M5S, Giuseppe Vacciano e Ivana Simeoni si dimettono da senatori. E anche Cristian Iannuzzi alla Camera lascia (FOTO)
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Un'ondata di dimissioni travolge il Movimento 5 Stelle. I senatori Giuseppe Vacciano e Ivana Simeoni fanno un passo indietro e si dimettono da Palazzo Madama. Da politico, però, l'affaire è diventato 'familiare'. Perché anche il figlio della Simeoni, il deputato Cristian Iannuzzi ha detto addio alla sua poltrona a Montecitorio. Gli addii al Movimento diventano in tutto 26 (quelli ufficiali). Dopo il passo indietro di Tommaso Currò (l'ultimo in ordine di tempo), che ha lasciato il gruppo parlamentare alla Camera, Giuseppe Vacciano, tesoriere del M5S a palazzo Madama, ha rassegnato le dimissioni da senatore e lascia così il gruppo. Il senatore lascia il M5S deluso dalla nomina del 'direttorio', secondo quanto riporta l'AdnKronos. Subito dopo la decisione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, Vacciano aveva inviato una mail ai colleghi prendendosi un periodo di riflessione. Vacciano avrebbe già inviato la lettera di dimissioni al presidente del Senato, Pietro Grasso.
La decisione di Vacciano era quindi nell'aria: da tempo considerato un dissidente, oltre a non aver mandato giù la nomina delle 5 stelle di Grillo (il cosiddetto direttorio) aveva anche denunciato la presenza di cordate interne al Movimento, in occasione delle europarlamentarie, quando un fedelissimo di Grillo, Riccardo Nuti (e non solo) fece un endorsement a consultazioni aperte a favore di alcuni candidati. Non solo: Vacciano fu anche uno dei pochi (dieci) pentastellati che votarono Pietro Grasso per la presidenza del Senato. Il gruppo parlamentare a Palazzo Madama si è quindi ridotto a 37 parlamentari
Le acque restano quindi agitate nel M5S. Un altro tra quelli che vengono annoverati tra i non-allineati, Aris Prodani, ha attaccato il suo gruppo parlamentare alla Camera, e lo ha fatto in diretta streaming. I deputati grillini in commissione Bilancio hanno mandato la diretta pirata dei lavori, "per rendere consapevoli i cittadini - spiegavano - delle porcate e delle marchette che stanno inserendo nel testo". Ben presto però lo streaming si è trasformato in un vero e proprio boomerang per i 5 stelle.
Il deputato Aris Prodani ha preso infatti la parola in commissione denunciando i colleghi: "Il mio gruppo - ha affermato - mi ha impedito di svolgere il mio ruolo di parlamentare. Ho presentato due emendamenti concordati con i consiglieri di Trieste, ma non sono mai stati trasmessi alla commissione. Per questo, mi vedo costretto a sottoscrivere due emendamenti" della Lega Nord. "Prendo atto che il mio gruppo mi ha impedito di fare il mio lavoro".
La grana nasce attorno a un emendamento, inserito dal Pd al Senato, che prevedeva di 'sdemanializzare' il porto vecchio di Trieste aprendo alla possibilità di spostare il punto franco. Una questione molto sentita a Trieste. Prodani, considerato una delle voci critiche del Movimento, concorda con i consiglieri M5S triestini "due emendamenti - spiega all'Adnkronos - uno abrogativo, l'altro invece cercava di limitare i danni". Prodani, ancora furente, racconta quanto avvenuto nelle ultime ore. "Il termine per la presentazione degli emendamenti - dice all'adnkronos - scadeva ieri alle 12.30. Li ho inviati per tempo, confrontandomi con il territorio". "Dunque ho sentito la collega Castelli - prosegue - mi ha detto che ne avrebbero presentato soltanto uno perché al secondo erano politicamente contrari. Parliamo di 4 parlamentari -quelli che siedono in Bilancio- che non conoscono certo il territorio quanto noi. Comunque, sto zitto e confido nell'emendamento che arriverà in commissione".
Intanto a Trieste, dove la vicenda del porto è molto sentita, i Grillini spiegano alla stampa e alla base di aver lavorato per far saltare la misura inserita a Roma dal Pd. "Ma presto scopro - denuncia Prodani - che i nostri emendamenti non erano mai stati presentati. Così sono stato costretto a sottoscrivere due proposte di modifiche simili presentate del collega Fedriga", capogruppo Lega a Montecitorio. "L'ho detto in Commissione e lo ribadisco - dice Prodani difendendo a spada tratta il suo operato - mi hanno impedito di fare il mio lavoro".
Intanto alcuni deputati del M5S, tra cui Alessio Mattia Villarosa, si sono seduti sui banchi del governo in Aula alla Camera mentre era in discussione la legge di stabilità e quasi immediatamente sono stati espulsi dall'emiciclo. Il presidente di turno ha interrotto i lavori, che poco dopo sono ripresi. Poi nuova bagarre in Aula causata dal Movimento 5 Stelle, che ha costretto il presidente della Camera, Lauro Boldrini, a nuove espulsioni dopo quelle di questa mattina. Nel corso delle votazioni sulle misure sui giochi contenute nella legge di stabilità, i pentastellati hanno esposto cartelli con scritto "governo d'azzardo". I parlamentari espulsi sono: Claudio Cominardi, Michele Dell'Orco e Vittorio Ferraresi. I deputati si sono avvicinati ai banchi del governo, ma sono stati bloccati dai commessi. Già questa mattina, altri parlamentari del gruppo hanno tentato di occupare i posti riservati in Aula all'esecutivo, subendo anche loro l'espulsione da parte della Boldrini.
Gli altri fuoriusciti
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