Germania, il Jobs act di Merkel in 7 punti
Dai sussidi per chi non ha lavoro ai soldi per l'istruzione. Fino al sostegno per curare i genitori malati. Così Berlino ha sconfitto la disoccupazione.More Sharing Services
Non è un caso che la Germania negli ultimi anni sia diventata la nuova meta di tanti giovani europei. Il merito è (anche) di uno Stato che assiste il cittadino, soprattutto nell’ambito del lavoro.
Il Paese di Angela Merkel, dopo gli Stati Uniti, è diventato la seconda destinazione al mondo per gli immigrati permanenti, con un incremento del 38% l’anno.
D'altra parte in meno di 10 anni i disoccupati sono dimezzati anche grazie alla riforma varata tra il 2003 e il 2005.
BASSA DISOCCUPAZIONE. Secondo gli ultimi dati Eurostat, infatti, la Germania ha affrontato meglio degli altri Paesi europei la crisi economica, riuscendo addirittura ad accrescere l’occupazione, con un tasso disoccupazione a quota 4,9%, il più basso in Europa.
Un modello da prendere come esempio anche per l’Italia. Infatti mentre nel nostro Paese, tra il 2007 e il 2014, il tasso di disoccupazione è aumentato dal 6,1% al 13,2%, in Germania è diminuito (era l’8,7%).
520 MILA ITALIANI IN GERMANIA. Con la riforma del lavoro del governo di Matteo Renzi, i cui decreti sono appena stati approvati nel consiglio dei ministri del 24 dicembre, sembrano esserci i buoni propositi per rimettere l'Italia in carreggiata. Ma è difficile che gli emigrati italiani in Germania - secondo i dati del 2013 i nostri connazionali sono circa 520 mila - vogliano tornare indietro, soprattutto dopo aver sperimentato il welfare tedesco e i suoi vantaggi.
WELFARE CHE FUNZIONA. Berlino, infatti, ha varato un sistema che prevede grande flessibilità attraverso i cosiddetti «mini-job» per i precari - poco tassati e senza diritto a pensione o assicurazione sanitarie - e i contratti atipici a 400 euro.
Ma non solo, perché in Germania ci sono finanziamenti a microimprese, sostegno agli over 50 licenziati, buoni per la formazione e job center.
Al centro del welfare tedesco c'è, però, il programma Hartz IV e cioè quelle sovvenzioni statali che dal 2005 permettono a un disoccupato di lungo periodo di sopravvivere. A ognuno, insomma, il suo jobs Act.
L'INVASIONE STRANIERA. Non c'è allora da meravigliarsi dell'esodo dal Sud Europa verso il Paese di Merkel. Anche se non mancano problemi con gli immigrati - non solo europei - che a volte abusano del sistema di tutele tedesco. Ecco perché lo Stato sta prendendo provvedimenti molto severi: sono oltre 65 mila gli italiani in Germania che vivrebbero con il sussidio di disoccupazione, rischiando così l’espulsione.
Il Paese di Angela Merkel, dopo gli Stati Uniti, è diventato la seconda destinazione al mondo per gli immigrati permanenti, con un incremento del 38% l’anno.
D'altra parte in meno di 10 anni i disoccupati sono dimezzati anche grazie alla riforma varata tra il 2003 e il 2005.
BASSA DISOCCUPAZIONE. Secondo gli ultimi dati Eurostat, infatti, la Germania ha affrontato meglio degli altri Paesi europei la crisi economica, riuscendo addirittura ad accrescere l’occupazione, con un tasso disoccupazione a quota 4,9%, il più basso in Europa.
Un modello da prendere come esempio anche per l’Italia. Infatti mentre nel nostro Paese, tra il 2007 e il 2014, il tasso di disoccupazione è aumentato dal 6,1% al 13,2%, in Germania è diminuito (era l’8,7%).
520 MILA ITALIANI IN GERMANIA. Con la riforma del lavoro del governo di Matteo Renzi, i cui decreti sono appena stati approvati nel consiglio dei ministri del 24 dicembre, sembrano esserci i buoni propositi per rimettere l'Italia in carreggiata. Ma è difficile che gli emigrati italiani in Germania - secondo i dati del 2013 i nostri connazionali sono circa 520 mila - vogliano tornare indietro, soprattutto dopo aver sperimentato il welfare tedesco e i suoi vantaggi.
WELFARE CHE FUNZIONA. Berlino, infatti, ha varato un sistema che prevede grande flessibilità attraverso i cosiddetti «mini-job» per i precari - poco tassati e senza diritto a pensione o assicurazione sanitarie - e i contratti atipici a 400 euro.
Ma non solo, perché in Germania ci sono finanziamenti a microimprese, sostegno agli over 50 licenziati, buoni per la formazione e job center.
Al centro del welfare tedesco c'è, però, il programma Hartz IV e cioè quelle sovvenzioni statali che dal 2005 permettono a un disoccupato di lungo periodo di sopravvivere. A ognuno, insomma, il suo jobs Act.
