venerdì 22 agosto 2014

Io che sono un vecchi non mi arrendo.

FORTAPASC

Se non ora quando
Leggo ogni giorno sui social network interventi di ragazzi. Ascolto con molta attenzione i giovani quando si parla del loro futuro e mi accorgo che accanto ad un atteggiamento disincantato sia nel linguaggio che nei contenuti vi è una profonda tristezza che li attraversa.
Scherzano su Facebook magari anche usando linguaggi eccessivi ma quando si affronta il tema del loro futuro cambiano argomento, consapevoli che non vi è un futuro nel nostro paese per i giovani. L’Italia è il paese delle caste, dei privilegi, dei diritti e non dei doveri, dei sindacati nullafacenti che intervengo su tutto lo scibile umano. E’ un paese nel quale essere giovani è quasi una disgrazia.
Tutto deve restare uguale? Non si potrà mai cambiare niente? Dobbiamo adeguarci alla rassegnazione?
No. Io che sono un vecchio non voglio rassegnarmi. Io che sono un vecchio sono disposto ad avere qualcosa in meno a condizione che le cose alle quali rinuncio vadano ai giovani. Io che sono vecchio voglio ancora dire che i giovani sono gli unici soggetti in questo paese a non avere una rappresentanza. Io che sono vecchio voglio fare un scommessa con me stesso: voglio fare in modo che chi tra i giovani si occupa solo di discoteca e di divertimento abbia la voglia di impegnarsi per questo paese. Ovunque voglia. In qualsiasi sede. A condizione che riesca a vedere l’Italia con gli occhi dei giovani.
Volevo scrivere un articolo per Minori e mi accorgo che le stesse riflessioni valgono sia per Minori che per Voghera. E forse non è un caso che questi due luoghi siano amministrati da giunte e da sindaci politicamente ignoranti e incapaci di parlare se non in maniera retorica.
Pavia, lì 22 agosto 2014

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