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ROMA - "L'Italia entra in una fase di straordinaria disponibilità all'apertura". Così Matteo Renzi sintetizza il risultato raggiunto con un Cdm che, dopo tre ore di lavori e di tensioni, ha approvato i primi decreti attuativi del Jobs Act. In particolare quello che disciplina il contratto a tutele crescenti, la modifica dell'articolo 18 e i nuovi indennizzi in caso di licenziamento illegittimo. "Varrà anche per partiti e sindacati", sottolinea il premier, e "il licenziamento collettivo avrà lo stesso regime del licenziamento individuale".

Inoltre, ha insistito Renzi, non è previsto il licenziamento per "scarso rendimento. Mettiamoci in testa che sarebbe stata una polemica solo di applicazione giurisprudenziale. Il datore di lavoro può comunque intervenire per licenziamento economico". Quanto all'indennizzo per il lavoratore licenziato, Renzi ha precisato che sarà di "due mensilità per ogni anno di servizio, non inferiore a quattro mensilità e non superiore a 24".

Nel decreto non compare l'opting out, ovvero la possibilità per il datore di lavoro di aggirare il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento ingiustificato versandogli un super-indennizzo. Opzione su cui insisteva Ncd. "Rispettiamo l'opting out, ma è più importante sottolineare la rivoluzione copernicana realizzata in 10 mesi, secondo la logica di dare più tutele a chi ne ha bisogno, più libertà a chi vuole investire".

Alla domanda sul decreto frutto di una sintesi, chiaro riferimento alle pressioni di Ncd sull'opting out, il premier ha risposto parlando di un ostacolo oggettivo alla misura: "Con l'opting out saremmo andati oltre la delega concessaci dal Parlamento". "Ci sono momenti in cui un leader o presunto tale si assume la responsabilità delle scelte finali - ha aggiunto Renzi -.
A quelli di destra che volevano di più, chiedo: dove eravate in questi anni? A chi da sinistra voleva più tutele ricordo l'Aspi e le tutele crescenti. Si poteva fare di più? Può darsi, ma intanto abbiamo fatto dei passi avanti" e in ogni caso il via libera è arrivato "senza grandi polemiche in Cdm. Se poi fuori c'è il gioco della parti, va bene". Comunque, ha assicurato sul punto Renzi, "il testo è aperto alle commissioni parlamentari, siamo pronti a rivedere i nostri convincimenti. Ma è un passo in avanti strepitoso".

Per Ncd ha parlato un suo esponente di peso, il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, che proprio ieri aveva insistito su un netto superamento dell'articolo 18, ricollegandolo alla tenuta del governo. Dopo il Cdm che ha respinto le misure proposte da Ncd per quel superamento, Sacconi vede il buono di un Jobc Act che "rappresenta per ogni osservatore internazionale politico e finanziario la misura della nostra capacità di autoriforma, la verifica della presenza o meno di una autentica leadership, la possibilità di superare un fondamentale vincolo alla crescita e una certa cultura ostile all'impresa". Ma, riafferma Sacconi, "la bozza di decreto delegato, pur contenendo passi avanti nella regolazione, non solo la limita alle nuove assunzioni ma soprattutto mantiene, come già la legge Fornero che almeno era per tutti i contratti, un'ampia area di valutazione discrezionale del magistrato e quindi di incertezza giurisprudenziale". Mentre il coordinatore Gaetano Quagliariello assicura: "Continueremo a tenere il punto perché riteniamo che attraverso il passaggio parlamentare il provvedimento possa essere ulteriormente migliorato".

In Cdm è arrivato anche il via libera, "salvo intese", anche al secondo decreto attuativo del Jobs Act, che introduce la nuova Aspi, l'ammortizzatore sociale nato dalla riforma Fornero che dovrebbe essere esteso nella durata e nella platea. Renzi ha evidenziato "l'estensione a 24 mesi delle tutele per chi perde il lavoro". "Non sei più un numero, ma una persona" sottolinea il premier, "lo Stato non si dimentica di te e ti aiuta fornendoti nuovi strumenti con i corsi di formazione. E' chiaro che chi non li fa esce dal programma".

