POLITICA
È passato un anno e mezzo dalle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013. Diciotto mesi che hanno visto alternarsi due governi, quello di Enrico Letta prima e quello di Matteo Renzi poi.
Nel frattempo l’Italia è tornata a essere un Paese in recessione, la disoccupazione ha continuato a salire così come il debito pubblico.
PARLAMENTO IN FERIE. Proprio nei giorni in cui Camera e Senato hanno temporaneamente staccato la spina, anche se il premier e i suoi ministri stanno continuando a lavorare sui vari dossier in vista di un autunno che si preannuncia rovente, è possibile tracciare un bilancio di questo primo scorcio della XVII Legislatura.
BOOM DI VOTI DI FIDUCIA. Grazie ai dati forniti da Openpolis, l’osservatorio che si occupa di trasparenza e accesso ai dati pubblici, è facile notare come i due esecutivi che si sono finora alternati abbiano fatto un cospicuo uso dei voti di fiducia.
Letta vi ha fatto ricorso nove volte mentre Renzi, dalla fine di febbraio all’inizio di agosto, addirittura 17 volte (73,91%). Siamo quindi già a 26 provvedimenti approvati in questo modo. Giusto per fare un confronto il secondo governo Berlusconi, fra il giugno 2001 e l’aprile 2006, ne utilizzò 42 (5,58%).
PIOGGIA DI EMENDAMENTI. Se puntiamo l’attenzione sulle 10 leggi prese in considerazione da Openpolis, fra cui figurano anche lo Svuota Province e il decreto Imu-Bankitalia, risulta che neanche il 5% degli emendamenti ai testi di legge è stato approvato. Solo per il ddl Boschi - è il conteggio dell’osservatorio - ne sono stati presentati oltre 12 mila, ma solo 50 hanno modificato il provvedimento.
Fanno eccezione due casi: il decreto del Fare, con un tasso di approvazione dell’11,97%, e quello Salva Pa (11,82%, 290 su un totale di 2.454).
Nel frattempo l’Italia è tornata a essere un Paese in recessione, la disoccupazione ha continuato a salire così come il debito pubblico.
PARLAMENTO IN FERIE. Proprio nei giorni in cui Camera e Senato hanno temporaneamente staccato la spina, anche se il premier e i suoi ministri stanno continuando a lavorare sui vari dossier in vista di un autunno che si preannuncia rovente, è possibile tracciare un bilancio di questo primo scorcio della XVII Legislatura.
BOOM DI VOTI DI FIDUCIA. Grazie ai dati forniti da Openpolis, l’osservatorio che si occupa di trasparenza e accesso ai dati pubblici, è facile notare come i due esecutivi che si sono finora alternati abbiano fatto un cospicuo uso dei voti di fiducia.
Letta vi ha fatto ricorso nove volte mentre Renzi, dalla fine di febbraio all’inizio di agosto, addirittura 17 volte (73,91%). Siamo quindi già a 26 provvedimenti approvati in questo modo. Giusto per fare un confronto il secondo governo Berlusconi, fra il giugno 2001 e l’aprile 2006, ne utilizzò 42 (5,58%).
PIOGGIA DI EMENDAMENTI. Se puntiamo l’attenzione sulle 10 leggi prese in considerazione da Openpolis, fra cui figurano anche lo Svuota Province e il decreto Imu-Bankitalia, risulta che neanche il 5% degli emendamenti ai testi di legge è stato approvato. Solo per il ddl Boschi - è il conteggio dell’osservatorio - ne sono stati presentati oltre 12 mila, ma solo 50 hanno modificato il provvedimento.
Fanno eccezione due casi: il decreto del Fare, con un tasso di approvazione dell’11,97%, e quello Salva Pa (11,82%, 290 su un totale di 2.454).
Alla Camera tre democratici stacanovisti; Angelucci (Fi) è il più assente
Leggi a parte, Openpolis monitora quotidianamente l’attività dei parlamentari: assenze, presenze, produttività e voti ribelli.
Chi sono, per esempio, i deputati che da febbraio 2013 si sono seduti con maggiore frequenza fra i banchi? La top 10 è occupata da otto esponenti del Partito democratico (fra cui Cinzia Maria Fontana, Giuseppe Guerini e Tino Iannuzzi, tutti con un esemplare 100% alla voce «presenze») e due di Forza Italia, Giovanni Mottola e Rocco Palese.
Chi sono, per esempio, i deputati che da febbraio 2013 si sono seduti con maggiore frequenza fra i banchi? La top 10 è occupata da otto esponenti del Partito democratico (fra cui Cinzia Maria Fontana, Giuseppe Guerini e Tino Iannuzzi, tutti con un esemplare 100% alla voce «presenze») e due di Forza Italia, Giovanni Mottola e Rocco Palese.
