Da consiglio dei ministri ok ad abolizione Senato. Renzi: "O riforme o faranno a meno di me"
Il premier torna a porre l'aut aut nel giorno in cui viene varato il provvedimento che cambierà natura e funzioni a Palazzo Madama. Ieri la polemica con il presidente Grasso che ha espresso perplessità ribadite oggi anche dal ministro Giannini: "Matteo rifletta ancora". Forza Italia insiste: "Prima l'Italicum"
ROMA - Via libera del Consiglio dei ministri al ddl costituzionale che riforma il Senato, il Titolo V della Costituzione e abolisce il Cnel. Lo si apprende da fonti governative. E nel giorno in cui viene varato il provvedimento che cambierà natura e funzioni a Palazzo Madama, il premier Matteo Renzi non si lascia intimidire da chi frena: "O facciamo le riforme o non ha senso che gente come me sia al governo. Non ci sto a fare le riforme a metà - ha detto questa mattina - non sto a Roma perché mi sono innamorato dei palazzi: se la classe politica dice che non bisogna cambiare, faranno a meno di me e magari saranno anche più contenti".
Intervenendo a Rtl 102.5, il presidente del Consiglio si è soffermato sul sistema della seconda Camera, oggetto di polemica ieri con il presidente del Senato Pietro Grasso dopo la sua intervista a Repubblica in cui poneva paletti alla riforma chiedendo un Senato di eletti.
Nel merito della riforma, Renzi ribadisce i suoi 'paletti': "Per ridurre il numero dei parlamentari e semplificare il quadro, facciamo un Senato in cui, senza indennità, siedano sindaci e presidenti di Regione. I paletti fondamentali sono: senatori gratis, che non votino più la fiducia, che non votino il bilancio e soprattutto che il Senato non sia eletto, perchè noi in Italia abbiamo il numero di parlamentari più alto d'Europa, anzi più alto addirittura degli Usa. Diamoci una regolata".
In sintonia il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che ricorda che alle primarie del Pd "il 70% del partito ha scelto questo modello che è stato poi confermato dalla direzione, in segreteria e dai gruppi parlamentari". Sostenendo quindi che si tratta di un "percorso condiviso; i tempi sono maturi e ora bisogna avere il coraggio di fare le scelte".
Dal canto suo Berlusconi conferma: "Noi rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese", scrive Silvio Berlusconi avvertendo Renzi di essere "coerente" e di accelerare sulla legge elettorale. L'accordo che abbiamo sottoscritto è il patto fra due leader interessati a rinnovare in profondità il Paese, a rendere più sicura e forte la nostra democrazia e meno precarie le libertà civili e repubblicane", conclude l'ex premier. Grasso in queste ore non replica: "Da sempre sto nel partito di Davide, combatto i Golia", si limita a dire.
Ma i distinguo continuano ad arrivare. Dal ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, ad esempio, che intervenendo a Radio Città Futura invita Renzi a non avere fretta sottolineando la necessità di "qualche momento di riflessione e maturazione in più". Perché, osserva, se il metodo della "rapidità" che contraddistingue il premier "diventa anche l'obiettivo, può rivelarsi pericoloso". E Giannini mette in evidenza anche il fatto che "è un po' inconsueto che sia il governo a presentare una proposta di legge su questo tema, serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti".
Anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, sottolinea l'importanza "che vi sia un dibattito" perché "è giusto affrontare questo tema con tutti, anche se - precisa - io non voglio entrare nel merito".
Ostacoli arrivano anche da Forza Italia con Renato Brunetta e Paolo Romani che chiedono che "la prima riforma da realizzare per mettere in sicurezza il funzionamento istituzionale è la riforma elettorale". La risposta della Boschi è immediata: "Non sono preoccupata, credo che troveremo con Forza Italia un accordo anche su questo" e "che prima faremo la riforma del Senato e poi quella della legge elettorale". D'accordo, al riguardo, anche i capigruppo Pd di Camera e Senato, Speranza e Zanda.
Brunetta però non molla e su twitter insiste: "Mi dispiace caro ministro Boschi, ma non ci stiamo più con i giochi di parole. Prima l'Italicum e poi le altre riforme. Game over".
Nella sua intervista radiofonica il premier polemizza anche con Beppe Grillo. "Sono sicuro - dice - che molti elettori del Movimento 5 Stelle vorrebbero che Grillo votasse con noi la riforma del Senato. Ma Grillo ha più interesse a lasciare le cose come stanno. Ma se facciamo le riforme che gli italiani chiedono da 20 anni, anche i populisti indietreggiano".
