Legge di Stabilità, via libera del Senato
A gennaio si riparte con l’Italicum
Il Senato dà il via libera alla legge di Stabilità. Il governo incassa la fiducia al termine di una lunga maratona notturna: il maxiemendamento del governo ottiene poco prima delle cinque di mattina l’approvazione della maggioranza dei senatori con 162 sì e 37 no. Proteste accese dalle opposizioni, che accusano il governo di aver presentato un testo pieno di errori.
M5S chiede il rinvio in commissione del provvedimento e alla fine non partecipa al voto (“ci chiedete di votare Topolino”, attacca Giuseppe Vaccaro) mentre Forza Italia abbandona i lavori dell’Aula di Palazzo Madama. “Non possiamo partecipare – dice il capogruppo azzurro intervenendo in Assemblea – ad una delle pagine peggiori della vita parlamentare italiana”. Poi però i senatori azzurri rientrano nell’emiciclo annunciando voto contrario.
Imprecisioni, discrasie, refusi vengono riconosciuti dallo stesso viceministro all’Economia Enrico Morando: “Il governo accetta e si scusa per gli errori commessi anche nella relazione tecnica ma abbiamo cercato di rendere più leggibile il testo”. Sotto accusa infatti finisce il dossier che correda la manovra ma anche lo stesso testo del maxiemendamento che, almeno in parte, viene rivisto durante i lavori dell’Assemblea come spiega il presidente del Senato Pietro Grasso: “Si tratta – è la tesi – di drafting e la presidenza si assume dunque la responsabilità di fare correzioni”.
Polemiche che fanno slittare di qualche ora il via libera finale al testo (che arriva all’alba). La manovra torna così a Montecitorio. Quello alla Camera, che sarà il terzo e l’ultimo passaggio, si annuncia comunque come un esame lampo: già lunedì è atteso l’ok finale ai documenti di bilancio.
Il Senato ha poi incardinato in aula la riforma elettorale, la cui discussione generale inizierà mercoledì 7 gennaio alle ore 16. Dopo il sì ai documenti di bilancio, si è riunita la conferenza dei capigruppo, che ha deciso l’incardinamento immediato dell’Italicum. Non essendo stata presa all’unanimità, la decisione è stata posta ai voti in aula, dove per regolamento ogni senatore ha diritto di parola. Diversi senatori di M5S, Sel e Lega hanno quindi proposto dei calendari alternativi ma alla fine è stato approvato il calendario deciso dalla conferenza dei capigruppo.