John Maynard Giavazzi (o quasi)
La sfida principale che ha di fronte l’Eurozona è una mancanza di domanda aggregata. Questo è molto più importante di squilibri interni o della mancanza di competitività in periferia. Le politiche monetarie non bastano: occorre tagliare le tasse, far ripartire la domanda, aumentare i deficit e finanziarli in disavanzo stampando moneta, perché un po’ di inflazione non fa poi così male, soprattutto quando sei in pericolo di deflazione.
Krugman? Stiglitz? Qualche MMTer? No, è la sintesi di un articolo di Francesco Giavazzi e Guido Tabellini, due prestigiosi economisti di scuola bocconiana, pubblicato dal sito VoxEU (il corrispettivo europeo de “Lavoce.info”).
Ci si può legittimamente stupire di questo keynesismo “pratico”. E’ vero che Giavazzi aveva già proposto ricette analoghe e che si oppose al pareggio di bilancio voluto dalla Merkel. Ma è altrettanto vero che, fino a poco tempo fa, ha sostenuto che il rigore ci ha salvato dalla catastrofe. E Tabellini applaudiva Monti e il suo rigore, invocando uno stretto controllo del Bilancio pubblico.
Cosa è successo? La svolta “keynesiana” (e ci vorrebbero ben più di due virgolette, come vedremo) nella teoria economica è in realtà già da tempo in corso, capeggiata dal capo economista del Fondo Monetario Internazionale Olivier Blanchard. Come negli anni ’30, con un po’ di ritardo in più, gli economisti incominciano ad accorgersi che non siamo di fronte ad un problema sul lato dell’offerta. A differenza degli anni ’30, però, mancano politici coraggiosi, capaci di invertire la rotta.
Bisogna comunque plaudire a Giavazzi e Tabellini, incoraggiarli e spronarli, magari invitandoli a firmare il referendum contro il Fiscal Compact. E, tuttavia, qualche critica è d’obbligo. G&T non riconoscono l’esistenza di un moltiplicatore della spesa elevato e anzi propongono di finanziare (ma solo parzialmente) i tagli alle tasse con riduzioni di questa, il che al netto avrebbe effetti recessivi, secondo la letteratura ormai consolidata che vede i moltiplicatori della spesa molto al di sopra di 1 e quelli delle tasse molto al di sotto di 1. Come sempre vi sono eccezioni: il Regno Unito sta crescendo nonostante l’austerità di Cameron (meno pronunciata di quanto comunemente si creda, in realtà), ma le politiche adottate dal governo conservatore, basate sul debito privato, stanno generando una nuova bolla immobiliare. Sappiamo come finiscono il più delle volte le espansioni basate sul debito privato senza un corrispondente aumento dei redditi degli indebitati, ma non vorremmo che Giavazzi ripetesse l’errore del 2008, quando credette che la crisi era solo passeggera.
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