Tito Boeri è il nuovo presidente dell’Inps, mentre l’imprenditore renziano Vincenzo Manes sarà consigliere “pro bono” del governo in materia di terzo settore. Lo ha annunciato il presidente del consiglio, Matteo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri che ha varato il primo decreto attuativo sul jobs act e il commissariamento straordinario dell’Ilva, chiudendo con tanti ringraziamenti la breve era di Tiziano Treu alla guida dell’istituto nazionale di previdenza.
Docente di Economia alla Bocconi ed ex consulente di Commissione Ue, Bce e Banca Mondiale, oltre che direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, responsabile scientifico del festival dell’economia di Trento, co-fondatore de lavoce.info ed editorialista di Repubblica, Boeri è stato a lungo in predicato di un ingresso nel governo Renzi e in questi mesi non ha risparmiato critiche all’esecutivo. “Però il governo è partito in quarta con un’agenda di riforme ambiziose e non è andata molto oltre gli annunci. Doveva fare un’altra cosa: doveva cominciarne una e portarla avanti fino in fondo. Bastava fare una cosa e farla bene”, aveva per esempio dichiarato a ilfattoquotidiano.it all’inizio di agosto.
Quanto Manes, cui fa capo la holding Intek che spazia dal rame (Kme) alle rinnovabili (ErgyCapital), è stato tra i finanziatori della Fondazione Open di Renzi e, per quanto riguarda il terzo settore, è presidente della Fondazione Dynamo che si occupa di implementare progetti “che rappresentino motori di cambiamento per le comunità di interesse” con un approccio di tipo imprenditoriale piuttosto che di volontariato in senso stretto. In una recente intervista a ilfattoquotidiano.it sulle proposte al governo per rilanciare il Paese aveva parlato di una tassa sugli attivi finanziari detenuti dalle famiglie italiane per “finanziare la creazione di imprese sociali e progetti innovativi in campo artistico e culturale, ambientale, turistico e scientifico e nel settore del welfare”. “E’ una proposta solo apparentemente utopistica: se oggi il terzo settore genera il 7% del Pil nazionale e occupa 950mila persone, una misura del genere potrebbe raddoppiare entrambi i valori. Il che significa che creerebbe circa 1 milione di posti di lavoro. Un risultato impossibile da ottenere, ormai, nel manifatturiero tradizionale”, aveva detto.