RICOSTRUZIONE
Il Boffo-gate torna improvvisamente alla ribalta attraverso un'intervista rilasciata all'Espresso da Vittorio Feltri, che tira in ballo i nomi di Tarcisio Bertone, Luigi Bisgnani e Daniela Santanchè. Secondo il direttore del Giornale
sarebbero questi i protagonisti della catena all'origine del falso scoop che finì per costare le dimissioni delll'allora direttore dell'Avvenire.
«L'HO DETTO ANCHE AI PM». «Fu Alessandro Sallusti », ha rivelato Feltri, «a dirmi che la fonte della velina su Dino Boffo era il cardinale Tarcisio Bertone, che l'aveva data a Luigi Bisignani e Daniela Santanchè. Poi, era arrivata a Sallusti. È questo quello che ho raccontato ai magistrati. Davanti ai pm si deve dire la verità». Sono le parole che lo stesso giornalista confidò due anni fa a un giudice della procura di Napoli, quando raccontò l'origine del finto scoop, nel quale scrisse che Boffo era «un noto omosessuale attenzionato dalle forze dell'ordine».
«ME LO RACCONTÒ SALLUSTI». Il settimanale, in edicola il 4 luglio, ha riferito dunque che il pm Gianfranco Scarfò in forza alla procura partenopea chiamò Feltri per interrogarlo come persona informata sui fatti. Il magistrato stava cercando di capire chi era entrato nel casellario giudiziario per cercare informazioni su Boffo e chiese così al giornalista quale fosse la genesi della notizia pubblicata il 28 agosto 2009 sulla prima pagina del Giornale. «Dissi al pm che la catena era Santanchè, Bisignani, Bertone. È quello che mi fu detto da Sallusti, quando lui era condirettore», ha ricordato Feltri. «Dopo, non so se fosse vero. Io ero il direttore, e mi sono fidato senza pormi tanti problemi. Mi sembrava che fosse assolutamente credibile». «C'era una fotocopia dove si raccontavano certi fatti, io ho dato un'occhiata», ha poi ammesso. «Quando ho saputo che la fonte era quella, ovviamente mi sono fidato».
SALLUSTI SMENTISCE LA RICOSTRUZIONE. Il settimanale ha segnalato anche che davanti al magistrato l'attuale direttore del Giornale «ha invece negato in toto la versione di Feltri. Il pm Scarfò non ha mai depositato», ha scritto l'Espresso nell'anticipazione, «le testimonianze, né quella di Feltri ne quella di Sallusti». L'inchiesta ha finora portato alla sbarra solo un cancelliere del palazzo di giustizia di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Izzo, accusato di accesso abusivo al sistema informatico: è lui l'uomo che - secondo il magistrato - a marzo 2009 consultò indebitamente il casellario per estrarre i precedenti penali di Boffo. Dopo due anni, il processo è alle fasi finali, in attesa della requisitoria del pm. Feltri fu, invece, sospeso dall'Ordine per tre mesi. «Ho pagato io solo come sempre succede», ha concluso Feltri, «c'è quel cretino del direttore che ci va di mezzo».
BERTONE ANNUNCIA QUERELA. Immediate le smentite dei diretti interessati, col cardinale Bertone che ha annunciato querela nei confronti del giornalista, negando categoricamente «la ricostruzione falsa e offensiva che è stata fatta». L'ex segretario di Stato ha affermato che non ha «mai consegnato nessuna 'velina' su Boffo a chicchessia, né tanto meno è stato all'origine di tale fatto».Ha spiegato anche che «dell'incresciosa vicenda dell'ex direttore di Avvenire ha appreso dai mass media». «Per questo nuovo e ingiustificato attacco alla sua persona», il cardinale Bertone «si riserva di adire le vie legali».
SANTANCHÈ: «SQUALLIDI PETTEGOLEZZI». Stessa linea adottata pure da Daniela Santanchè, secondo cui «quello che leggo è frutto di supposizioni maligne e squallidi pettegolezzi che mi sorprende vengano accreditati da un giornalista autorevole. Non capisco a che titolo io venga chiamata in causa in una vicenda che non conosco e che ho appreso dalla lettura dei giornali. Ovviamente mi riservo di tutelare la mia immagine in ogni sede».
sarebbero questi i protagonisti della catena all'origine del falso scoop che finì per costare le dimissioni delll'allora direttore dell'Avvenire.
