Roma, campi nomadi: scorre un fiume incontrollato di denaro pubblico
Il campo nomadi Lombroso è stato costituito nel 2000
di Stefano Marzetti
I campi nomadi di Roma continuano a far scorrere un fiume incontrollato di denaro pubblico. Questo alla faccia dell'emersione di Mafia Capitale, la 'cupola' del malaffare scoperchiata dall'inchiesta Mondo di Mezzo della Procura della Repubblica di Roma. Una maxi operazione antimafia condotta dal Ros dei carabinieri, che finora ha portato all'arresto di circa 40 persone, a un centinaio d'indagati e a circa 113 milioni di euro in immobili e terreni sequestrati. Secondo gli inquirenti, a capo di questa cloaca, vi sarebbe l'ex estremista di destra, Massimo Carminati, oggi rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in Friuli.
La ricerca. Come detto l'impeto della cascata di soldi pare non essersi per nulla arrestato. Una realtà che si avverte seguendo le cronache della Capitale e che è denunciata anche dall'Associazione 21 Luglio (organizzazione no profit impegnata nella promozione dei diritti delle comunità rom e sinti in Italia), che da anni denuncia l'"illegalità del sistema campi nomadi" ed è autrice di una ricerca dal titolo 'Campi Nomadi s.p.a.' (su rielaborazione dei dati forniti dall'Ufficio Nomadi di Roma Capitale), dai risultati inquietanti.
Mafia Capitale. "Sotto un apparato clientelare, per anni business prioritario dell'imprenditoria legata a doppio filo con le istituzioni, i Villaggi della solidarietà e i Centri di raccolta rom sono stati fulcro di interessi paralleli". La 21 Luglio parte dai numeri: "A Roma, i Villaggi della solidarietà presenti nel giugno 2013, erano: Lombroso (costituito nell'anno 2000), Candoni (anno 2000), Gordiani (anno 2002), Cesarina (anno 2003), Camping River (anno 2005), Castel Romano (anno 2005), Salone (anno 2006), La Barbuta (anno 2012). All'interno, sempre nel giugno dello stesso anno, erano presenti 4.391 rom (dai circa mille di Castel Romano, fino agli appena 150 di Lombroso). Centri di segregazione - scrive la 21 Luglio - con presidi sanitari assenti (ad eccezione di Camping River e Salone), distanti, perlopiù, chilometri dai centri abitati".
Centri di raccolta. "Affiancati a questi, troviamo i Centri di raccolta rom. In ordine cronologico, dal 2009 in via Salaria (inizialmente per gli sgomberati dell'insediamento Casilino 700), passando per via Amarilli nel 2010 (con parte degli sgomberati di Casilino 900), fino al Best House Rom del 2012 (inizialmente per accogliere gli sgomberi dal campo di via del Baiardo)". Dalla ricerca dell'Associazione, all'interno di questi centri di raccolta, "nel 2013, vivevano circa 680 persone, unicamente di famiglia rom. Spazi ai margini della vita urbana, in situazioni igienico sanitarie ai limiti del consentito, che risultano, tuttavia, altamente onerosi per le casse cittadine".
Fiume di denaro pubblico. "Solamente nel 2013, oltre sedici milioni di euro, cui circa il 60% rappresentato dai soli costi di gestione. Per il mantenimento di ogni famiglia all'interno, si va dagli 11mila del Villaggio di Lombroso (con 30 famiglie presenti), agli oltre 27mila del villaggio di Castel Romano (con 198 famiglie presenti). E non è tutto", scrive ancora la 21 Luglio. "A questi villaggi si aggiungono i tre Centri di raccolta rom con un costo annuo per famiglia quasi doppio, rispetto ai precedenti, per un complessivo di oltre sei milioni di euro, nonché le spese annue che il Comune di Roma sostiene per gli sgomberi, stimate in oltre un milione e mezzo (come si legge nelle pagine di Campo Nomadi s.p.a., l'unico sgombero forzato del 2013 i cui costi sono documentati, è quello avvenuto nel settembre 2013 in via Salviati/Collatina, dove il Comune di Roma ha sostenuto la spesa di 150.615 euro, assunta per il calcolo nell'anno 2013). Un sistema rodato, che permette di gestire famiglie all'interno di fabbricati, il più delle volte non superiore ai dieci metri quadrati di ampiezza".
Il sistema campi. Tutto questo, in base a quanto evidenziato dall'Associazione 21 Luglio, rappresenta un "aggrovigliato 'sistema campi' che, oltre a produrre una sistematica violazione dei diritti umani, si mantiene attraverso un poco chiaro flusso di denaro pubblico". Al neo assessore Francesca Danese, che ha da poco sostituito - non senza polemiche - Rita Cutini alle Politiche sociali di Roma Capitale, l'improbo compito di far meglio di chi l'ha preceduta. Soprattutto per porre fine all'indecenza denunciata con questo servizio. Ma anche per dimostrare che forse Cutini - finita nel mirino del Partito democratico romano dopo i disordini di Tor Sapienza (fu accusata di non aver attuato politiche adeguate sul sociale, problema che poi esplose nella rivolta antiimmigrati nel quartiere della periferia romana) - esagerò quando parlò di "connivenze criminali" nel suo assessorato.
