lunedì 18 agosto 2014

Ladroni in casa nostra? Definizione data dai militanti leghisti dopo gli scandali che videro coinvolti Bossi e company.

GRANE GIUDIZIARIE
Sopra il Carroccio volano gli stracci. Questione di soldi e di scontro generazionale.
La querelle è tra il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi e l'ultimo segretario Matteo Salvini (che ha però derubricato tutto alla voce «cazzate»).
I due si erano sfidati alle primarie 'padane' nel dicembre del 2013, ma ora il duello è sul capitolo rimborsi.
Oggetto del contendere il vitalizio di 900 mila euro al Senatùr percepito dal partito che, come rivelato dal quotidiano la Repubblica, dopo varie trattative sarebbe stato ridotto a 400 mila euro, poi a 200 e infine negato da Salvini a Bossi.
Umberto ha dunque citato davanti al tribunale di Milano la sua 'creatura' politica.
I SOLDI SEMPRE RIDOTTI. Bossi avrebbe ottenuto un sequestro cautelativo di 6 milioni di euro sui conti leghisti per assicurarsi il vitalizio e pagare la parcella del proprio avvocato, Matteo Brigandì.
Grazie alla mediazione del tesoriere del partito, Stefano Stefani, si era giunti una scrittura privata con la quale Bossi svincolava i 6 milioni e si assicurava un vitalizio di 400 mila euro, poi ridotti a 200 per le difficoltà di cassa del Carroccio.
PATTI NON RISPETTATI. L'accordo prevedeva anche la rinuncia da parte della Lega di costituirsi parte civile nel procedimento penale contro il Senatùr e i suoi due figli per i presunti fondi sottratti alla Lega.
Ma il Carroccio ha intenzione di costituire parte civile nel procedimento, la cui prima udienza è prevista il 10 ottobre. Ecco perché la situazione è precipitata.
DENUNCIA PER TRUFFA. Da qui l'atto di citazione, di cui il quotidiano ha pubblicato la fotografia della prima pagina, mentre, sul piano penale, Bossi si sarebbe riservato di denunciare Salvini per truffa.
Lunedì, 18 Agosto 2014

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