Il paese dei pensionati inamovibili
Il governo inchioda Ortona sul trono di Arcus
In barba alla fantomatica riforma Madia
Di Stefano Sansonetti
La nomina è arrivata silenziosamente nei giorni scorsi sui tavoli delle commissioni cultura di Camera e Senato. Queste si dovranno esprimere sulla proposta di nominare l’ex ambasciatore Ludovico Ortona amministratore unico della Arcus, la società del Tesoro che si occupa di promozione di progetti culturali. Per Ortona, in realtà, si tratta di una conferma. Entrato in Arcus nel 2010, poco tempo dopo era appunto assurto al ruolo di amministratore unico. Si dà però il caso che nei giorni precedenti alla proposta di nomina il governo abbia presentato la riforma della Pa. E in essa, almeno a stare al comunicato diffuso lo scorso 13 giugno da palazzo Chigi, c’è un passaggio che sembra piuttosto eloquente: “è fatto divieto di assegnare incarichi dirigenziali a lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza”, laddove per quiescenza si intende pensione.
La storia
Ora, si dà il caso che Ortona, classe 1942, sia proprio una “feluca” in pensione. Ma in questo caso, a quanto pare, il principio sancito nella riforma curata dallo stesso premier, Matteo Renzi, e dal ministro per la semplificazione, Marianna Madia, non ha trovato applicazione. Si dirà che la riforma in questione è stata più che altro annunciata, visti gli enormi ritardi e i pasticci che si sono verificati nel corso della stesura “a puntate” dei relativi decreti. E si dirà che il principio in questione è stato pensato per escludere pensionati dai ruoli dirigenziali nei ministeri. Ma se anche tutto questo fosse vero, considerata l’alea che ancora circonda i provvedimenti, rimane il fatto che la filosofia di base dell’intervento sembra essere stata elusa nel caso dell’Arcus. Va ricordato che la società è formalmente controllata dal ministero dell’economia, oggi guidato da Pier Carlo Padoan, ma agisce in base alle direttive impartite dal ministero dei beni culturali, sulla cui tolda di comando oggi siede Dario Franceschini. Per questo la proposta di nomina di Ortona, dal 1° luglio scorso, giace sul tavolo delle commissioni cultura di Montecitorio e palazzo Madama per ottenere i pareri di rito. Di sicuro la confidenza dell’amministratore unico con le istituzioni non è storia recente.
Ora, si dà il caso che Ortona, classe 1942, sia proprio una “feluca” in pensione. Ma in questo caso, a quanto pare, il principio sancito nella riforma curata dallo stesso premier, Matteo Renzi, e dal ministro per la semplificazione, Marianna Madia, non ha trovato applicazione. Si dirà che la riforma in questione è stata più che altro annunciata, visti gli enormi ritardi e i pasticci che si sono verificati nel corso della stesura “a puntate” dei relativi decreti. E si dirà che il principio in questione è stato pensato per escludere pensionati dai ruoli dirigenziali nei ministeri. Ma se anche tutto questo fosse vero, considerata l’alea che ancora circonda i provvedimenti, rimane il fatto che la filosofia di base dell’intervento sembra essere stata elusa nel caso dell’Arcus. Va ricordato che la società è formalmente controllata dal ministero dell’economia, oggi guidato da Pier Carlo Padoan, ma agisce in base alle direttive impartite dal ministero dei beni culturali, sulla cui tolda di comando oggi siede Dario Franceschini. Per questo la proposta di nomina di Ortona, dal 1° luglio scorso, giace sul tavolo delle commissioni cultura di Montecitorio e palazzo Madama per ottenere i pareri di rito. Di sicuro la confidenza dell’amministratore unico con le istituzioni non è storia recente.
I precedenti
Basti pensare che nel 1985 Ortona ha fatto un’esperienza come capo ufficio stampa della presidenza della repubblica all’epoca di Francesco Cossiga, con il quale ha collaborato per l’intero settennato. Successivamente è stato ambasciatore a Lisbona (dal 1992 al 1995) e a Teheran (dal 1995 al 2000). In Arcus è entrato quando il ministero dei beni culturali era retto dal forzista Sandro Bondi, ma poi ha saputo rimanere imbullonato alla poltrona anche con tutti i ministri successivi: Giancarlo Galan, Lorenzo Ornaghi e Massimo Bray. Insomma, alla fine della fiera, e fermo restando il tetto complessivo dei 240 mila euro di compensi, Ortona continuerà a cumulare pensione e gettone di Arcus. Il quale, in base alla divisione in fasce recentemente effettuate dal Tesoro, per l’amministratore delegato è di 155 mila euro. Anche se, va detto, nel 2012 Ortona ha percepito solo 13 mila euro fino a quando è rimasto presidente e 7 mila euro da quando è amministratore unico.
Basti pensare che nel 1985 Ortona ha fatto un’esperienza come capo ufficio stampa della presidenza della repubblica all’epoca di Francesco Cossiga, con il quale ha collaborato per l’intero settennato. Successivamente è stato ambasciatore a Lisbona (dal 1992 al 1995) e a Teheran (dal 1995 al 2000). In Arcus è entrato quando il ministero dei beni culturali era retto dal forzista Sandro Bondi, ma poi ha saputo rimanere imbullonato alla poltrona anche con tutti i ministri successivi: Giancarlo Galan, Lorenzo Ornaghi e Massimo Bray. Insomma, alla fine della fiera, e fermo restando il tetto complessivo dei 240 mila euro di compensi, Ortona continuerà a cumulare pensione e gettone di Arcus. Il quale, in base alla divisione in fasce recentemente effettuate dal Tesoro, per l’amministratore delegato è di 155 mila euro. Anche se, va detto, nel 2012 Ortona ha percepito solo 13 mila euro fino a quando è rimasto presidente e 7 mila euro da quando è amministratore unico.
@SSansonetti
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