L'INVASIONE STRANIERA. Non c'è allora da meravigliarsi dell'esodo dal Sud Europa verso il Paese di Merkel. Anche se non mancano problemi con gli immigrati - non solo europei - che a volte abusano del sistema di tutele tedesco. Ecco perché lo Stato sta prendendo provvedimenti molto severi: sono oltre 65 mila gli italiani in Germania che vivrebbero con il sussidio di disoccupazione, rischiando così l’espulsione.
Ecco i vantaggi del modello della Germania
1. Chi resta senza lavoro riceve la disoccupazione per 12 mesi
Primo soccorso per chi perde il lavoro è il classico sussidio di disoccupazione. Un contributo del 60% dell'ultimo stipendio (calcolato sul netto) o del 67% (se si hanno figli), cui si ha diritto fino a 12 mesi di disoccupazione.
Il tetto massimo preso in considerazione per la retribuzione sono 4.500 euro lorde.
Il tetto massimo preso in considerazione per la retribuzione sono 4.500 euro lorde.
2. Dopo un anno di inattività scatta il programma Hartz IV
Dopo un anno di inattività scatta il programma Hartz IV. Per un single, la legge prevede 374 euro mensili più i costi di affitto di un appartamento che in media ammontano a 300 euro (i controlli sono molto severi).
Per quanto riguarda la famiglia, il contributo è di 337 euro per ogni adulto e 219 per ogni bambino, più 550 euro per l’affitto.
Questo sussidio non ha scadenza e va rinnovato ogni sei mesi.
Per quanto riguarda la famiglia, il contributo è di 337 euro per ogni adulto e 219 per ogni bambino, più 550 euro per l’affitto.
Questo sussidio non ha scadenza e va rinnovato ogni sei mesi.
3. Soldi ai genitori per stare a casa col figlio appena nato
Un ulteriore sussidio è il famoso Elterngeld (assegni parentali destinati ai genitori) che incentiva madri e padri a non tornare subito al lavoro dopo la nascita di un figlio. L’assegno viene versato a un genitore o a entrambi. La durata è di 12 mesi dalla nascita del bambino se solo uno dei genitori decide di non lavorare, o di 14 mesi se entrambi scelgono di stare a casa, anche per periodi alterni.
Il valore dell’assegno corrisponde al 67% dello stipendio ricevuto nei 12 mesi precedenti la nascita del bambino e in ogni caso non può essere inferiore a 300 euro al mese.
Il valore dell’assegno corrisponde al 67% dello stipendio ricevuto nei 12 mesi precedenti la nascita del bambino e in ogni caso non può essere inferiore a 300 euro al mese.
4. Assegni per i bambini: da 184 a 215 euro fino ai 18 anni
Anche lavorando, i genitori hanno diritto al Kindergeld (assegni parentali per i figli) e cioè un assegno mensile che viene assegnato a ogni bambino dalla nascita fino al compimento del 18esimo anno di età.
La quota varia da 184 euro al mese, per il primo e il secondo figlio, a 190 euro per il terzo, fino a 215 euro per gli altri.
Nel caso il figlio decida di continuare a studiare, il diritto al Kindergeld viene esteso fino al compimento dei 25 anni.
La quota varia da 184 euro al mese, per il primo e il secondo figlio, a 190 euro per il terzo, fino a 215 euro per gli altri.
Nel caso il figlio decida di continuare a studiare, il diritto al Kindergeld viene esteso fino al compimento dei 25 anni.
5. Assistenza ai parenti malati incassando il 90% dello stipendio
Dal 2015 in poi i lavoratori tedeschi possono assistere i parenti malati. Il Bundestag deve approvare a breve una legge che garantisce fino al 90% del salario se il congedo dura massimo 10 giorni e il posto di lavoro nel caso in cui l'assenza si protragga fino a tre mesi.
6. Abolite le tasse universitarie: bastano 250 euro per le spese amministrative
Le agevolazioni riguardano anche chi studia.
Da poco, gli atenei tedeschi hanno abolito le tasse universitarie rendendo così lo studio accessibile a tutti, ulteriore incentivo in un Paese in cui la quota dei giovani laureati arriva al 33,1%.
Resta, tuttavia, la quota semestrale di 250 euro per spese amministrative.
Da poco, gli atenei tedeschi hanno abolito le tasse universitarie rendendo così lo studio accessibile a tutti, ulteriore incentivo in un Paese in cui la quota dei giovani laureati arriva al 33,1%.
Resta, tuttavia, la quota semestrale di 250 euro per spese amministrative.
7. Pillole anticoncezionali e preservativi gratis
Il partito Die Linke al Consiglio comunale di Düsseldorf ha proposto una legge per pillole anticoncezionali o preservativi gratis per tutti coloro che fanno parte del programma Hartz IV, evitando maternità indesiderate. L’eventuale accettazione della proposta costerebbe 250 mila euro l’anno alle casse della città.
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