Annuario Istat, l'Italia Paese sempre più vecchio dopo la Germania. E l'occupazione sale solo per gli over 55
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Italia Paese per vecchi. E' il ritratto che emerge dai dati dell'annuario Istat, che descrive un quadro non proprio incoraggiante per i giovani. Un paese quindi diviso da una spaccatura generazionale, anziani e "terza età" Vs giovani. Sul fronte "anagrafico" come su quello occupazionale. Dopo l'innalzamento dell'età pensionabile, ad esempio, per effetto della riforma Fornero, è continuata a crescere la quota di occupati 55-64enni mentre si è ridotto il tasso di occupazione tra i giovani.
C'E' LAVORO SOLO PER I PIU' VECCHI. Emorragia di posti di lavoro, giovani senza prospettive e occupati sempre più vecchi per effetto della riforma delle pensioni fatta dal governo Monti. E' il quadro tracciato dall'Istat dove emerge che nel 2013 gli occupati erano 22.420.000, cioè 478.000 in meno rispetto all'anno precedente. La riduzione dell'occupazione ha riguardato entrambi i sessi ma maggiore tra gli uomini (-2,6% contro -1,4%). Nel 2013 le persone in cerca di occupazione sono cresciute di 369.000 unità (+13,4%). Il tasso di disoccupazione è salito al 12,2% (da 10,7%), quello di inattività al 36,5% (da 36,3%). Con l'innalzamento dell'età pensionabile, è continuata a crescere la quota di occupati 55-64enni (da 40,4 a 42,7%) mentre si è ridotto il tasso di occupazione tra i giovani, soprattutto fra i 15-24enni (da 18,5 a 16,3%) e i 25-34enni (da 63,8 a 60,2%).
La diminuzione degli occupati - riferisce l'Istat - ha riguardato sia i lavoratori dipendenti (-335.000) sia gli indipendenti (-143.000). Hanno perso occupazione tutti i settori di attività economica: -89.000 unità nell'industria in senso stretto, -35.000 in agricoltura, -163.000 nelle costruzioni e -191.00 nei servizi. Si è ridotto il numero dei dipendenti a termine (-6,1%), in crescita dal 2010, mentre sono aumentati gli occupati a tempo parziale (+2,8%) anche se l'incremento del part time risulta di tipo involontario. Il tasso di occupazione 2013 è al 55,6%, valore che si mantiene ampiamente al di sotto della media Ue (64,1%); quello maschile si attesta al 64,8% (66,5% nel 2012), mentre il tasso riferito alle donne si posiziona al 46,5% (47,1% l'anno precedente). Rimangono ampi i divari territoriali, con il tasso di occupazione che al Nord è oltre venti punti più elevato di quello dell'area meridionale.
VECCHIA ITALIA. l'Italia è il secondo Paese più vecchio d'Europa, dopo la Germania. Secondo l'Annuario Statistico Istat, al 1 gennaio 2013 l'indice di vecchiaia è di 151,4 anziani ogni 100 giovani (148,6 nel 2012), confermando l'Italia al secondo posto nell'Ue a 27 dopo la Germania (160). Grazie alla riduzione dei rischi di morte, prosegue anche nel 2013 l'incremento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,6 del 2012 a 79,8 e per le donne da 84,4 a 84,6: in Ue siamo ai vertici insieme a Svezia, Spagna e Francia.
CALANO LE ISCRIZIONI ALL'UNIVERSITA'. Poco più della metà dei giovani che prendono il diploma si iscrivono all'università: nell'anno accademico 2012-2013, il 55,7%. Erano 72,6 gli immatricolati su 100 diplomati nell'anno 2003-2004. In dieci anni, l'università ha perso circa venti iscrizioni ogni cento diplomati. Ad avere il diploma di scuola superiore sono tre persone su dieci e i laureati sono il 12,3%. Insomma il livello di istruzione della popolazione italiana lascia ancora a desiderare: se è vero che si è costantemente innalzato nel tempo i numeri indicano che il cammino da fare è ancora lungo. Il passaggio dalle Superiori all'università, dopo la forte crescita negli anni di avvio della riforma è andato progressivamente riducendosi. I valori sono più alti per i residenti nelle regioni del Nord-Ovest e in quelle del Centro (entrambe 60,2).
Chi si iscrive per la prima volta si indirizza verso i corsi di primo livello di durata triennale (83,8%) mentre il restante 16,2% si orienta verso i corsi di laurea magistrale a ciclo unico. Sempre nello stesso anno la popolazione universitaria è di 1.709.407 studenti, in flessione rispetto all'anno precedente (-2,4%). Sono soprattutto i liceali a proseguire gli studi dopo le Superiori: 6 su 10 si dichiarano studenti a tempo pieno contro meno del 20% dei diplomati degli istituti tecnici e il 6,7% di quelli degli istituti professionali. Nel 2012 circa 297.0000 studenti sono arrivati al traguardo della laurea, circa 1.400 in meno rispetto all'anno precedente (-0,5%).
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