«L'HO DETTO ANCHE AI PM». «Fu Alessandro Sallusti », ha rivelato Feltri, «a dirmi che la fonte della velina su Dino Boffo era il cardinale Tarcisio Bertone, che l'aveva data a Luigi Bisignani e Daniela Santanchè. Poi, era arrivata a Sallusti. È questo quello che ho raccontato ai magistrati. Davanti ai pm si deve dire la verità». Sono le parole che lo stesso giornalista confidò due anni fa a un giudice della procura di Napoli, quando raccontò l'origine del finto scoop, nel quale scrisse che Boffo era «un noto omosessuale attenzionato dalle forze dell'ordine».
«ME LO RACCONTÒ SALLUSTI». Il settimanale, in edicola il 4 luglio, ha riferito dunque che il pm Gianfranco Scarfò in forza alla procura partenopea chiamò Feltri per interrogarlo come persona informata sui fatti. Il magistrato stava cercando di capire chi era entrato nel casellario giudiziario per cercare informazioni su Boffo e chiese così al giornalista quale fosse la genesi della notizia pubblicata il 28 agosto 2009 sulla prima pagina del Giornale. «Dissi al pm che la catena era Santanchè, Bisignani, Bertone. È quello che mi fu detto da Sallusti, quando lui era condirettore», ha ricordato Feltri. «Dopo, non so se fosse vero. Io ero il direttore, e mi sono fidato senza pormi tanti problemi. Mi sembrava che fosse assolutamente credibile». «C'era una fotocopia dove si raccontavano certi fatti, io ho dato un'occhiata», ha poi ammesso. «Quando ho saputo che la fonte era quella, ovviamente mi sono fidato».
SALLUSTI SMENTISCE LA RICOSTRUZIONE. Il settimanale ha segnalato anche che davanti al magistrato l'attuale direttore del Giornale «ha invece negato in toto la versione di Feltri. Il pm Scarfò non ha mai depositato», ha scritto l'Espresso nell'anticipazione, «le testimonianze, né quella di Feltri ne quella di Sallusti». L'inchiesta ha finora portato alla sbarra solo un cancelliere del palazzo di giustizia di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Izzo, accusato di accesso abusivo al sistema informatico: è lui l'uomo che - secondo il magistrato - a marzo 2009 consultò indebitamente il casellario per estrarre i precedenti penali di Boffo. Dopo due anni, il processo è alle fasi finali, in attesa della requisitoria del pm. Feltri fu, invece, sospeso dall'Ordine per tre mesi. «Ho pagato io solo come sempre succede», ha concluso Feltri, «c'è quel cretino del direttore che ci va di mezzo».
BERTONE ANNUNCIA QUERELA. Immediate le smentite dei diretti interessati, col cardinale Bertone che ha annunciato querela nei confronti del giornalista, negando categoricamente «la ricostruzione falsa e offensiva che è stata fatta». L'ex segretario di Stato ha affermato che non ha «mai consegnato nessuna 'velina' su Boffo a chicchessia, né tanto meno è stato all'origine di tale fatto».Ha spiegato anche che «dell'incresciosa vicenda dell'ex direttore di Avvenire ha appreso dai mass media». «Per questo nuovo e ingiustificato attacco alla sua persona», il cardinale Bertone «si riserva di adire le vie legali».
SANTANCHÈ: «SQUALLIDI PETTEGOLEZZI». Stessa linea adottata pure da Daniela Santanchè, secondo cui «quello che leggo è frutto di supposizioni maligne e squallidi pettegolezzi che mi sorprende vengano accreditati da un giornalista autorevole. Non capisco a che titolo io venga chiamata in causa in una vicenda che non conosco e che ho appreso dalla lettura dei giornali. Ovviamente mi riservo di tutelare la mia immagine in ogni sede».
Giovedì, 03 Luglio 2014
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