Regolamento di conti nel M5S: Filippi critica Altavilla, espulso
Espulsioni e rancori agitano i Cinque Stelle di Padova dopo la disfatta elettorale. Il meet up locale ha decretato la cacciata di Lorenzo Filippi
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di Simonetta Zanetti
PADOVA. Padova come Roma, ma anche come Firenze. Alla fine espulsioni e rancori che agitano il M5S sono arrivati anche in città: qualche giorno fa il meet up locale ha decretato la cacciata di Lorenzo Filippi.
L’espulsione di Filippi. In scena, la coda velenosa della campagna elettorale: l’espulsione di Filippi - le cui crociate affondano le radici nei primi anni Duemila trovando spazio negli spettacoli del comico genovese - parte da lontano, ovvero dalle critiche mosse da quest’ultimo alla candidatura di Giuliano Altavilla: «Sono stato espulso perché in quel clima di terrorismo non è tollerata alcuna dialettica interna» tuona Filippi «la mia cacciata è avvenuta in modo del tutto irregolare, con una sentenza già scritta su una generica “mozione Filippi” solo perché mi sono permesso di criticare, a più livelli all’interno del movimento, l’autocandidatura di Altavilla. Ma scherziamo? Andava votata, non imposta. Si sono proposti in tre - Altavilla, Martingano e Berti - e poi all’ultimo questi si sono ritirati lasciando solo Altavilla che quindi si è investito del ruolo». Filippi parla di atteggiamenti da vecchia politica che tarpano le ali alle menti più brillanti. Ne ha per tutti, per la triade «sono Martingano, Altavilla e Pavanello che gestiscono tutto», con particolare “attenzione” per l’ex candidato sindaco: «Alle Europee abbiamo ottenuto la percentuale più bassa della provincia - prosegue - con un gradimento che aumenta tanto più ci si allontana da Padova, dove gli elettori hanno testimoniato il loro sgradimento al nostro candidato con una percentuale irrisoria». Descrive un’espulsione «pilotata, di fronte alla quale alcuni attivisti si sono ribellati andandosene» e annuncia ricorso al Movimento veneto: «Non è stata seguita alcuna regola, non mi è arrivata alcuna comunicazione scritta, né vogliono mostrarmi le carte» aggiunge.
La replica di Altavilla. «È una persona che si è sempre espressa in termini molto critici, soprattutto in campagna elettorale, screditando il movimento e senza aver mai fatto nulla di costruttivo per il gruppo» la versione di Altavilla secondo cui Filippi si sarebbe avvicinato al movimento solo nel 2012 «quindi non lo possiamo nemmeno considerare un attivista. Non meriterebbe neppure una risposta. A questo punto il suo atteggiamento non ci permetteva di andare avanti e lavorare serenamente, quindi abbiamo stabilito che non partecipi più ai nostri incontri. Come successo con Gino De Pauli».
Il mistero del simbolo. Che il clima negli ultimi mesi sia stato tutt’altro che sereno, lo conferma anche il “giallo del simbolo” ritirato - e poi nuovamente concesso dal leader del M5S - durante la campagna elettorale. Lo rivela Filippi che indica l’arrivo di Grillo al Geox come il momento della ricucitura. Ma la conferma di un’incidente diplomatico che avrebbe potuto costare caro al movimento padovano arriva anche da Altavilla che spiega: «Si era sparsa la voce che avessimo chiesto dei soldi per candidare i consiglieri e, ovviamente, Grillo si era arrabbiato sostenendo che questi atteggiamenti erano inammissibili. In realtà tutto si era basato su un equivoco, poiché essendo il nostro un movimento che si autofinanzia, avevamo detto che chi voleva poteva dare il proprio contributo. A quel punto abbiamo esibito verbale e registrazioni degli incontri e l’incidente è rientrato. Questo dimostra solo che ci sono in giro millantatori che lavorano contro di noi» taglia corto.
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