-Redazione- Cinzia Mangano, figlia del boss Vittorio – conosciuto come lo 'stalliere' di Arcore – è stata condannata con rito abbreviato a Milano ad una pena di sei anni e quattro mesi di reclusione perassociazione a delinquere.
Insieme a lei sono state condannate a pene che vanno fino a otto anni altre sei persone, tra cui il genero di Mangano, marito dell'altra figlia, Loredana, Enrico di Grusa. L'accusa è però soltanto di associazione semplice in quanto il giudice ha ritenuto che a loro carico non fosse configurabile l'associazione a delinquere di stampo mafioso.
Cinzia Mangano era stata arrestata con altri 7 soggetti nel settembre 2013. L'inchiesta in cui era coinvolta si basava su una rete di cooperative di servizi che, stando all'accusa, riciclavano denaro illecito destinato anche ai familiari degli arrestati e dei latitanti.
Cinzia Mangano era stata arrestata con altri 7 soggetti nel settembre 2013. L'inchiesta in cui era coinvolta si basava su una rete di cooperative di servizi che, stando all'accusa, riciclavano denaro illecito destinato anche ai familiari degli arrestati e dei latitanti.
Sempre secondo l'accusa, si trattava di una succursale di Cosa nostra a Milano, attiva già nel corso degli anni '90 e fino agli arresti. Per la Procura, nella ricostruzione che aveva portato al loro arresto, gli imputati avrebbero realizzato un "sistema" di cooperative di logistica e servizi che si era espansa "nel tessuto economico", stringendo anche un patto con le organizzazioni calabresi.
Con queste si sarebbe creata un una storia criminale senza soluzione di continuità con i mandamenti di Pagliarelli e Porta Nuova, cui apparteneva Vittorio Mangano, fino all'eredità raccolta per conto delle cosche di Cosa Nostra dalla figlia Cinzia e da Di Grusa. ''Noi non dobbiamo dimostrare niente, non abbiamo bisogno di presentazioni'', diceva intercettata Cinzia Mangano. E questo perchè, come era spiegato nell'ordine di custodia cautelare, bastava ''l'autorevolezza del nome'' Mangano per esercitare ''l'intimidazione'' mafiosa e non c'era bisogno della ''violenza fisica'' perchè le vittime – tra questi tanti imprenditori lombardi – sapevano ''bene chi sono e cosa rappresentano Pino Porto, Cinzia la figlia di Vittorio'' e il genero. La Dda di Milano sostiene inoltre che gli arrestati erano in contatto e avrebbero sostenuto l'ex assessore alla Casa della Giunta lombarda, Domenico Zambetti, ex assessore alla Casa nella Giunta Formigoni e arrestato nell'ambito dell'indagine per voto di scambio e presunti legami con la 'Ndrangheta. Al riguardo erano emersi contatti tra Porto, anch'egli condannato, e persone che, in vista delle elezioni, si erano rivolte a lui per ottenere un aiuto nelle imminenti consultazioni elettorali''. Si trattava di ''una sorta di investimento che porterà l'esponente politico a essere riconoscente per l'aiuto richiesto e ottenuto''.
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