M5s: dopo il voto, i parlamentari critici in contatto con Pizzarotti. Nei prossimi giorni in programma un faccia a faccia
"Ma quelli lì ci fanno entrare in aula?". "Perché scusa?". "Perché se io avessi preso i voti loro, oggi non si dovrebbero nemmeno far vedere". Il ritorno a Roma dei parlamentari del Movimento 5 stelle è mesto. "Quelli lì", i deputati del Pd, hanno stampato in faccia il sorriso della vittoria. L'altra metà del cielo prova a esorcizzarlo con l'ironia, ma l'ammissione che il risultato elettorale sia stato tutt'altro che positivo è sulla bocca di tutti.
Il voto ha gettato sale sulle ferite che sembrano cicatrizzate. Al Senato i fuoriusciti hanno ripreso fiato, e si apprestano a formare un nuovo gruppo parlamentare. Alla Camera la situazione è tesa. I più critici mordono il freno, increduli di fronte al tentativo dei più ortodossi di minimizzare la portata del voto. "Grillo e Casaleggio devono assolutamente legittimare ad esistere chi manifesta un'indole un po' più mite - sbotta Tommaso Currò - per iniziare ad avere un dialogo interno".
I talebani da quell'orecchio non ci sentono. Giuseppe Brescia, il capogruppo alla Camera, ha invitato tramite mail al silenzio fino a quando non si stabilirà una linea comune in assemblea congiunta. Domani si dovrebbero vedere i deputati, dopodomani i senatori, ma la plenaria è stata rinviata non a caso a martedì o mercoledì della settimana prossima. Al Senato l'apertura alle riforme di Matteo Renzi è stata respinta al mittente. Domani scadono i termini per la presentazione degli emendamenti, e i senatori sono stati invitati a non fare nessuna apertura alle proposte del governo. Basso profilo anche con la televisione. Dopo un'overdose di piccolo schermo, i parlamentari diraderanno le loro apparizioni. Una misura decisa ieri a Milano, per far calmare le acque e evitare scivoloni fino a quando non si sarà messa a punto un'exit strategy. Per il momento è presto, e la gran parte dello staff è proiettatasull'organizzazione dello sbarco degli europarlamentari a Strasburgo.
Per il resto, il "teniamo duro su tutta la linea" non è piaciuto ai più dialoganti della Camera. Che, una volta posati i trolley nelle loro case romane, hanno deciso di vedersi subito, questa sera stessa, per fare il punto. L'obiettivo è scardinare, senza farsi buttare fuori, quel che Currò definisce "un cerchio magico in cui i fedeli servitori di Grillo sono in malafede". "Non è possibile che Grillo abbia ragione da un anno su tutto - continua - perché o è un dio che non si può discutere oppure c'è una paura o una convenienza nel non manifestare mai una propria critica".
Fino ad oggi quest'area (quindici, venti deputati) ha faticato a trovare una linea comune, disperdendo il dissenso nei rivoli dei singoli motivi di malcontento. Il problema della leadership sembra però essere risolto. "In queste ore stiamo sentendo costantemente Federico Pizzarotti - racconta un parlamentare - stiamo cercando di capire insieme a lui cosa fare, come muoverci".
Il sindaco di Parma è stato uno dei pochi ad esporsi: "O facciamo autocritica per crescere o rimarremo relegati all'opposizione", ha scritto su Facebook. Proprio quel che dicono tra di loro gli onorevoli dissenzienti, che sembrano aver trovato in Pizzarotti una figura capace di coagulare le monadi dell'universo critico del M5s.
È in programma un incontro, forse già nei prossimi giorni. Voci impazzite danno il primo cittadino in arrivo a Roma già in queste ore. Se una data per il confronto de visu ancora non è stata fissata, resta fermo il fatto che il filo diretto è stato stabilito. Forse Beppe Grillo non verrà direttamente messo sul banco degli imputati, ma da quelle parti si vuole un'assunzione di responsabilità più netta. Un po' quello che chiede anche Pizzarotti. Spiega un deputato: "Sì, stiamo organizzando di vederci con lui. Ma che male c'è? Lui ha sempre incontrato tutti".
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