Iannuzzi, Simeoni e Vacciano: cronaca a 5 stelle di una morte annunciata
Era un addio già previsto. Lo sapevano già gli attivisti del Movimento 5 Stelledi Latina. Lo avevano intuito quando venerdì scorso Cristian Iannuzzi e Giuseppe Vacciano hanno avuto un confronto col meetup del territorio, davanti a un Movimento “cambiato”, difficile da condividere ogni giorno. I tre abbandoni 5 stelle arrivano tutti dalla zona pontina. E c’è un perché.
«PREFERISCO DIMETTERMI» – Ivana Simeoni, senatrice e mamma di Cristian, aveva già “preparato virtualmente” il meetup. «Scusate – ha spiegato qualche giorno fa ai suoi compagni – se non sono riuscita a venire in riunione. Purtroppo, come saprete, le votazioni in Senato sono durate fino alle 7 del mattino. Sarei venuta in riunione per dirvi che condivido lo stesso stato d’animo e la stessa amarezza che hanno espresso, in modi diversi, sia Giuseppe che Cristian». E ancora: «Siamo entrati ormai quasi due anni fa in Parlamento assieme, sposando gli stessi principi, con i medesimi obiettivi e le stesse speranze che sono certa condivide la maggior parte del nostro meetup. Eviterò di riproporre qui la questione art.4 ed i principi del movimento, visto che gli stessi argomenti sono stati oggetto di discussione e confronto in ben due, o forse tre precedenti riunioni. Per me questo cambiamento degli ideali non è ammissibile». «Preferisco dimettermi», aggiunge a fine lettera. Dimettersi, uscire nel modo più pulito possibile, tenendo fede ai principi del Movimento che, con un direttorio e troppe espulsioni, sembra avere un volto diverso.
UN INCONTRO PER PARLARE DI DIRETTORIO – Ne aveva già parlato Iannuzzi a Parma, lo hanno ribadito alcuni attivisti M5S durante un incontro (con video on line) in cui ci si confrontava sul nuovo direttorio. “Movimento o partito a 5 Stelle?” si chiedevano i militanti qualche giorno fa. Il popolo del Vday sembra esser arrivato ad «un punto di non ritorno» sottolineano alcuni «con situazioni calate dall’alto». Nell’incontro si è cercato di fare chiarezza sul futuro del Movimento con un confronto franco con gli eletti che hanno partecipato. Non solo. Secondo quello che emerge una lettera avrebbe raggiunto i magnifici 5 del “direttorio” a cui però (perlomeno fino ai primi del mese) i militanti non hanno ricevuto risposta. Coerentemente, fino in fondo, sono arrivate oggi le lettere di dimissioni. «Il fatto che io condivida o meno il merito delle scelte fatte – ha spiegato oggi Vacciano – ha poca importanza, il problema è di metodo. Quel metodo al quale ho sempre attribuito pari dignità rispetto al merito e che credo sia stato uno dei segni fortemente distintivi della nostra storia». Non è più quel Movimento: «Ignorare o fingere di ignorare questo fatto vorrebbe dire essere intellettualmente disonesto e approfittare della fiducia di tante persone».
TRA IL DIRE E IL FARE C’È IL COLLE – «Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi», recita l’articolo 4 del Non statuto. Ora però il Movimento ha un direttivo, realtà che sta diventa oggetto di discussione anche nei meet up e causa di dimissioni dei parlamentari. Le richieste del deputato e dei due senatori dovranno esser calendarizzate in aula e rifiutate (come da prassi) al primo tentativo. Tra il dire e il fare in aula ci sono non solo riforme importanti, ma sopratutto l’elezione del Presidente della Repubblica. Ora Beppe Grillodovrà contare su meno forze anche se uno dei tre dimissionari, Vacciano, ha precisato che voterà il linea con il gruppo. «Continuerò a rispettare tutti gli accordi sottoscritti sia in termini di voto (seguirò le indicazioni del gruppo parlamentare, anche perché e ci tengo a sottolinearlo, ne condivido pienamente in forma e sostanza le battaglie e le decisioni sui temi politici) che di restituzione qualitativa e quantitativa delle eccedenze». L’amaro in bocca però resta. Con addii che potrebbero non rimanere isolati.
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