mercoledì 2 luglio 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

Riforma scuola, il sottosegretario Roberto Reggi: "I professori saranno valutati e il loro contratto diventerà flessibile. Lo vuole Renzi"

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REGGI

Era ampiamente prevedibile che i sindacati della scuola si scatenassero contro il piano proposto dal sottosegretario all'Istruzione Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza per il Partito democratico, su preciso mandato di Matteo Renzi.
L'idea del governo è quella di rendere flessibile il contratto degli insegnanti raddoppiando l'orario di lavoro (da 18 a 36 nelle scuole medie e superiori) e premiando con uno stipendio migliore i docenti che si impegnano maggiormente con incarichi extra per gli alunni. "La nostra è una proposta che i sindacati potranno discutere", promette Reggi. Che però mette i paletti: "La scuola è l'ultimo campo della pubblica amministrazione dove non esiste l'obbligo della formazione e dove nessuno può entrare nelle aule per valutare le capacità dei professori: questo deve cambiare per adeguarci all'Europa". Nella bozza che nei prossimi giorni dovrebbe approdare al Consiglio dei ministri c'è anche il taglio delle scuole superiori dai cinque ai quattro anni per risparmiare 1,5 miliardi di euro e l'apertura degli istituti dalle 7 alle 22 fino alla fine di luglio. Tutto, sembra, a budget invariato. Intanto una nota del ministero dice che la ristrutturazione delle scuole promessa dal premier all'inizio del mandato non comincerà prima di dicembre.
I sindacati degli insegnanti vi accusano di avere concepito una riforma senza nemmeno consultarli perciò da settembre, annunciano, sarà guerra. Come risponde?
La nostra non è una riforma ma una proposta ancora aperta, non definitiva. Nei prossimi giorni la ministra Stefania Giannini la illustrerà al governo durante il Consiglio dei ministri e successivamente potrebbe prendere la forma di una legge delega ma verrà comunque sottoposta alle opinioni di tutti i soggetti coinvolti, dagli insegnanti ai dirigenti scolastici al personale tecnico delle scuole, agli studenti. Tutti devono comprendere che la scuola italiana deve diventare europea e questo avviene soltanto valorizzando gli insegnanti che si impegnano, dunque è necessario introdurre nei contratti la flessibilità. Ricordando che i nostri professori sono quelli che in Europa lavorano meno ore e hanno stipendi più bassi.
A coloro che si accollano maggiori incarichi e risultano meritevoli i dirigenti scolastici assegneranno un aumento di stipendio. Ma come verranno valutati i professori?
L'Italia è l'unico Paese europeo dove il lavoro degli insegnanti non viene valutato e questo non è più tollerabile. Sto parlando non solo della valutazione interna fatta dai presidi, ma anche della valutazione esterna che deve tener conto del contesto nel quale l'insegnante opera: un conto è insegnare in aree dove il benessere è tangibile, un altro dove il tasso di abbandono scolastico è altissimo. Questo tipo di misurazione delle competenze sarà operativo a partire da settembre e lentamente entrerà a regime accanto al sistema Invalsi, contribuendo a premiare i docenti davvero meritevoli. Mi spiace se i sindacati si stanno scaldando eccessivamente, ma la scuola è l'ultimo campo della pubblica amministrazione dove la formazione non è obbligatoria e nessuno può entrare nelle aule per capire se la persona alla quale affidiamo i nostri figli sia veramente bravo.
Se passerà questa proposta, i professori delle scuole medie e superiori dovranno comunque lavorare il doppio delle ore assicurando le supplenze nel caso di assenza dei loro colleghi. In cambio avranno non il doppio di stipendio, ma solo un terzo in più. 
Toccherà al dirigente scolastico organizzare la disponibilità dei professori della sua scuola. Se qualcuno non potrà lavorare 36 ore allora potrà rinunciare a una parte degli incentivi, insomma non possiamo ragionare in maniera rigida. Ripeto: la mia è una proposta non certo irragionevole e non è detto che sarà quella definitiva. Ecco perché non capisco le reazioni durissime dei sindacati.
Rimane il fatto che i minimi di stipendio dei professori italiani rimarrà il più basso del continente. Perché non adeguarlo?
Sono contrario al fatto di elemosinare fondi al ministero dell'Economia senza presentare una riforma di sistema. Questo è un momento delicato dove nessuno può pensare di poter rimanere com'era: ecco perché chiediamo ai professori una maggiore flessibilità di orario e di stipendio.
Togliere un anno alle scuole superiori aiuterà ad avere maggiori fondi?
Sì. Potrebbe essere una soluzione per avere maggiori risorse da destinare a tutti i cicli scolastici.
I bidelli e il personale tecnico vogliono sapere come farà il ministero a tenere aperte le scuole fino alle 22 senza modificare stipendi e orari di lavoro.
Viviamo una emergenza educativa e pensiamo che la scuola non può chiudere alla fine delle lezioni. Dobbiamo trovare risorse straordinarie per tenere aperte le strutture scolastiche fino a fine luglio e ogni giorno fino alle 22. Questo già avviene in alcune zone dell'Italia grazie alle associazioni dei genitori e ai volontari, ma anche grazie agli insegnanti. La scuola deve diventare uno spazio dove organizzare corsi pomeridiani, scuole serali per gli adulti, un luogo vissuto. In autunno faremo un incontro ad hoc proprio per parlare di questo progetto.
La scuola conta quasi mezzo milione di precari e per questo Bruxelles bacchetta l'Italia.
Arriveremo anche a questo.
Quando?
Nei prossimi giorni concluderemo i due cantieri del Miur, la ministra Giannini ne parlerà con il governo e poi avvieremo una consultazione nella quale tutti potranno esprimersi. Ma tempi e modi del piano scuola verranno decisi da Matteo Renzi cheha puntato grande parte del suo intervento su questa riforma dell'educazionevivendola come un investimento e non come un costo.

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