La mappa della disgregazione del M5S
Da Orellana a Currò. Da Mastrangeli a Pinna e Artini. Ecco tutti i 23 parlamentari che sono stati espulsi o si sono dimessi dal partito di Grillo. Ai quali potrebbero aggiungersi in queste ore anche Vacciano, Simeoni e Iannuzzi
Ben 13 espulsioni ordinate dai vertici di partito: 2 alla Camera e 14 al Senato, 8 ratificate da una votazione sul sito di Beppe Grillo, 5 giunte senza consultazione online ma dopo una esplicita manifestazione di dissenso nei confronti della strategia politica del comico genovese e di Gianroberto Casaleggio. Poi 10 casi di dimissioni, una delle quali giunta dopo la sfiducia del Meet Up. Complessivamente sono 23, 8 deputati e 15 senatori, i parlamentari cacciati o fuoriusciti di propria volontà dal Movimento 5 Stelleprima ancora di Giuseppe Vacciano, Ivana Simeoni e Cristian Iannuzzi, gli ultimi a far sapere di voler lasciare Palazzo Madama, e che potrebbero far salire l’elenco dei dissidenti a 26 unità.
MOVIMENTO 5 STELLE, I 23 (26) DISSIDENTI USCITI DAL PARTITO – Tutto comincia poche settimane dopo le Elezioni Politiche del 24 e 25 febbraio 2013, quando, raccogliendo circa un quarto dei consensi degli italiani, il Movimento 5 Stelle conquista 109 seggi alla Camera e 54 al Senato. La linea dura di Grillo e Gianroberto Casaleggio si fa sentire fin da subito. Alla fine di aprile, nei giorni della nascita del governo Letta e della rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale, il senatore Marino Germano Mastrangeli viene espulso dal partito con una consultazione online per aver violato il divieto a partecipare ai talk show di approfondimento. Ad inizio giugno arrivano invece le dimissioni dal gruppo alla Camera di Alessandro Furnari e Vincenza Labriola. Pochi giorni dopo una nuova cacciata con voto in rete. A lasciare il Movimento è stavolta, a Palazzo Madama, Adele Gambaro. L’espulsione non piace alla collega Paola De Pin, che si dimette dal gruppo in segno di solidarietà verso la collega. Negli stessi giorni si dimettono anche il deputato Adriano Zaccagnini (oggi a Sel) denunciando «l’approccio aziendalista del Movimento 5 Stelle e la strategia politica calata dall’alto», e la senatrice Fabiola Anitori, stanca di militare in un «partito personale con sistema feudale». Il 2013 procede poi senza terremoti. Ma dopo otto mesi di quiete arriva una nuova ondata di espulsioni. È il mese di febbraio 2014 quando, dopo una votazione sul blog di Grillo, vengono mandati a casa quattro senatori: Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana, colpevoli di aver denunciato dopo l’incontro tra Grillo e Matteo Renzi l’«occasione perduta» dal Movimento per collaborare con il governo e portare avanti le proprie istanze. È l’inizio di un nuovo piccolo terremoto. Negli stessi giorni della cacciata dei quattro senatori dissidenti alla Camera lasciano il Movimento Ivan Catalano e Alessio Tacconi. Il primo denuncia l’esulsione dei colleghi per «un reato d’opinione». Il secondo parla di «macchina del fango contro chi esprime opinioni sgradite». Al Senato, intanto, ad inizio marzo vengono cacciati per ordine dei vertici (stavolta senza votazione) Alessandra Bencini, Laura Bignami, Monica Casaletto, Marta Mussini e Maurizio Romani (condannati all’addio per il dissenso verso il Movimento manifestato attraverso dimissioni annunciate, poi congelate e infine sospese). Non saranno gli ultimi. A fine marzo va via il senatore Bartolomeo Pepe, dimessosi dopo essere stato sfiduciato dal Meet Up di Napoli. La sua colpa? Forse aver sempre accusato logiche di potere territoriali. Ad ottobre arrivano poi le dimissioni dal gruppo di Palazzo Madama per «ragioni personali» di Cristina De Pietro. Poi i casi recenti. A fine novembre sono stati espulsi con votazione online dal proprio gruppo i deputati 5 Stelle Massimo Artini e Paola Pinna, ufficialmente accusati di non restituire parte del proprio stipendio. A ruota li ha seguiti la scorsa settimana il collega Tommaso Currò, che ha deciso di votare a favore della politica europea del governo Renzi. E infine, i senatori Giuseppe Vacciano e Ivana Simeoni e il deputato Cristian Iannuzzi. Ma questa è storia delle ultime ore.
Ecco le date ufficiali di abbandono del gruppo Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato:
30 aprile 2013 – Senato – Marino Germano Mastrangeli
6 giugno 2013 – Camera – Alessandro Furnari e Vincenza Labriola
23 giugno 2013 – Senato – Adele Gambaro
23 giugno 2013 – Senato – Paola De Pin
25 giugno 2013 – Camera – Adriano Zaccagnini
27 giugno 2013 – Senato – Fabiola Anitori
26 febbraio 2014 – Senato – Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana
27 febbraio 2014 – Camera – Ivan Catalano e Alessio Tacconi
6 marzo 2014 – Senato – Alessandra Bencini, Laura Bignami, Monica Casaletto, Maria Mussini e Maurizio Romani
26 marzo 2014 – Senato – Bartolomeo Pepe
8 ottobre 2014 – Senato – Cristina De Pietro
30 novembre 2014 – Camera – Massimo Artini e Paola Pinna
17 dicembre 2014 – Camera – Tommaso Currò
6 giugno 2013 – Camera – Alessandro Furnari e Vincenza Labriola
23 giugno 2013 – Senato – Adele Gambaro
23 giugno 2013 – Senato – Paola De Pin
25 giugno 2013 – Camera – Adriano Zaccagnini
27 giugno 2013 – Senato – Fabiola Anitori
26 febbraio 2014 – Senato – Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana
27 febbraio 2014 – Camera – Ivan Catalano e Alessio Tacconi
6 marzo 2014 – Senato – Alessandra Bencini, Laura Bignami, Monica Casaletto, Maria Mussini e Maurizio Romani
26 marzo 2014 – Senato – Bartolomeo Pepe
8 ottobre 2014 – Senato – Cristina De Pietro
30 novembre 2014 – Camera – Massimo Artini e Paola Pinna
17 dicembre 2014 – Camera – Tommaso Currò
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