- I tre deputati più presenti da febbraio 2013 ad agosto 2014 (dati Openpolis).
TANTI I BIG ASSENTEISTI. Chi, al contrario, alla Camera non si è praticamente mai fatto vedere è Antonio Angelucci (Fi), «imperatore» della sanità nonché proprietario del quotidianoLibero, assente durante le votazioni nel 99,60% dei casi.
Alle sue spalle c’è il trio berlusconiano formato da Marco Martinelli, Piero Longo e Rocco Crimi, che hanno collezionato - rispettivamente - il 97,42, il 94,01 e il 93,76% di assenze.
Non scherza neanche Daniela Santanché, altro pezzo da 90 del partito dell’ex Cavaliere, che nel 77,80% dei casi non era presente in Aula al momento del voto.
Comprensibile, invece, il 73,90% di assenze dell’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, colpito a gennaio da una emorragia cerebrale.
Alle sue spalle c’è il trio berlusconiano formato da Marco Martinelli, Piero Longo e Rocco Crimi, che hanno collezionato - rispettivamente - il 97,42, il 94,01 e il 93,76% di assenze.
Non scherza neanche Daniela Santanché, altro pezzo da 90 del partito dell’ex Cavaliere, che nel 77,80% dei casi non era presente in Aula al momento del voto.
Comprensibile, invece, il 73,90% di assenze dell’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, colpito a gennaio da una emorragia cerebrale.
- I tre deputati più assenti in Aula da febbraio 2013 ad agosto 2014 (dati Openpolis).
BERNINI IL PIÙ «RIBELLE» DEL M5S. Se Massimiliano Bernini risulta essere il più presente fra i deputati del Movimento 5 stelle (96,1% secondo le rilevazioni di Openpolis), l’altro Bernini, Paolo, è il più «ribelle». Ha infatti votato per 31 volte in modo diverso rispetto alla linea del gruppo parlamentare a cui appartiene; Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, è invece quello più fedele alla linea insieme ai vari Barbanti, Carinelli e Dieni (Di Battista e Sarti, due fra i grillini più in vista, sono fermi a sei voti ribelli). Ferdinando Aiello (138) e Pietro Laffranco (361) sono invece i più «infedeli» di Pd e Forza Italia.
- La top 3 dei deputati 'ribelli' da febbraio 2013 ad agosto 2014 (dati Openpolis).
GIÀ TANTI I CAMBI DI CASACCA. Sono 76, dall’inizio della legislatura, i deputati che hanno cambiato gruppo di appartenenza. Un dato che ha risentito della scissione del Pdl che nel novembre 2013 ha portato alla nascita del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, che a Montecitorio conta 28 deputati.
Altra emorragia è stata quella che ha recentemente colpito Sinistra ecologia e libertà. Il partito di Nichi Vendola ha visto passare 10 dei suoi uomini, fra cui il capogruppo Gennaro Migliore e Claudio Fava, nel Gruppo misto, mentre l’ex tesoriere Sergio Boccadutri ha aderito al Pd insieme con Ferdinando Aiello.
Cinque sono invece le defezioni fra i grillini: Ivan Catalano, Alessandro Furnari, Vincenza Labriola, Adriano Zaccagnini e Alessio Tacconi.
Altra emorragia è stata quella che ha recentemente colpito Sinistra ecologia e libertà. Il partito di Nichi Vendola ha visto passare 10 dei suoi uomini, fra cui il capogruppo Gennaro Migliore e Claudio Fava, nel Gruppo misto, mentre l’ex tesoriere Sergio Boccadutri ha aderito al Pd insieme con Ferdinando Aiello.
Cinque sono invece le defezioni fra i grillini: Ivan Catalano, Alessandro Furnari, Vincenza Labriola, Adriano Zaccagnini e Alessio Tacconi.
Palazzo Madama, Ghedini non si vede mai. E in 78 sono passati a un altro gruppo
Al Senato la musica è più o meno la stessa. La maglia nera in quanto ad assenze va a Niccolò Ghedini, storico avvocato di Berlusconi, che il 99,83% delle volte non ha preso parte alle votazioni. Alle sue spalle ci sono altri due volti noti del centrodestra come Denis Verdini e Giulio Tremonti (nella rilevazione di inzio 2014 i protagonisti della top 3 erano gli stessi).
Il primo, che insieme con la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi ha messo nero su bianco la nuova legge elettorale, ha una percentuale di assenze del 90,39%. Più modesto il dato dell’ex ministro dell’Economia, che si ferma all’84,87%.