I campi nomadi di Roma continuano a far scorrere un fiume incontrollato di denaro pubblico. Questo alla faccia dell'emersione di Mafia Capitale, la 'cupola' del malaffare scoperchiata dall'inchiesta Mondo di Mezzo della Procura della Repubblica di Roma. Una maxi operazione antimafia condotta dal Ros dei carabinieri, che finora ha portato all'arresto di circa 40 persone, a un centinaio d'indagati e a circa 113 milioni di euro in immobili e terreni sequestrati. Secondo gli inquirenti, a capo di questa cloaca, vi sarebbe l'ex estremista di destra, Massimo Carminati, oggi rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in Friuli.
La ricerca. Come detto l'impeto della cascata di soldi pare non essersi per nulla arrestato. Una realtà che si avverte seguendo le cronache della Capitale e che è denunciata anche dall'Associazione 21 Luglio (organizzazione no profit impegnata nella promozione dei diritti delle comunità rom e sinti in Italia), che da anni denuncia l'"illegalità del sistema campi nomadi" ed è autrice di una ricerca dal titolo 'Campi Nomadi s.p.a.' (su rielaborazione dei dati forniti dall'Ufficio Nomadi di Roma Capitale), dai risultati inquietanti.
Mafia Capitale. "Sotto un apparato clientelare, per anni business prioritario dell'imprenditoria legata a doppio filo con le istituzioni, i Villaggi della solidarietà e i Centri di raccolta rom sono stati fulcro di interessi paralleli". La 21 Luglio parte dai numeri: "A Roma, i Villaggi della solidarietà presenti nel giugno 2013, erano: Lombroso (costituito nell'anno 2000), Candoni (anno 2000), Gordiani (anno 2002), Cesarina (anno 2003), Camping River (anno 2005), Castel Romano (anno 2005), Salone (anno 2006), La Barbuta (anno 2012). All'interno, sempre nel giugno dello stesso anno, erano presenti 4.391 rom (dai circa mille di Castel Romano, fino agli appena 150 di Lombroso). Centri di segregazione - scrive la 21 Luglio - con presidi sanitari assenti (ad eccezione di Camping River e Salone), distanti, perlopiù, chilometri dai centri abitati".
Centri di raccolta. "Affiancati a questi, troviamo i Centri di raccolta rom. In ordine cronologico, dal 2009 in via Salaria (inizialmente per gli sgomberati dell'insediamento Casilino 700), passando per via Amarilli nel 2010 (con parte degli sgomberati di Casilino 900), fino al Best House Rom del 2012 (inizialmente per accogliere gli sgomberi dal campo di via del Baiardo)". Dalla ricerca dell'Associazione, all'interno di questi centri di raccolta, "nel 2013, vivevano circa 680 persone, unicamente di famiglia rom. Spazi ai margini della vita urbana, in situazioni igienico sanitarie ai limiti del consentito, che risultano, tuttavia, altamente onerosi per le casse cittadine".
Fiume di denaro pubblico. "Solamente nel 2013, oltre sedici milioni di euro, cui circa il 60% rappresentato dai soli costi di gestione. Per il mantenimento di ogni famiglia all'interno, si va dagli 11mila del Villaggio di Lombroso (con 30 famiglie presenti), agli oltre 27mila del villaggio di Castel Romano (con 198 famiglie presenti). E non è tutto", scrive ancora la 21 Luglio. "A questi villaggi si aggiungono i tre Centri di raccolta rom con un costo annuo per famiglia quasi doppio, rispetto ai precedenti, per un complessivo di oltre sei milioni di euro, nonché le spese annue che il Comune di Roma sostiene per gli sgomberi, stimate in oltre un milione e mezzo (come si legge nelle pagine di Campo Nomadi s.p.a., l'unico sgombero forzato del 2013 i cui costi sono documentati, è quello avvenuto nel settembre 2013 in via Salviati/Collatina, dove il Comune di Roma ha sostenuto la spesa di 150.615 euro, assunta per il calcolo nell'anno 2013). Un sistema rodato, che permette di gestire famiglie all'interno di fabbricati, il più delle volte non superiore ai dieci metri quadrati di ampiezza".
Il sistema campi. Tutto questo, in base a quanto evidenziato dall'Associazione 21 Luglio, rappresenta un "aggrovigliato 'sistema campi' che, oltre a produrre una sistematica violazione dei diritti umani, si mantiene attraverso un poco chiaro flusso di denaro pubblico". Al neo assessore Francesca Danese, che ha da poco sostituito - non senza polemiche - Rita Cutini alle Politiche sociali di Roma Capitale, l'improbo compito di far meglio di chi l'ha preceduta. Soprattutto per porre fine all'indecenza denunciata con questo servizio. Ma anche per dimostrare che forse Cutini - finita nel mirino del Partito democratico romano dopo i disordini di Tor Sapienza (fu accusata di non aver attuato politiche adeguate sul sociale, problema che poi esplose nella rivolta antiimmigrati nel quartiere della periferia romana) - esagerò quando parlò di "connivenze criminali" nel suo assessorato.
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