Sul tema della riforma del Senato replica oggi al presidente Grasso anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "Per noi anche le elezioni di secondo grado non sono un tabù - afferma in un'intervista a Repubblica il leader del Ncd -. In Consiglio su questo non faremo una battaglia ideologica, nel corso del dibattito al Senato ci saranno tutti gli affinamenti necessari. E' evidente che, per la filosofia stessa delle quattro letture, il testo non è blindato, non è evangelico, quindi si presta all'approfondimento quando approderà in aula. Intanto oggi occorrerà consegnarlo alle Camere, appunto, approvandolo e all'unanimità. Noi non saremo sponda di alcun conservatorismo".
Intervenendo a Rtl 102.5, il presidente del Consiglio si è soffermato sul sistema della seconda Camera, oggetto di polemica ieri con il presidente del Senato Pietro Grasso dopo la sua intervista a Repubblica in cui poneva paletti alla riforma chiedendo un Senato di eletti.
Nel merito della riforma, Renzi ribadisce i suoi 'paletti': "Per ridurre il numero dei parlamentari e semplificare il quadro, facciamo un Senato in cui, senza indennità, siedano sindaci e presidenti di Regione. I paletti fondamentali sono: senatori gratis, che non votino più la fiducia, che non votino il bilancio e soprattutto che il Senato non sia eletto, perchè noi in Italia abbiamo il numero di parlamentari più alto d'Europa, anzi più alto addirittura degli Usa. Diamoci una regolata".
In sintonia il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che ricorda che alle primarie del Pd "il 70% del partito ha scelto questo modello che è stato poi confermato dalla direzione, in segreteria e dai gruppi parlamentari". Sostenendo quindi che si tratta di un "percorso condiviso; i tempi sono maturi e ora bisogna avere il coraggio di fare le scelte".
Dal canto suo Berlusconi conferma: "Noi rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese", scrive Silvio Berlusconi avvertendo Renzi di essere "coerente" e di accelerare sulla legge elettorale. L'accordo che abbiamo sottoscritto è il patto fra due leader interessati a rinnovare in profondità il Paese, a rendere più sicura e forte la nostra democrazia e meno precarie le libertà civili e repubblicane", conclude l'ex premier. Grasso in queste ore non replica: "Da sempre sto nel partito di Davide, combatto i Golia", si limita a dire.
Ma i distinguo continuano ad arrivare. Dal ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, ad esempio, che intervenendo a Radio Città Futura invita Renzi a non avere fretta sottolineando la necessità di "qualche momento di riflessione e maturazione in più". Perché, osserva, se il metodo della "rapidità" che contraddistingue il premier "diventa anche l'obiettivo, può rivelarsi pericoloso". E Giannini mette in evidenza anche il fatto che "è un po' inconsueto che sia il governo a presentare una proposta di legge su questo tema, serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti".
Anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, sottolinea l'importanza "che vi sia un dibattito" perché "è giusto affrontare questo tema con tutti, anche se - precisa - io non voglio entrare nel merito".
Ostacoli arrivano anche da Forza Italia con Renato Brunetta e Paolo Romani che chiedono che "la prima riforma da realizzare per mettere in sicurezza il funzionamento istituzionale è la riforma elettorale". La risposta della Boschi è immediata: "Non sono preoccupata, credo che troveremo con Forza Italia un accordo anche su questo" e "che prima faremo la riforma del Senato e poi quella della legge elettorale". D'accordo, al riguardo, anche i capigruppo Pd di Camera e Senato, Speranza e Zanda.
Brunetta però non molla e su twitter insiste: "Mi dispiace caro ministro Boschi, ma non ci stiamo più con i giochi di parole. Prima l'Italicum e poi le altre riforme. Game over".
Nella sua intervista radiofonica il premier polemizza anche con Beppe Grillo. "Sono sicuro - dice - che molti elettori del Movimento 5 Stelle vorrebbero che Grillo votasse con noi la riforma del Senato. Ma Grillo ha più interesse a lasciare le cose come stanno. Ma se facciamo le riforme che gli italiani chiedono da 20 anni, anche i populisti indietreggiano".
Sul tema della riforma del Senato replica oggi al presidente Grasso anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "Per noi anche le elezioni di secondo grado non sono un tabù - afferma in un'intervista a Repubblica il leader del Ncd -. In Consiglio su questo non faremo una battaglia ideologica, nel corso del dibattito al Senato ci saranno tutti gli affinamenti necessari. E' evidente che, per la filosofia stessa delle quattro letture, il testo non è blindato, non è evangelico, quindi si presta all'approfondimento quando approderà in aula. Intanto oggi occorrerà consegnarlo alle Camere, appunto, approvandolo e all'unanimità. Noi non saremo sponda di alcun conservatorismo".
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