Maggiormente staccati ci sono anche l’ex ministro Sandro Bondi (65,81%) e Maria Rosaria Rossi, collaboratrice di vecchio corso del leader forzista (64,41%).
Il primo, che insieme con la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi ha messo nero su bianco la nuova legge elettorale, ha una percentuale di assenze del 90,39%. Più modesto il dato dell’ex ministro dell’Economia, che si ferma all’84,87%.
Maggiormente staccati ci sono anche l’ex ministro Sandro Bondi (65,81%) e Maria Rosaria Rossi, collaboratrice di vecchio corso del leader forzista (64,41%).
- I tre senatori più assenti nella XVII legislatura (dati Openpolis).
PD TRA I PIÙ PRESENTI. Il Pd ha confermato il trend di «presenzialisti» anche a Palazzo Madama.
Fra i primi 10, infatti, otto sono iscritti della formazione guidata da Renzi. In cima alla lista c’è Carlo Pegorer (99,94%), mentre staccato di un misero 0,2% c'è Federico Fornaro.
Gli unici due non-democratici che figurano nella top 10 sono Franco Conte, eletto nelle file del Pdl e poi passato con Ncd, e Lucio Barani di Gal.
Il più presente per il M5s è invece Alberto Airola (73,78%), mentre Nicola Morra, Vito Crimi e Paola Taverna sono più indietro.
Fra i primi 10, infatti, otto sono iscritti della formazione guidata da Renzi. In cima alla lista c’è Carlo Pegorer (99,94%), mentre staccato di un misero 0,2% c'è Federico Fornaro.
Gli unici due non-democratici che figurano nella top 10 sono Franco Conte, eletto nelle file del Pdl e poi passato con Ncd, e Lucio Barani di Gal.
Il più presente per il M5s è invece Alberto Airola (73,78%), mentre Nicola Morra, Vito Crimi e Paola Taverna sono più indietro.
- Le prime tre posizioni della graduatoria dei senatori più presenti (dati Openpolis).
MINZOLINI E SCILIPOTI «DISSIDENTI» DI FI. Non mancano, anche in questo caso, i «ribelli».
Fra i nomi più conosciuti ci sono quelli dell’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini e di Domenico Scilipoti. Il primo ha votato in dissenso con il proprio partito, Forza Italia, in 637 occasioni; Scilipoti, altro forzista, addirittura 1.113 volte.
A guidare la lista c’è però Giuseppe Compagnone di Gal, che ha espresso 2.108 voti «ribelli».
Prima nel M5s è Serenella Fucksia, mentre Daniela Donno - con soli 12 voti in dissenso - è la più «fedele» all’interno del partito del duo Grillo-Casaleggio.
Fra i nomi più conosciuti ci sono quelli dell’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini e di Domenico Scilipoti. Il primo ha votato in dissenso con il proprio partito, Forza Italia, in 637 occasioni; Scilipoti, altro forzista, addirittura 1.113 volte.
A guidare la lista c’è però Giuseppe Compagnone di Gal, che ha espresso 2.108 voti «ribelli».
Prima nel M5s è Serenella Fucksia, mentre Daniela Donno - con soli 12 voti in dissenso - è la più «fedele» all’interno del partito del duo Grillo-Casaleggio.
- I tre senatori con il numero più alto di voti ribelli (dati Openpolis).
M5S, 13 LE DEFEZIONI AL SENATO. Complici le «espulsioni» a mezzo blog, dall’inizio della XVII legislatura il M5s ha già perso 13 senatori. Alcuni di questi (fra cui Lorenzo Battista, Luis Alberto Orellana, Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella) hanno dato vita al gruppo Italia lavori in corso, altri - come l’apripista Marino Mastrangeli - sono confluiti nel Gruppo misto.
Anche a Palazzo Madama la scissione all’interno del Pdl ha pesato non poco nell’economia dei cambi di casacca: Fi conta oggi 59 senatori, Ncd 32.
Lo stesso discorso vale anche per la galassia centrista dopo l’implosione di Scelta Civica e la nascita di Per l’Italia. In totale i passaggi da un partito all’altro sono 78, due in più che alla Camera.
Anche a Palazzo Madama la scissione all’interno del Pdl ha pesato non poco nell’economia dei cambi di casacca: Fi conta oggi 59 senatori, Ncd 32.
Lo stesso discorso vale anche per la galassia centrista dopo l’implosione di Scelta Civica e la nascita di Per l’Italia. In totale i passaggi da un partito all’altro sono 78, due in più che alla Camera.
Mercoledì, 20 Agosto 2014
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