giovedì 3 luglio 2014

Come risolveranno questi problemi Salvini e Grillo?

Disastro totale: i pensionati italiani i più umiliati d’Europa


Disastro totale: i pensionati italiani i più umiliati d’Europa
(Enzo Coniglio) A giudicare dal recente rapporto di Confesercenti sulle pensioni e non smentito da altre fonti, l’Italia affonda non solo perché priva del fondamentale “fattore K” – come denunciato in questo giornale il 25 giugno scorso – ma anche a causa di decisioni politico-legislative del tutto assurde e che violano i più elementari principi del buon senso.
“Siamo l’unico Paese dove i pensionati pagano, in proporzione, più tasse di quando erano attivi”, ci ricorda Marco Venturi, Presidente di Confesercenti e aggiunge che c’è molto di più e di più grave: “Accade così che il pensionato subisca un maggior prelievo rispetto al dipendente e che tale extra imposta sia più forte tanto più la pensione è bassa: 72 euro per una pensione pari a tre volte il minimo e 131 rispetto alle pensioni d’importo inferiore”. Esattamente l’opposto di ogni più elementare principio di giustizia e di equità, sancito dalla Costituzione italiana e rilevato nella prassi dei maggiori Paesi europei.
Grazie a questa assurdità tutta e solo italiana, nell’anno in corso, un pensionato medio perderà, in termini di potere d’acquisto, 118 euro al mese, pari a 1.419 euro all’anno rispetto al 2008 e che farà peggiorare ulteriormente la già precaria qualità di vita di milioni di famiglie italiane di pensionati.
Qualche ulteriore dato comparativo con altri Paesi europei, ricordato dal presidente Venturi: “Su una pensione corrispondente a 1,5 volte il trattamento minimo Inps, un italiano paga in tasse il 9,17% dell’assegno previdenziale, mentre i suoi colleghi di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito nulla… il pensionato italiano è soggetto ad un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese, quadruplo rispetto a quello francese e, infine, incommensurabilmente superiore a quello tedesco: si va dagli oltre 4 mila euro sopportati dal pensionato italiano ai 39 a carico del pensionato tedesco”.
Naturalmente, una tale notizia lascia allibiti i nostri partners europei che si chiedono con preoccupazione, se gli Italiani non si siano totalmente rimbambiti e che fine abbia fatto l’Italia del valori classici, rinascimentali, cattolici e socialisti e quale sia il livello di competenza e di professionalità giuridico-amministrativa dei parlamentari italiani, ricordando tra l’altro, come sia questa fascia di cittadini ad aver sostenuto in questi sei anni difficili, figli e nipoti disoccupati, salvandoli in parte dal disastro generazionale.
Un risultato così sconcertante è certamente dovuto sia al deterioramento etico e morale, sia alla filosofia del “ghe pensi mi” che ha convinto gli Italiani a non preoccuparsi in prima persona, della gestione politica perchè c’era il “lui di turno, il genio, il salvatore della patria, pronto a risolvere tutti i problemi. Ed è grazie a questa politica, che oggi ci ritroviamo un popolo di pecoroni, turlupinati da rappresentanti non selezionati dai cittadini e portatori di interessi personali o di settore.
E dire che i nostri padri fondatori della Costituente, prevedendo una tale deriva, avevano imposto agli eletti di esercitare il loro compito di parlamentari “senza vincolo di mandato”, ma seguendo esclusivamente la propria coscienza e professionalità.
Cosa fare di fronte a tale disastro? La cosa più semplice e banale del mondo: impegnarsi nella attività gestionale politica in prima persona, senza deleghe in bianco a nessuno, ritrovando un ampio consenso su un nuovo piano di sviluppo organico, fuori sia da quei partiti che tale politica hanno promosso e di cui sono responsabili, sia dai nuovi burattinai di turno. La vera rivoluzione è passare dalla politica dei buffoni, degli attori – politicanti, degli imprenditori e finanzieri a quella dei cittadini che rimettono al centro della loro azione, i propri figli e i propri nipoti.

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