sabato 5 aprile 2014

Ho partecipato ad un convegno a Baveno nel quale vecchi dirigenti e relatori approssimati parlavano di aziende. Ovviamente senza sapere neanche cosa è o come é fatta un'azienda. In alcune aziende italiane é meglio non mandarli gli alunni. Bisognerebbe poi capire perché le aziende norvegesi vanno così bene. Occorrerebbe capire perchè i nostri laureati migliori trovano posti prestigiosi in Germania e negli Usa mentre in Italia fanno lavori nei quali mettono in campo 1% delle loro capacità professionali. In quel convegno si é passato più tempo a ringraziare per le relazioni di aria fritta tenute che per capire come lavorano le aziende nella Silicon Valley. E come potrà cambiare mai la scuola fino a quando starà nelle mani di questi incompetenti

NEW YORK - Tesla corre, da Wall Street alla Norvegia. Mentre un colosso come General Motors è nel mirino di inchieste sulla sicurezza, il re dell'auto elettrica è diventato il produttore dell'auto in assoluto più venduta in un solo mese in Norvegia, il suo secondo mercato globale.
In marzo la sua Model S, la berlina del gruppo, ha venduto 1.493 veicoli nel Paese nordico. Il precedente record spettava a Ford nel 1986: aveva consegnato 1.454 modelli di Sierra. Nelle vendite di marzo la Norvegia ha visto al secondo posto il modello Golf della tedesca Volkswagen con 624 vetture messe in strada.
La Norvegia, per Tesla , oltre a essere il secondo mercato dopo gli Stati Uniti è anche una finestra sull'Europa: è pronta a conquistare il mercato del Vecchio continente, dove i volumi di vendita potrebbero essere molto più alti. Il fondatore e miliardario Musk ha promesso 30 nuovi punti vendita e centri di rifornimento. Per ora ci sono 14 distributori, la maggior parte proprio in Norvegia.
Tesla continua a farsi strada anche in America: ha presentato ricorso in New Jersey contro un divieto a vendere direttamente le proprie vetture ai consumatori senza passare dai concessionari, con buone speranze di vincere. E a New York ha raggiunto un accordo con la stessa associazione dei concessionari per legittimare le sue vendite dirette.
Il titolo del gruppo a Wall Street è a sua volta passato di successo in successo: da inizio anno ha guadagnato quasi un terzo del suo valore, salendo da 150 a 230 dollari. E nell'ultimo anno si è impennato, moltiplicando il suo prezzo di quasi sei volte rispetto ai 40 dollari dell'aprile 2012. I risultati del primo trimestre, stando agli analisti, potrebbero battere nettamente le attese, con vendite globali oltre le 6mila vetture finora pronosticate. La Norvegia, insomma, potrebbe non essere un exploit isolato.

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