo del 3,03% con l'indice Composite a 3.032,61 punti. Da quando la piazza della Cina continentale ha avviato il programma con la Borsa di Hong Kong, che ha aperto un canale di investimento agli operatori per acquistare azioni cinesi prima fortemente limitate, Shanghai ha guadagnato oltre un quarto del suo valore. Chiusa per festività, invece, la Borsa di Tokyo: in Giappone si celebra il Compleanno dell'Imperatore. Infine, le quotazioni dell'oro sono stabili: il contratto a febbraio tratta in area 1.179,5 dollari l'oncia.
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