sabato 27 dicembre 2014

Riceviamo e pubblichiamo.


INTERVISTA 

Emma Bonino: «Europa, attenta al pericolo saudita»

Le nostre alleanze in Medio Oriente? «Serve ripensarle». L'Ucraina? «L'Ue era impreparata». La svolta Usa-Cuba? «Un rischio». La geopolitica secondo Bonino.

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22 Dicembre 2014


Si allenta l'embargo su Cuba che «negli anni ha dimostrato di non aver portato alcun risultato». Rimangono le sanzioni alla Russia «che stanno funzionando». Ma soprattutto, mentre il continente americano vive una stagione diplomatica nuova, in Medio Oriente restano immutate le nostre alleanze con i sauditi e gli emirati che «finanziano il terrorismo».
LA GUERRA ARABA DEL PETROLIO. Emma Bonino, già vicepresidente del Senato, commissario europeo e due volte ministro, prima alle Politiche europee e poi agli Esteri, rifiuta i paragoni tra le sanzioni imposte da Ue e Usa a Mosca e la distensione tra Washington e L'Avana e invita a guardare a relazioni diplomatiche ben più compromettenti.
«L'embargo come le sanzioni», dice a Lettera43.it, «sono uno strumento che va usato quando può essere efficace. Per il regime di Castro il blocco economico era un alibi per le violazioni sui diritti umani». La crisi economica russa, inoltre, non dipende solo dalle sanzioni, ma anche dalla «guerra del petrolio scatenata dall'Arabia Saudita».
LA MALAGESTIONE DEL DOSSIER UCRAINO. Dopo aver passato alla Farnesina 10 mesi, Bonino non risparmia critiche alle gestione del dossier ucraino: «Ho posto il problema di come avrebbe risposto Mosca», racconta ricordando i Consigli dei ministri degli Affari Esteri a Bruxelles, «mi hanno risposto costantemente che non ci sarebbero state reazioni».
Ma più che al Cremlino e a Cuba, la preoccupazione di Bonino è rivolta alla vera novità a livello internazionale: la guerra tra i Fratelli musulmani, sostenuti da Qatar e Turchia, e i salafiti wahabiti delle monarchie arabe.
La Fratellanza musulmana ha scelto la via elettorale, spiega, mentre i salafiti hanno inventato i talebani e ora «finanziano l'Isis».
Ma noi che «siamo bravi ad ammazzare i dittatori e non sappiamo cosa fare dopo», abbiamo confermato le nostre alleanze con i secondi. «Potevamo almeno farci delle domande», denuncia l'ex ministro, «chiederci se siamo d'accordo o meno: non abbiamo fatto nemmeno quello».

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