Il Cdm ha approvato inoltre il decreto su Taranto, che prevede il passaggio del gruppo Ilva all'amministrazione straordinaria, con una modifica alla legge Marzano che contempla l'estensione alle imprese strategiche. In questo modo l'Ilva potrà riprendere la produzione nel rispetto dei parametri di sicurezza ambientale. I fondi per le bonifiche, che proverranno anche da somme sequestrate e saranno destinate all'adempimento delle prescrizione Aia, saranno vincolati al risanamento ambientale, prevista per questo una contabilità speciale separata. Il 29 dicembre il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi illustrerà i contenuti del decreto alle organizzazioni sindacali. Per Renzi, è stato "l'atto
più emozionante del Consiglio dei ministri. La responsabilità ci chiama, e noi rispondiamo prendendo in faccia il vento che serve. Su di noi ricade di rimediare agli errori fatti in quella città che merita un grande, pubblico, diretto investimento dello Stato italiano".

Passa anche il decreto attuativo della delega fiscale sulla certezza del diritto. Si tratta del primo ok al provvedimento che andrà adesso all'esame delle commissioni parlamentari competenti. Il provvedimento si basa su tre assi portanti: abuso del diritto delimitato, restyling dei reati tributari, e collaborazione fra grandi imprese e fisco.

Via Twitter l'annuncio del ministro Madia sulla proroga in Cdm dei contratti dei lavoratori precari delle Province.

Renzi ha annunciato la nomina di Tito Boeri nuovo presidente dell'Inps, mentre il generale Claudio Graziano a nuovo capo di Stato maggiore della Difesa, mentre il generale Tullio Del Sette diventa comandante generale dell'Arma dei Carabinieri. Su Twitter il ministro Roberta Pinotti ha ringraziato il capo di Stato maggiore uscente, l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli "per l'importante lavoro" svolto. Una norma inserita nel Decreto legge Milleproroghe approvato dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, proroga di due anni il termine per la privatizzazione dell'Ente pubblico Croce Rossa Italiana.

Tensioni in Cdm. La riunione era stata convocata in un primo tempo alle 10, ma poi è stata fatta slittare alle 12 e infine è iniziata ancora più tardi, a dimostrazione di come l'approdo a una sintesi per la scrittura del decreto non fosse affatto semplice. Non sono mancate tensioni durante il Cdm: con i ministri targati Ncd - che spingevano per un superamento netto dell'articolo 18 - è andata in scena la battaglia più dura, quella sul reintegro.

Le reazioni. Comprensibile la soddisfazione della minoranza Pd, sintetizzata dalle parole di Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. "Sconfitta la pretesa di Ncd di avere nel decreto sul Jobs Act il cosiddetto opting out e il licenziamento per scarso rendimento". "Rimane - aggiunge Damiano - il problema dei licenziamenti collettivi per motivo economico: una soluzione contro la quale continueremo la nostra battaglia con l'obiettivo del miglioramento dei Decreti".

Sul fronte sindacale, tuona il leader dell Fiom Maurizio Landini: "E' un regalo fatto alla vigilia di Natale agli imprenditori" mentre "i lavoratori italiani non hanno da festeggiare se viene cancellato lo Statuto dei Lavoratori e se si rendono possibile i licenziamenti dando solo un po' di soldi". Il sindacato, assicura Landini, metterà "in campo tutte le iniziative possibili per riconquistare i diritti ed estenderli veramente a tutti".

Renato Brunetta di Forza Italia "è pretestuoso, come ha fatto il presidente del Consiglio, evocare l'eccesso di delega quando le relative norme sono aperte a una gamma di soluzioni molto ampia. La verità è che Renzi si limita a sfidare solo a parole la sinistra del Pd e la Cgil". Per Brunetta, "il passo in avanti, molto modesto, riguarda soltanto il licenziamento economico" mentre "il problema vero riguardava e continua a riguardare i licenziamenti disciplinari a fronte di una giurisprudenza esageratamente 'buonista'" e con ambiti di discrezionalità "troppo ampi ai giudici". "L'opting out sarebbe stata una soluzione equilibrata - conclude Brunetta -, ma sarebbe stata necessaria una determinazione che il governo e la maggioranza hanno solo a parole".