domenica 30 marzo 2014

Mentre le scuole statali pubbliche sono state lasciate cadere a pezzi la scuola della moglie di Bossi riceveva 800 mila euro di finanziamenti della Gelmini e 300- 400 mila euro di finanziamenti dal partito del marito. Soldi nostri, delle nostre tasse pagate, soldi del finanziamento pubblico ai partiti che Bossi ha usato per comprare 19 appartamenti in 19 anni di attività politica senza che i grandi statisti Mognaschi, Centinaio e Salvini si accorgessero di niente. Dell'africa si interessavano per acquistare titoli di stato con i soldi del finanziamento pubblico ai partiti e poi si lamentano perché Roma ladrona sperpera i soldi. E in questi 20 anni di governi cosa hanno fatto? Mognaschi, Centinaio e salvino dove erano quando le scuole cadevano a pezzi. Ma a volantinare di certo. Uno che fa il vice sindaco pagato dalle nostre tasse passa il tempo non a risolvere i problemi dei cittadini pavesi ma a volantinare. Vergogna. Mandiamo a casa quelli che noi manteniamo per lavorare per l'interesse dei cittadini e che passano il tempo da nullafacenti, più o meno come i sindacalisti della Cisl.

Le scuole italiane cadono a pezzi

di   - 28/03/2014 - Una ragazzina rimane ferita dai calcinacci in mattinata nel crollo di parte del soffitto di un'aula del Liceo Giulio Casiraghi di Cinisello Balsamo. L'ultimo caso di una lunga serie

Se l’è cavata con qualche graffio alla testa non troppo grave la studentessa rimasta ferita nel crollo di parte del soffitto di un’aula del Liceo Giulio Casiraghi di Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, dove questa mattina, si sono staccati alcuni calcinacci dal soffitto dove la ragazza stava seguendo le lezioni.
crollo scuola edilizia scolastica
UN NUOVO CROLLO IN UNA SCUOLA, IL TERZO IN MENO DI DUE MESI -Un incidente che, per fortuna, si è risolto senza conseguenze troppo serie. Tuttavia l’episodio accaduto questa mattina al ‘Casiraghi’ di Cinisello è solo l’ultimo di una lunga serie di casi che fanno luce sull’inquietante situazione dell’edilizia scolastica, tra edifici fatiscenti, strutture inadatte a ospitare gli studenti, la mancanza cronica di materiale didattico e, sopratutto, mancanza di sicurezza. Soltanto il mese scorso, in una scuola elementare e dell’infanzia invia Marinella Bragaglia a Palermo, era crollato un pezzo di soffitto pochi minuti prima della campanella: una tragedia sfiorata, con due gemelline medicate per qualche graffio e un grosso spavento per i piccoli alunni che, da mesi, erano costretti a continue peregrinazioni per l’edificio a causa di crepe nei muri, lavori di manutenzione e addirittura per colpa della derattizzazione. In seguito al crollo del 13 febbraio scorso, i genitori dei bambini avevano alzato la voce, spiegando di aver segnalato più volte la presenza di crepe nella struttura e lamentando il fatto che i loro figli erano costretti a stare in stanze più simili a degli scantinati che a delle aule scolastiche. Alle autorità scolastiche i genitori avevano chiesto spiegazioni, spiegazioni che si sono perse in disamine burocratiche e nel ben noto lamento della mancanza di fondi. Qualche giorno prima era successo qualcosa di molto simile in una scuola di Cormons, in provincia di Gorizia, dove in un istituto che ospita sia una scuola elementare che una media si sono staccati pezzi di intonaco dal soffitto di un’aula. Anche in questo caso, fortunatamente, i calcinacci sono caduti proprio davanti alla lavagna, e cioè abbastanza lontano dai banchi dove sedevano i ragazzi. Arrivati sul posto, i tecnici comunali hanno spiegato che il crollo era stato provocato da una causa tanto semplice quanto pericolosa: scarsa manutenzione.
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QUANDO A SCUOLA SI MUORE - Non si tratta di un problema recente, non c’entrano le forti piogge che hanno annacquato da nord a sud l’inverno appena finito: tre anni fa, nel gennaio 2011, nella scuola elementare di Giovanni Verga di Serradifalco, in provincia di Caltanissetta, era crollata un’ala intera dell’edificio, dove in quel momento erano in corso alcuni lavoro di ristrutturazione. Fortunatamente, gli operai al lavoro erano riusciti a mettersi in salvo. Chi non ha avuto la stessa fortuna, invece, è stato Vito Scafidi, 17 anni, rimasto ucciso dal crollo di un contro-soffitto della sua scuola, il Liceo ‘Darwin’ di Rivoli, in provincia di Torino. Era il 22 novembre 2008 e Vito, come ogni giorno, era in classe insieme ai suoi compagni della 4 G. Il ragazzo è morto schiacciato da un tubo di ghisa che, incredibilmente, era stato dimenticato su un contro-soffitto realizzato oltre vent’anni prima e che ha provocato il cedimento improvviso della struttura. Vito è morto e una ventina sono rimasti feriti. Tra loro c’è anche Andrea Macrì, che ha subito gravissime lesioni alla colonna vertebrale e che da quel giorno è rimasto paralizzato. Qualche settimana fa la madre di Vito, Cinzia Caggiano, ha ricevuto la telefonata del premier Renzi che ha ricordato il ragazzo in Parlamento, nel giorno in cui il neo-premier aveva annunciato lo stanziamento di 2 miliardi di euro per fa fronte all’emergenza dell’edilizia scolastica.


«IL PIANO DI RENZI NON È ABBASTANZA» - Ma non è abbastanza, e quello che è successo a Palermo, a Cormons e questa mattina a Cinisello ne è la prova: Riguardo all’incidente di stamane al ‘Casiraghi’  è intervenuto anche ilCodacons: «È di una gravità inaudita che i nostri figli debbano rischiare la vita perché le scuole italiane cadono letteralmente a pezzi» – ha dichiarato il presidente dell’associazione, Marco Maria Donzelli, riassumendo in una singola frase le preoccupazioni dei genitori che, invece di sapere i propri figli al sicuro a scuola, temono di essere chiamati da un momento all’altro ben consapevoli dei problemi cronici degli edifici dove i loro figli trascorrono gran parte della giornata. «Questo episodio, l’ennesimo – ha continuato Donzelli – dimostra che il Piano scuola che sta varando il Governo Renzi, per quanto positivo, è del tutto insufficiente a rendere sicure le scuole italiane. Un piano da 3,5 miliardi per investimenti nel campo della sicurezza e dell’edilizia scolastica non può certo bastare a compensare mancati investimenti che durano da decenni. Per questo i 3,5 miliardi devono essere solo una prima tranche, a cui dovranno seguirne altre».

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